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Non solo Hamas, la minaccia per Israele è l’Iran. Parla Panella

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Dalla presa di posizione di Donald Trump per il riconoscimento della sovranità israeliana sulle alture del Golan alle ripercussioni geopolitiche di tale decisione, la miccia incandescente del conflitto prevale sulle tregue tra Hamas e Israele. Da ieri sera circa cento razzi provenienti da Gaza si sono abbattuti in territorio israeliano. “Non si può affrontare la questione su basi astratte o di criteri di politiche e diritti internazionali: Israele è sotto minaccia diretta ed esplicita di un Stato, l’Iran, che continua a proclamare di volerlo distruggere e che grazie agli errori dell’amministrazione Obama è riuscito a portare a ridosso di Israele una minaccia militare mai vista”. Così Carlo Panella, giornalista e scrittore di lungo corso ha affermato in una conversazione con Formiche.net.

E se anche la Cina si è detta contraria ad azioni unilaterali sul cambio di status del Golan, con il rischio di un’escalation delle tensioni regionali, il premier Benjamin Netanyahu, di ritorno da Washington ha lanciato un messaggio chiaro nei confronti di Hamas: “Deve sapere che non esiteremo ad entrare e fare tutti i passi necessari collegati ai bisogni di sicurezza di Israele”.

Una sua opinione sul riconoscimento della sovranità di Israele sulle alture del Golan da parte di Trump?

È un dato di fatto che senza l’annessione di quella regione Israele è, questo momento, pericolosamente esposta. Non tanto all’esercito siriano, che non esiste più, ma alla evidente e pericolosa pressione di diecimila tra pasdaran e hezbolla iraniani e libanesi , che stanno trasformando la Siria in un avamposto militare e missilistico contro Israele.

Come vede, invece, la situazione all’interno dell’enclave palestinese?

È una situazione demenziale, pazzesca e pericolosissima. Come lo è, d’altronde, dal 2006. Gaza lasciata da Ariel Sharon era un Paese in via di sviluppo, pieno di fattorie modernissime e di possibilità di diventare un centro di sviluppo formidabile. Hamas e l’Iran lo hanno trasformato in una base missilistica e di contrabbando e questo naturalmente ha affamato la popolazione, anche perché l’economia di Gaza di basa unicamente sugli aiuti dell’Iran e dell’economia illegale. Questo ha innescato una situazione pazzesca, come è pazzesco e vergognoso l’atteggiamento della stampa mondiale che peraltro continua a dimenticare che la ragione fondamentale dell’insuccesso della causa palestinese è il fatto che Hamas e l’Anp (l’Autorità nazionale palestinese ndr) si sparano gli uni addosso agli altri, come hanno sempre fatto dal 1936 in poi.

Il Red Alert dalle nove di ieri sera a mezzanotte ha contato circa cento razzi provenienti da Gaza contro Israele. In che modo secondo lei questa esclation potrà influire delle elezioni del nove aprile?

È molto difficile interpretare i ragionamenti dell’opinione pubblica israeliana. C’è chi sostiene, ma io non sono d’accordo, che Hamas ha fatto un piacere a Netanyahu e chi sostiene, e io sono tra questi, che gli avversari di Netanyahu, sono questa volta il meglio di quanto ha espresso l’Idf  dell’esercito israeliano. Gantz e Lapid hanno molte più carte di credito da spendere per quanto riguarda la sicurezza degli israeliani di quanto non abbia Netanyahu.

Netanyahu è stato accusato dai suoi alleati di essere stato troppo moderato nei confronti di Hamas. Quanto pesano queste accuse in ottica elettorale?

Netanyahu ha sempre dimostrato di non sapere, o di non voler fare la pace con i palestinesi. Ma anche, drammaticamente, di non saper vincere la guerra. Questi ha sempre fatto un calcolo cinico di non schiacciare la forza militare e il pericolo di Hamas e di usarla anche per scopi di politica interna. E il fatto che sia cascato un missile da Gaza su una abitazione di civili, poco a nord di Tel Aviv, non intercettato da Iron Dome è di una gravità politica enorme. Però questo nell’anima profonda dell’opinione pubblica israeliana è difficile da interpretare e capire se non ex post.

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