Nicolás Maduro è alla ricerca di un capro espiatorio; un responsabile del caos nel quale è sprofondato il Paese dal 7 marzo, con il blackout più lungo ed esteso della storia del Venezuela.
Da ieri sera, le autorità hanno individuato come colpevoli del collasso del sistema elettrico nazionale ad un giovane giornalista e noto difensore dei diritti umani, Luis Carlos Díaz e… il presidente ad interim e leader dell’opposizione, Juan Guaidó.
Il regime venezuelano ha annunciato l’apertura di un processo penale contro Guaidó e Díaz per avere orchestrato una serie di cyber-attacchi contro la rete elettrica venezuelana. Maduro sostiene che si è trattato di un sabotaggio ma non sono ancora state presentate le evidenze.
Secondo Tarek William Saab, capo del Pubblico ministero, tra le prove della responsabilità di Guaidó c’è un tweet, pubblicato poco dopo il blackout, in cui il presidente ad interim sostiene che “Venezuela è certa che la luce arriva con la fine dell’usurpazione (di Maduro)”. Inoltre, Guaidó è accusato di incitare alla violenza attraverso i social network. Da fine gennaio, Guaidó è accusato di atti violenti, per cui ha il divieto di uscire dal Paese e ha bloccati conti e attivi.
“Il servizio di intelligence di Maduro – si legge sul The New York Times – ha arrestato arbitrariamente per ore ad un riconosciuto giornalista, Luis Carlos Díaz, dopo la circolazione di un video editato per fare credere Díaz parlava del blackout elettrico prima che accadesse; nella registrazione originale, il giornalista discuteva in realtà su che cosa poteva succedere se il governo bloccava l’accesso ad internet”. Il sequestro di Díaz è accaduto mentre una missione del Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite era presente in Venezuela. Anche lui ha il divieto di uscire dal Paese e non può rilasciare dichiarazioni.
Dopo mesi di silenzio sul Venezuela, l’Alta Commissaria per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, ha scritto su Twitter: “Sono profondamente preoccupata per il presunto arresto del famoso giornalista Luis Carlos Díaz da parte dei servizi di intelligence venezuelani, e per il suo benessere. La missione tecnica dell’Onu, che si trova a Caracas, ha chiesto alle autorità l’accesso urgente per vedere Díaz”.
Per l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione europea, Federica Mogherini, la crisi del Venezuela deve essere risolta in maniera “politica, oltre che pacifica e democratica. Nessun intervento militare, dall’interno o dall’esterno del paese, è accettabile per noi”. Durante il suo intervento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha detto che crede “che un’iniziativa internazionale possa aiutare a costruire una via d’uscita pacifica e democratica dalla crisi. Per questo motivo, abbiamo creato un gruppo di contatto internazionale con paesi europei e latinoamericani, in modo da contribuire a creare le condizioni per un processo politico che porti ad elezioni presidenziali libere ed eque, in conformità con le norme internazionali e la Costituzione venezuelana”.
Nel frattempo, i venezuelani sono ancora al buio in molti stati e il servizio dell’acqua non si è ancora normalizzato. Ieri sera si sono registrati saccheggi all’ovest del Paese.