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Pietro Viola: dopo il telelavoro arriverà il telestudio?

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro. Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com.
Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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“Il successo è un bersaglio mobile” e “Il successo di oggi può essere il peggior nemico del successo di domani” sono due frasi che Pietro Viola ha incorniciato al muro di fronte alla sua scrivania.
“Così ogni giorno, ricordo a me stesso, che non ci si può mai sedere sugli allori – ci dice. – “Una buona idea o un buon prodotto non sono eterni. Ciò che ha prodotto successo per un po’, prima o poi diventa obsoleto; e se non si fa spazio a nuove buone idee e a nuovi buoni prodotti, si rischia di perdere competitività, fino alle estreme conseguenze.”
Classe 1971, commercialista e revisore legale, specializzato in tematiche aziendali, fiscali e tributarie. Componente del Gruppo di Studio sull’Internazionalizzazione delle imprese e delle attività professionali presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti contabili di Palermo, si occupa di business-support e sviluppo di strategie internazionali principalmente focalizzate sul mercato nord-americano. Nella sua qualità di rappresentante per la Sicilia della American Chamber of Commerce in Italy svolge attività di rappresentanza istituzionale. Diversi gli eventi ed i workshops organizzati inerenti il commercio internazionale. Titolare dello Studio Viola Specialisti in Commercio Internazionale, è anche fondatore dell’ufficio di Palermo dello Studio LegAm International per cui svolge attività di consulenza of counsel.

Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Un vero innovatore ha due caratteristiche. La prima è quella di non avere paura dei cambiamenti. La seconda è quella di cercare continuamente nuove idee e/o prodotti che creino, aumentino o proteggano il suo vantaggio competitivo sui concorrenti.

D.Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Mi aspetto più di una innovazione contemporaneamente, in diversi settori. Quello energetico/ambientale: il parco auto andrà verso l’elettrico, e in Cina già si cominciano a consegnare pacchi con i droni. Quello alimentare: la popolazione mondiale è in aumento, e ci si nutre anche in modo sempre più vario con attenzione alle risorse limitate. Le abitudini alimentari dovranno cambiare. E infine, ovviamente, l’elettronica sarà sempre di più protagonista delle nostre vite. Le case si domotizzeranno, mezzi aerei e terrestri faranno a meno dei piloti. Oggi in molti colgono l’opportunità del telelavoro, e in futuro? Il “Telestudio”?

D.Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Orientarla nella direzione giusta. Tutta l’organizzazione, compatta, come l’ago di una bussola che punta al Nord. Bisogna dire che se il target è una innovazione, ci vogliono leader bravissimi, perché le persone, indipendentemente da ruoli ed età, tendono istintivamente a rifiutare i cambiamenti. Proprio a questo si riferisce la frase “Il successo di oggi può essere il peggior nemico del successo di domani”.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Sono tante, ognuna per una motivazione diversa, i miei genitori sempre mio riferimento, un professore che mi ha insegnato ad amare e rispettare il mio lavoro, uno zio, manager di una multinazionale, al quale devo le frasi che ho incorniciato tanto tempo fa e non ultime (last but not least) mia moglie per la sua dedizione e mia figlia per la sua spensieratezza.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Non ho grandi paure. In ambito non lavorativo, la mia più grande speranza è che mia figlia abbia una vita piena e serena. Ma in quello lavorativo, non mi piace avere “speranze” perché sono convinto che bisogna credere nelle cose che si fanno, non sperarci. E se si lavora bene il risultato arriva.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro
R. Identificare, in realtà forse è più corretto darlo come progetto già avviato da un anno, una nuova figura professionale: il Business Innovation Developer (BID) che, propone progetti di internazionalizzazione, definendone le strategie di identità del cliente verso un consapevole accesso ai mercati di sbocco (BID Market Placement) nell’ambito di una collaborazione dinamica di reciproca crescita.
“Abbiamo creato un Dipartimento BID composto da diverse aree d’intervento; ogni area rappresenta una specifica esigenza dell’impresa all’interno di un percorso d’internazionalizzazione fortemente basato sull’innovazione di valore, di processo e tecnologica che il Business Innovation Developer è in grado di soddisfare grazie all’utilizzo delle più innovative metodologie di lavoro.
Il team composto dagli esperti Business Innovation Developers dello studio, rappresenta il motore trainante del percorso BID, grazie alle specifiche competenze dei professionisti che ne fanno parte e soprattutto, alla forte motivazione nel supportare realtà imprenditoriali nei progetti di crescita e/o consolidamento internazionale.
Il nostro cliente è il protagonista del progetto BID, ne condivide la filosofia, contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo, attraverso una partecipazione operativa e strategica.
BID oggi si rivolge al mercato americano e guarda verso un prossimo futuro a Canada e Nord Europa.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Tralascio l’ambito familiare, se no dovrei dirti che niente al mondo mi emoziona più di un saggio di danza di mia figlia. Ma sul lavoro, a emozionarmi sempre è il successo di un mio cliente. E non solo perché il suo successo è anche il mio: ma perché dopo avere creduto insieme a un progetto, e dopo averci lavorato su tanto, la soddisfazione è grande. La cosa che mi fa più arrabbiare? Mah, arrabbiare proprio no, ma di cose che mi fanno irritare sul lavoro ne succedono tante. Ecco sì, una che realmente mi dispiace c’è, ma mi è successo solo una o due volte: se un cliente non si attiene a un programma concordato e fa saltare i piani.


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