Popolo contro élite. Sarà questa la sfida delle prossime elezioni europee. Questo è uno degli spunti emersi nel corso dell’evento Europa sovranista. Quale ruolo per i sovranisti e i conservatori alle europee? organizzato da Nazione Futura. La kermesse ha chiamato i più illustri esponenti della cultura conservatrice italiana a confrontarsi sul presente e sul futuro delle forze sovraniste e conservatrici in Italia e in Europa.
Corrado Ocone, Mario Giordano, Benjamin Harnwell, Paolo Becchi, Laura Tecce, Maria Giovanna Maglie sono solo alcuni degli ospiti riuniti da Francesco Giubilei, presidente dei Nazione Futura, che ha moderato l’ultimo panel che ha avuto come “super ospite” Václav Klaus, ex primo ministro della Repubblica Ceca e padre nobile, ante litteram, del sovranismo europeo.
“Negli ultimi anni ci hanno fatto credere che migrare sia una condizione normale degli esseri umani” – dice l’ex premier ceco nel corso del suo intervento – “invece è normale il contrario, accettare il proprio Paese con tutti i suoi limiti e difetti e costruirsi lì una vita”. Václav Klaus presenta un libro, scritto a quattro mani con Jiri Weigl, già suo collaboratore, dal titolo quasi didattico: “Comprendere l’immigrazione” . “Il nostro libro non si rivolge alla migrazione individuale che è lenta, progressiva, di alto profilo, non distruttiva e non aggressiva” – dice Klaus – “Il testo è dedicato alla migrazione di massa, di centinaia di migliaia di persone da altri Paesi, una migrazione artificialmente stimolata che mina che abitudini e la pace dei Paesi ospiti”.
HARNWELL:”IL GOVERNO GIALLOVERDE È QUELLO CHE BANNON HA SEMPRE SOGNATO: IL SOVRANISMO POPULISTA”
Benjamin Harnwell, fondatore di Dignitatis Humanae Intitute, un think-tank di ispirazione religiosa, nonché braccio destro di Steve Bannon è l’anima cattolica dell’assise sovranista. “Steve Bannon è stato da sempre interessato all’Italia, per la storia, la cultura, le potenzialità, il genio del popolo italiano. Lui è di formazione cattolica e l’Italia è la culla della cristianità nonché snodo fondamentale della cultura giudaico – cristiana” – dice a Formiche.net – “Poi certo ci sono questioni più stringenti, diverse volte lui ha detto che l’Italia è il centro dell’universo politico perché governata da un Esecutivo formato da un partito populista di sinistra, come il M5S, e uno sovranista, di destra, della Lega. Nessuno credeva nella sopravvivenza di questo Governo, invece sta facendo quello che ha promesso. Questo Governo è quello che Bannon ha sempre sognato: il sovranismo populista”.
Lo stesso rappresentato in Europa dalle posizioni di Viktor Orban, premier ungherese attualmente nel Ppe ma sul quale pende un giudizio di idoneità d’appartenza. “Viktor Orban è un sovranista, nonché uno dei leader più importanti in Europa” – continua Harnwell ai nostri microfoni – “Se il Ppe vuole farlo fuori prima di maggio è per lanciare un segnale importante in vista delle elezioni del Parlamento, è come dire che non sono interessati a proteggere la civiltà nel modo in cui lo fa Viktor Orban in Ungheria”. È notizia di ieri che l’ex premier Berlusconi ha annunciato che voterà contro l’esclusione di Orban da Ppe, una mossa per tenere vicino chi oggi è forse più in sintonia con il sentire popolare.
“La politica europea non è statica ma in continuo mutamento, quindi è possibile che ci siano delle forze che si stanno riorganizzando” – aggiunge Harnwell – “Ora stiamo entrando in un paradigma nuovo, non più destra contro sinistra ma in quello che io chiamo “paradigma banonnista”. Intendo che lo scontro ora è tra il cosiddetto “uomo della strada” e le élite, ci sarà un nuovo riallineamento”. Se in Europa c’è chi tema che la campagna per le elezioni europee sia inquinata da fake news Harnwell ha le idee molto chiare. “Dalla mia prospettiva le fake news sono quelle che si vedono ogni giorno sui media mainstream dei media. Quelle sono una minaccia”.
GIORDANO: A ME SPAVENTA IL MODELLO RIACE
Spinge l’acceleratore sulla tutela dell’italianità, a partire dall’economia, Mario Giordano, ora in libreria con un volume dal titolo: “L’Italia non è più italiana. Così i nuovi predoni ci stanno rubando il nostro Paese”. Ma perché l’Italia non è più italiana? “Perché abbiamo ceduto il nostro patrimonio economico a gruppi stranieri, ogni 48 ore un’azienda italiana viene acquisita da aziende estere, tutte le aziende strategiche dalla siderurgia alla chimica sono nelle mani degli stranieri” – dice il giornalista Mediaset – “E non dimentichiamo il nostro patrimonio culturale, i nostri beni, i nostri tesori. Stiamo distruggendo le nostre piante per importare prodotti dall’estero. È un paese che ha perso le leve di se stesso”. Nel corso del suo intervento dal palco di “Europa Sovranista” Giordano si è detto “spaventato” dal cosiddetto “modello Riace”, il borgo della Calabria prima preso a modello di integrazione e accoglienza e poi finito al centro delle cronache per l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione piombata sul sindaco Mimmo Lucano.
“A me spaventa un Paese che sta esportando giovani qualificati ed importa manodopera non qualificata, questo è un modello di paese sbagliato” – continua Giordano ai nostri microfoni – “Prima di tutto occorre dare, a chi si è formato in Italia, la possibilità di restare e trovare un lavoro qualificato e qualificante e poi attivare canali di immigrazione legale attraverso i quali far arrivare le persone di cui il paese ha bisogno o che hanno diritto di essere ospitate. Invece il modello che si è sviluppato negli ultimi anni è l’opposto, non si sono date possibilità di lavoro e di crescita reale ai giovani italiani costringendoli ad andare all’estero e si sono aperte le porte ad una immigrazione incontrollata che ha creato problemi devastanti”.
Giordano è un uomo di cultura liberale e per lui non trovano terreno fertile le accuse di estremismo spesso recapitate a chi propone un modello diverso di gestione dei flussi migratori. “Io sono cresciuto in una cultura liberale e liberista che in parte si nutre ancora dell’ubriacatura globalista” – conclude l’ex direttore del Tg4 – “Però per avere un rapporto vero e profondo con gli altri occorre proteggere le proprie radici perché se non lo si fa è facile essere calpestati, e allora il dialogo non esiste più. Quando si costruisce un ponte entrambi i suoi piloni devono essere ben piantati, se uno viene meno il ponte crolla. Il mondialismo non è un valore assoluto, e non ne faccio una questione di destra o di sinistra”.