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Terre risanate dall’inquinamento. Micillo spinge le bonifiche

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Lui che nella terra dei fuochi ci è nato, prova a non dare niente per scontato, conoscendo il disastro ambientale che l’uomo può essere in grado di fare. Il sottosegretario all’Ambiente Salvatore Micillo – che da anni porta avanti un impegno specifico per risanare quelle terre avvelenate e che ha firmato la legge che introduce gli ecoreati nel codice penale – guarda ora al futuro, allo sviluppo ancorché sostenibile, e alle aziende piccole e grandi che riescono a far respirare le persone.

Contro il menefreghismo ambientale, spiega Micillo, bisogna recuperare e bonificare quelle aree. Agire per salvaguardare il territorio, l’ambiente, è poi quello che il Capo dello Stato ha sollecitato ricordando la necessità di una “ricostruzione sostenibile” dalle aree sfregiate dal maltempo nell’autunno scorso: “Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello globale. Il territorio del nostro Paese è fragile”.

E di aree schiacciate dall’incuria in Italia ce ne sono ancora troppe. Parliamo di Siti di interesse nazionale (i così detti Sin), che tagliano in modo trasversale il Paese: da Porto Marghera all’area orientale di Napoli, da Gela- Priolo a Brindisi e Taranto, da Casale Monferrato a Sesto San Giovanni, da Porto Torres al bacino della valle del Sacco.

Secondo Micillo però l’Italia è uno dei Paesi leader a livello mondiale nello sviluppo delle nuove tecnologie per la bonifica dei siti contaminati; cosa che, attraverso adeguati strumenti normativi, permetterebbe di raggiungere sia l’obiettivo della protezione ambientale sia di promuovere lo sviluppo economico e il recupero delle risorse, e soprattutto la salute della popolazione.

“Il tema delle bonifiche – osserva Micillo – è centrale nell’azione di governo. Il ministero dell’Ambiente lavorerà per abbattere i costi delle operazioni di bonifica e per snellire ulteriormente l’iter burocratico e accelerare i tempi degli interventi”.

I numeri delle bonifiche ci dicono che dal 2001 a oggi le risorse complessive stanziate dal ministero per gli interventi di bonifica di competenza pubblica nella quarantina di Sin, circa 170 mila ettari totali, ammontano a oltre 2,25 miliardi di euro: 536 milioni di euro tra il 2001 e il 2006; 1,8 miliardi dal 2006 a oggi. Inoltre bisogna tener presente che il Fondo sviluppo e coesione per il periodo che va dal 2014 al 2020 ha destinato 1,9 miliardi di euro al Piano operativo per l’ambiente.

Se da un lato però il lavoro dello Stato ha un suo iter, dall’altro bisogna guardare anche la fase attuativa delle bonifiche che è di competenza degli operatori, e che – avverte Micillo – “necessita di un’accelerazione da parte del settore, cui deve corrispondere una puntuale attività di controllo da parte della Pubblica amministrazione sull’efficacia degli interventi; un’attività di controllo da potenziare, e sulla quale il ministero sta lavorando, pensando anche eventualmente ad un accentramento”.

In ogni caso il primo punto da cui partire – spiega – è la “prevenzione”: su questo “il governo sta predisponendo misure per il rafforzamento di determinati strumenti, anche di repressione degli illeciti ambientali”, come per esempio “l’inasprimento delle sanzioni” con particolare riguardo alla “combustione illecita dei rifiuti”, ormai dilagante in alcuni tipi di impianti da nord a sud del Paese.

Insomma “oggi c’è un impulso maggiore del governo a completare gli interventi di bonifica nei Sin rispetto al passato”, cosa che troverà uno sbocco naturale nel decreto ‘Terra mia’: un provvedimento ad hoc che punta al coinvolgimento sia degli enti territoriali che degli organi con funzioni di monitoraggio, come l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e la rete delle agenzie ambientali.

“Protezione ambientale, sviluppo e innovazione, tutto deve tenersi insieme – conclude Micillo – con un comune obiettivo, quello di restituire ai cittadini spazi, ritenuti finora persi, del loro territorio”.

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