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Il futuro tecnumano secondo Benanti, Invidia e Schiavone

generazione z, artificiale

Algoritmi, intelligenza artificiale, futuro del lavoro e profilo etico. Sono stati questi i temi affrontati nel corso dell’incontro organizzato dal parlamentare 5 Stelle Niccolò Invidia ieri, mercoledì 6 marzo, dal titolo “Verso il Futuro Tecnumano: ripensare l’evoluzione nell’epoca dell’accelerazione tecnologica”.

CHI HA PARTECIPATO

Dopo l’introduzione di Federico D’Incà, Questore della Camera e Niccolò Invidia, membro della Commissione Lavoro e dell’Intergruppo Innovazione, sono intervenuti il professor Aldo Schiavone e il professor Paolo Benanti, membro della task force su intelligenza artificiale promossa dall’Agenzia per l’Italia Digitale e dalla presidenza del Consiglio dei ministri.

DI COSA SI È DISCUSSO

Tutti i partecipanti hanno convenuto riguardo la necessità di “ripensare l’evoluzione umana nell’epoca dell’accelerazione tecnologica”. La diffusione esponenziale e l’evoluzione fulminea delle nuove tecnologie stanno gradualmente, ma radicalmente, cambiando il lavoro, l’economia, le gerarchie della nostra società e non in ultimo lo stesso essere umano. Le biotecnologie, le nanotecnologie, la robotica, i big data e l’intelligenza artificiale, portano nell’agenda politica degli Stati delle fondamentali questioni etico-morali che i legislatori saranno obbligati ad affrontare. Queste sono state alcune delle domande che l’evento si prefiggeva di affrontare. Il dibattito si è concentrato sulle condizioni per una rivoluzione tecnoumana, le sfide legislative e i rischi.

IL RUOLO DEL PARLAMENTO

Secondo D’Inca il tema del futuro tecnoumano “assumerà valenza parlamentare per poter capire fin dove l’uomo rimane uomo e dove l’uomo diventa tecnouomo”. Ecco perché assumerà importanza poter legiferare e capire al meglio questo passaggio e avere l’etica corrispondente a questo passaggio. Ed ecco ancora perché, per il questore, il ruolo del Parlamento diventerà sempre più centrale, in questa ricerca di normative che possono essere applicate. “Dovere del legislatore è – infatti – capire come possono essere normati gli algoritmi e i codici e come possono essere gestiti in chiave etica. Il futuro ha bisogno di strumenti per capire quali sono le informazioni importanti, facendo attenzione alle fake news e alla gestione dei dati in rispetto della privacy. Importante sarà poi il rapporto con il lavoro, il 70/80% delle professioni attuali potrebbero scomparire. Bisognerà gestire questi cambiamenti”.

IL FUTURO TECNOUMANO

Invidia, ideatore e promotore dell’iniziativa si è detto orgoglioso di poter portare avanti alla Camera questo tipo di temi. “Il nostro obiettivo era quello di parlare in modo sistematico dell’argomento qui alla Camera, introdurlo nel dibattito pubblico e sensibilizzare le istituzioni non al futuro ma al futuro anteriore”. Infine, ha aggiunto che sarà lanciata una catena di incontri, partendo dall’evento di ieri, per coprire a 360 gradi il concetto di tecnoumano, dalle disuguaglianze economiche alla sanità, dando una casa istituzionale a questi argomenti. “Se è vero che il futuro si è fatto presente, è anche vero che dietro l’angolo c’è un futuro che deve ancora manifestarsi e che è talmente impattante da meritare le nostre attenzioni” ha sottolineato. “Se oggi parliamo di fintech, gig economy, smart working, domani dovremo normare la biologia sintetica, i quantum computers, il brain uploading. Presto dovremo chiederci che cosa sia l’uomo, cosa sia la vita stessa e la politica dovrà trovare l’onore e l’onere di dare delle risposte – che speriamo siano quelle giuste – per non finire in una distopia. […] Se è vero che ogni rivoluzione industriale ha portato con sé la fine di alcune ideologie e la nascita di altre, dobbiamo domandarci cosa porterà con sé la quarta e cosa comporterà per la democrazia rappresentativa e al concetto di voto”.

LA VERSIONE DI BENANTI

Dal discorso di Benanti è emerso come il tema del tecnoumanesimo sia sfidante sotto tre profili. Sebbene la tecnologia condizioni da sempre l’essere umano – e questa è la condizione che potremmo definire “tecnoumana” – oggi per la prima volta abbiamo macchine che potremmo definire in maniera provocativa “sapiens” – in grado cioè di surrogare le decisioni e le azioni, prima competenze esclusive dell’uomo, attraverso lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dei sistemi cognitivi. Di contro, abbiamo anche un’altra frontiera d’innovazione: se da secoli siamo abituati a considerare la realtà come fatta da “naturale” e “artificiale”, oggi conosciamo un nuovo elemento, il sintetico – simbolo ne è il diamante – oggi tendenza globale, come il cibo (ha già aperto a Bologna il primo ristorante che serve carne sintetica). La psicologia evoluzionista – ha aggiunto Benanti – ci dice che anche le emozioni sono di fatto algoritmi biologici per portare alla sopravvivenza della specie. Anche trovare l’amore oggi è spiegato meglio da un algoritmo in una app chiamata Tinder che non dal nostro esperire quotidiano. Allora dovremo chiederci se gli algoritmi che gestiranno le parti più importanti della nostra vita possono essere di natura oracolare – come erano gli oracoli degli dei nell’antichità – se possiamo adattarci ad un’esistenza di macchine che diranno sì o no o che dovranno rendere conto del sì o no che ci indicano. Ultima istanza, tutto questo cambia anche l’orizzonte del nostro vivere sociale e politico, “anche la democrazia diventa nient’altro che un algoritmo che richiede alcuni tempi per arrivare a un parere condiviso all’interno di un gruppo più ampio”. L’algoritmo diventa quindi un nuovo soggetto sociale, che andrà regolato, normato e legiferato.

TIMORI E SPERANZE

Voce più critica quella di Aldo Schiavone secondo cui in questi anni la politica ha subito una fortissima perdita di futuro, caduta di visione, in tutto l’Occidente e sia necessario ricostruire un rapporto forte col futuro, presente invece nella vecchia politica. “La rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo oggi” – ha dichiarato il professore – “è ancora più intensa di quanto fu la rivoluzione industriale e il vortice che si apre sul futuro è impressionante”. I grandi assi della rivoluzione tecnologica possono essere individuati, secondo lui, in 4 linee di evoluzione: l’informazione e comunicazione in termini di connessione (cose/persone), l’intelligenza artificiale, la bioingegneria e la trasformazione del lavoro. Il lavoro, infatti, centrale nella modernità dell’Occidente, oggi è finita. “Cambia il rapporto tra formazione e lavoro, e il lavoro richiederà carichi di informazioni e formazione che comporteranno cicli formativi continui che imporranno un rapporto diverso tra scuola, università, formazione e lavoro. I processi di formazione dovranno diventare – in conclusione, per Schiavone – il centro di qualsiasi politica che guardi al futuro”.


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