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Armi ipersoniche e scudi spaziali. Le indiscrezioni sul nuovo budget del Pentagono

Non si conoscono i numeri precisi (forse saranno 733 miliardi), ma l’obiettivo è ben noto: modernizzare lo strumento militare americano puntando su tecnologie all’avanguardia. Donald Trump si prepara a presentare alle Camere la richiesta per il bilancio federale del prossimo anno, su cui i democratici già promettono battaglia. Per il dipartimento alla Difesa dovrebbero arrivare più risorse rispetto agli scorsi anni, anche se le incertezze sono maggiori. Più chiaro appare invece il trend, tutto rivolto alla guerra del futuro, dai droni alle armi ipersoniche, dallo spazio all’intelligenza artificiale.

L’OSCILLAZIONE DELLA PRESIDENZA TRUMP

C’è grande attesa per l’approdo a Capitol Hill della richiesta del Pentagono sul budget per il 2020. Più degli anni scorsi, in cui era abbastanza scontata la spinta della presidenza Trump per un incremento del bilancio della Difesa, c’è incertezza sui numeri che arriveranno al Parlamento. Difatti, lo stesso presidente ha mantenuto nei mesi scorsi una certa cautela su un nuovo aumento del budget militare, che parte dalla cifra record di 716 miliardi di dollari per il 2019, e di 700 per il 2018. Il dialogo con la Corea del Nord (in cima alle minacce lo scorso anno), le prospettive di ritiro da diversi teatri e il focus sulla homeland security (a partire dal muro con il Messico), hanno alimentato i timori del settore Difesa. A dicembre, il presidente era stato addirittura accusato di pacifismo quando, rivolgendosi a Vladimir Putin e Xi Jinping, aveva proposto “un significativo freno a ciò che è diventata un’enorme e incontrollata corsa agli armamenti”, definendo “crazy” la cifra di 716 miliardi prevista per quest’anno.

VERSO UNA RICHIESTA DA 750 MILIARDI?

Eppure, le oscillazioni del presidente potrebbero non influire troppo sullo strutturato sistema della Difesa americana, fatta di pesi e contrappesi che assicurano continuità e certezza programmatica. Non a caso, sempre a dicembre, l’informato sito Politico aveva raccontato l’incontro alla Casa Bianca il presidente, l’ormai ex capo del Pentagono James Mattis e i presidenti repubblicani delle commissioni Armed Service di Camera e Senato, Mac Thornberry e Jim Inhofe. Dopo i tentennamenti iniziali, Trump avrebbe acconsentito a una richiesta da 750 miliardi di dollari da presentare a Capitol Hill nella speranza di mantenere un bilancio di almeno 733 miliardi nel corso dell’iter parlamentare, cifra preventivata lo scorso anno nella previsione per il 2020. Come ricostruito dall’autorevole Center for strategic and international studies (Csisi) il “budget 050” potrebbe prevedere una richiesta di 650 miliardi per il Pentagono, 70 per lo operazioni oltreoceano (Oco) e 30 per le attività di altri dipartimenti e agenzie legate alla Difesa. Per raggiungere tali quote sarà necessario derogare ancora una volta le sequestration previste dal Budget Control Act (Bca) del 2011, che fissa per il 2020 un limite di 576 miliardi, in cui però non rientrano le operazioni oltreoceano. A seconda di come verrà ripartito il bilancio per la Difesa (alcuni si aspettano una riduzione delle Oco a favore del budget di base), si lavorerà sull’incremento della soglia prevista dal Bca, con un percorso parlamentare che comunque non è del tutto scontato.

LA SPINTA A RICERCA E SVILUPPO

A parte le cifre, è possibile comunque prevedere alcuni settori su cui si concentreranno le richieste di finanziamenti. Oltre i documenti strategici svelati nel corso degli ultimi mesi (dalla National Defense Strategy fino alla Missile Defense Review, passando per la Nuclear Posture Review), sono arrivate ieri le indiscrezioni di Bloomberg, secondo cui per Ricerca e sviluppo di nuovi armamenti sarà sforata (per la prima volta nella storia del Pentagono) la cifra di 100 miliardi di dollari, fino a 104, circa 9 in più rispetto a quanto previsto per il 2019. La richiesta riguarderà in particolare gli sforzi in tecnologie all’avanguardia come armi ipersoniche – su cui gli Usa soffrono il gap accumulato nei confronti di Russia e Cina – e armamenti spaziali. Il segretario alla Difesa pro tempore Patrick Shanahan non ha confermato né smentito le cifre, pur ribadendo le linee già esplicitate nei documenti strategici. “Credo che vedremo molti più dollari per lo spazio”, ha detto.

IL CONTESTO STRATEGICO

D’altra parte, i documenti presentati dall’amministrazione indicano con chiarezza l’esigenza di un ammodernamento costante e complessivo dello strumento militare Usa, necessario per far fronte alle crescenti sfide internazionali, da quelle macro con Russia e Cina, a quelle regionali, come Iran e Corea del Nord (con cui il dialogo non permette di abbassare la guardia). “Ora si tratta davvero di fare delle scelte strategiche”, ha spiegato Shanahan riferendosi al budget. Il bilancio per la difesa sarà in tal senso “un capolavoro” che rifletterà priorità e iniziative già note, su cui lo stesso Congresso si è mostrato particolarmente attento. Nel National defense authorization act (Ndaa) per il 2019, da Capitol Hill erano arrivate indicazioni precise al Pentagono, compresa la richiesta di puntare su potenti armi laser, da montare su droni, per colpire le minacce balistiche nella fase iniziale del loro volo. C’era poi l’invito a creare un’infrastruttura extra-atmosferica di sensori (per individuare le minacce) e di intercettori (per neutralizzarle), a cui la Review missilistica aveva aggiunto l’idea di dotare gli avanzati F-35 con intercettori per missili balistici.

IL CAPITOLO DELL’IPERSONICO

Poi, appare ormai scontato il focus sulla missilistica ipersonica. Da tempo esperti e addetti ai lavori statunitensi hanno espresso preoccupazione per i ritardi accumulati rispetto all’attivismo che Russia e Cina hanno mostrato sui sistemi d’offesa, a partire dai nuovissimi veicoli a planata ipersonica (Hgv) che i due competitor affermano di aver già testato con successo. La Difesa Usa si è attivata da tempo, invitando tutte le maggiori industrie americane ad avanzare progetti. Lo scorso martedì è arrivato l’ultimo contratto (da oltre 63 milioni) assegnato dalla Darpa, l’agenzia impegnata in ricerca militare avanzata, a Raytheon per sviluppare un Hgv tattico, capace di superare l’atmosfera e rientrarvi a velocità ipersonica cambiando traiettoria pur restando manovrabile; praticamente imprendibile da ogni sistema di difesa attuale.

I CONTRATTI

Tra aprile e agosto, Lockheed Martin si è vista assegnare dal Pentagono un doppio contratto (da 928 e 450 milioni di dollari) per lo sviluppo di un nuovo sistema di lancio ipersonico, atteso per il 2021, chiamato Hypersonic Conventional Strike Weapon (Hcsw). A fine settembre la Missile defense agency (Mda) ha attribuito a 21 aziende statunitensi finanziamenti (nell’ordine di circa 1 milione di dollari a programma) per ricerca e sviluppo nel campo dei sistemi ipersonici. A Boeing è andato ad esempio il contratto per progettare armi laser in grado di intercettare i missili oltre l’atmosfera, nell’ambito del concept design denominato “Space based hypersonic defender”. Lockheed Martin e Raytheon lavoreranno invece su missili intercettori denominati “SkyFire” e “Valkyrie”, procedendo anche (così come Northrop Grumman e L3 Technologies) su sistemi di difesa “non cinetici” per l’electronic warfare.

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