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Missioni, investimenti e piano europeo. I temi sul tavolo del Consiglio supremo di Difesa

Il Presidente della Repubblica prende le redini della Difesa nazionale. In attesa che il piano del governo per le missioni internazionali arrivi in Parlamento, il capo della Stato Sergio Mattarella ha convocato per domani pomeriggio una nuova riunione del Consiglio supremo di Difesa. Nelle ore delicate per l’esecutivo targato Giuseppe Conte, alle prese con il dossier Tav, tornano nelle mani dei vertici dei dicasteri coinvolti i temi caldi della Difesa, che vanno dalle intenzioni sull’impegno in Afghanistan agli investimenti da destinare a un settore strategico per il sistema-Paese.

I TEMI SUL TAVOLO

Al Quirinale, insieme al presidente del Consiglio arriveranno i due vice premier, ministri di Interno e Sviluppo economico, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i colleghi di Esteri Enzo Moavero Milanesi, Difesa Elisabetta Trenta ed Economia Giovanni Tria. Per il generale Enzo Vecciarelli sarà una prima volta, dopo aver ereditato da Claudio Graziano il ruolo di capo di Stato maggiore della Difesa lo scorso novembre. Come da prassi, parteciperanno anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e il segretario del Consiglio Supremo di Difesa Rolando Mosca Moschini. L’ordine del giorno prevede un punto “sulle principali aree di crisi”, comprese le “prospettive dell’impegno italiano nei diversi teatri” in attesa che il pacchetto missioni per il 2019 arrivi alle Camere. Poi, si parlerà dei “possibili sviluppi di natura strategico-militare in ambito Alleanza Atlantica e Unione europea”, per chiudere con un “aggiornamento sul processo di riforma e modernizzazione dello strumento militare nazionale, anche riguardo ai programmi di investimento”.

IL DOSSIER LIBICO

Nella precedente riunione, a ottobre, al primo posto dell’ordine del giorno c’era il complesso dossier libico in vista della successiva conferenza di Palermo. La questione pare oggi più complessa di prima, ma l’Italia non è per nulla intenzionata a perdere il ruolo di leadership (che ha su tutto il Mediterraneo) riconosciuto da alleati e partner, in primis dagli Stati Uniti. Proprio dagli Usa arriva un sostegno importante all’azione italiana, ulteriormente consolidato dalla recente missione americana del sottosegretario Giorgetti. D’altra parte, con ogni probabilità la Libia sarà ancora sul tavolo del Consiglio supremo di Difesa, con una particolare attenzione al nuovo round di negoziati che la prossima settimana vedrà faccia a faccia il presidente libico Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar.

RITIRO DALL’AFGHANISTAN?

Rispetto a ottobre però, un altro impegno all’estero è entrato nel vortice del dibattito politico e militare: l’Afghanistan. Ha fatto discutere alcune settimane fa l’annuncio del ministro Elisabetta Trenta circa l’avvio di uno studio di pianificazione su un eventuale ritiro italiano, affidato al Comando operativo di vertice interforze (Coi). Sebbene ci potrebbero volere anni, la prospettiva sembra più che concreta data l’intenzione dell’amministrazione Trump di ridurre l’impegno Usa, legata soprattutto ai negoziati con i talebani sul processo di pace. La scorsa settimana, il New York Times ha rivelato il piano che il Pentagono è pronto a offrire ai talebani in cambio della pacificazione: cinque anni per il ritiro completo degli americani e delle forze alleate, con un dimezzamento della presenza Usa (per circa 7mila soldati) nel giro di qualche mese. La parola d’ordine in ogni caso è “concertazione”. Nessun ritiro (né statunitense, né italiano) avverrà senza che sia deciso insieme agli alleati. La stessa Trenta lo ha ribadito più volte, ed è più che probabile che la stessa linea sia confermata anche nel Consiglio supremo di Difesa.

LA PARTITA EUROPEA…

Al Quirinale si parlerà poi di Nato e Unione europea. Per l’Alleanza Atlantica, l’Italia è fortemente intenzionata a mantenere il focus della propria azione sul fronte sud, una proiezione su cui (non senza fatica) è riuscita a convincere gli alleati. A luglio, durante il Summit di Bruxelles, a tal proposito è stato dichiarato pienamente operativo l’Hub per il Sud di Napoli. Decisamente più intricata appare invece la partita europea. La strada per la Difesa comune è spianata, con il progetto di Bruxelles pronto a prendere la forma di un Fondo (l’Edf) da 13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. La sfida per l’Italia si chiama “asse franco-tedesco”. Che la firma del Trattato di Aquisgrana tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron sia arrivata nel momento più basso dei rapporti tra Roma e Parigi non ha certo alimentato pensieri positivi per le aspettative italiane.

…E LA STRADA DA INTRAPRENDERE

Le ambizioni di tedeschi e francesi nel campo della difesa sono ben note, più che evidenti nel progetto di costruire insieme il caccia europeo del futuro, l’Fcas. Certo, pur difendendo i propri interessi, l’Italia non può pensare di tagliare i ponti con i due principali Paesi dell’Ue, soprattutto in un campo che ha preso la strada dell’integrazione. La strada in questo senso è stata indicata proprio dal presidente Mattarella, che ha avuto un ruolo decisivo nel riavvicinare Roma e Parigi dopo i giorni critici che avevano visto il pesante ritiro dell’ambasciatore francese.

LA QUESTIONE DEGLI INVESTIMENTI

La partita europea si collega all’ultimo punto all’ordine del giorno per la riunione di domani: “Aggiornamento sul processo di riforma e modernizzazione dello strumento militare nazionale, anche riguardo ai programmi di investimento”. Rispetto alla convocazione per la riunione di ottobre, la novità maggiore riguarda proprio il focus sugli investimenti, con le ormai note preoccupazioni di esperti e addetti ai lavori per un budget che appare risicato. D’altra parte, osservando il bilancio del ministero della Difesa la situazione non sembra incoraggiante, sebbene nel complesso salga a 21,4 miliardi (+2,2%). La voce “Investimento” della Funzione Difesa cala, infatti, di quasi il 19%, passando a 1,9 miliardi di euro dai 2,3 dell’anno scorso. A risentirne è proprio l’ammodernamento e il rinnovamento dello strumento militare, su cui bisogna poi considerare anche l’impatto degli accantonamenti previsti per i due fronti Mise e Difesa. Pure su questo è chiamato a esprimersi il Consiglio supremo, che probabilmente non mancherà (come in passato) di evidenziare l’esigenza della giusta attenzione per la difesa e la sicurezza nazionale.

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