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La partita (ancora) aperta su Orban e il Ppe. L’analisi di Villafranca (Ispi)

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La storia tra il premier ungherese Viktor Orban e il Partito popolare europeo attraverso un altro capitolo; quello di un divorzio parziale, un “periodo di riflessione”, si direbbe in una coppia.

La “soluzione concordata” della sospensione di Fidesz, il partito di Orban, dal Partito popolare europeo, sarebbe in realtà un compromesso per mantenere l’unità del Ppe e permettere allo stesso Orban di restare nel suo seno, secondo la versione di una delle parti, il premier ungherese: “Siamo stati attaccati da alcuni partiti nazionali membri del Ppe, ma io credo che sia interesse sia del Ppe che di Fidesz mantenere l’unità del Partito europeo. Orban ha aggiunto che “se non ci fosse stato questo compromesso appoggiato dalla maggioranza, che non voleva che ce ne andassimo, noi avremmo lasciato il Ppe stasera stessa, avevo già pronta la lettera. Ma se poi alle europee vinceremo con larga maggioranza sarebbe buffo poi espellere un partito così forte dal Ppe”.

Per il leader del Ppe, Manfred Weber, la misura di sospensione invece è molto chiara: “Abbiamo deciso di sospendere Fidesz dal partito, non potrà votare, non parteciperà alle riunioni e non avrà più influenza sul processo decisionale, questo durerà fino a quando non ci sarà un chiarimento la fiducia sarà ristabilita”.

La partita quindi resta aperta, come ha spiegato Antonio Villafranca, coordinatore della ricerca dell’Ispi e co-responsabile del Centro Europa e Governance globale: “Difficile parlare di vittoria per il Ppe o per Orban, dato che Fidesz è stato al momento ‘soltanto’ sospeso dal diritto di voto nel Ppe […] Certamente le pressioni sui popolari, sia all’interno che all’esterno del partito, erano talmente forti che una qualche forma di sanzione verso Orban sembrava inevitabile”.

Come leggere dunque la sospensione? “Come il tentativo di spingere Orban a ‘normalizzare’ i toni della sua campagna elettorale più che a risolvere la vera questione: la compatibilità o meno di Fidesz con le posizioni e i principi ispiratori del Ppe. D’altra parte al momento Orban e Ppe sembrano avere bisogno l’uno dell’altro: Orban, per rimanere all’interno del principale gruppo politico del Parlamento europeo; il Ppe per evitare di perdere i seggi di Fidesz”.

Per Villafranca non è una novità che le voci più filoeuropee all’interno del Ppe non vedano di buon occhio la presenza di Fidesz nel gruppo non è una novità: “La dirigenza del partito – o almeno quella a guida Manfred Weber – ha comunque interpretato il Ppe più come una ‘grande tenda’ sotto cui ospitare le diverse anime dei popolari europei. Weber, dunque, sta tentando di tenere Orban vicino a sé, provando così a fargli smorzare i toni in campagna elettorale ed evitando che uscendo dal Ppe Fidesz vada a ingrossare le fila dei sovranisti/euroscettici”.

“Alcuni esponenti dei popolari sono preoccupati del fatto che il non essere riusciti a risolvere, ma solo a rimandare, la questione ungherese possa ritorcersi contro il Ppe attraverso un danno di immagine e credibilità – ha aggiunto il ricercatore -. Ma è difficile affermare al momento se questa percezione verrà in effetti condivisa o meno dagli elettori del Ppe”.

Qualcuno nel Ppe è convinto che avere qualche voce più chiaramente euroscettica e sovranista possa aiutare ad attirare gli elettori più conservatori e critici verso Bruxelles, ma secondo Villafranca “resta comunque il dubbio che inseguire i sovranisti sul loro terreno possa, alla fine, rivelarsi controproducente”.

Con l’insediamento del nuovo Parlamento europeo arriverà l’epilogo delle tensioni tra Orban e il Ppe, ponendo fine alle divisioni all’interno del Ppe? Villafranca crede che tutto dipenderà dal risultato elettorale delle elezioni europee: “Va comunque considerato che probabilmente socialisti e popolari non avranno la maggioranza nel Parlamento e che sarà necessario allargare ulteriormente la ‘grande coalizione’ includendo l’Alde e/o i verdi. Un quadro politico quindi più complesso dell’attuale in cui si potrebbe soprassedere sulla questione ungherese per contrastare l’ascesa dei nazionalisti/populisti. Ma potrebbe anche presentarsi uno scenario in cui proprio l’allargamento della ‘grande coalizione’ veda moltiplicate le richieste di resa dei conti su Fidesz”.

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