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Di lotta e di governo. Così Salvini e Giorgetti si smarcano sulla Via della Seta

salvini

Di lotta e di governo. Così si diceva un tempo ed è esattamente così che la Lega vuole apparire sulle intese tra Roma e Pechino. “Non mi si dica che la Cina è un paese con il libero mercato» – ha detto oggi il vicepremier Matteo Salvini al Forum di Confcommercio a Cernobbio, aggiungendo comunque di essere contento della visita del presidente cinese e dell’apertura dei mercati “a parità di condizioni”. Un Salvini che si è comunque tenuto ad una “distanza di sicurezza” dalla firma dei trattati con la Cina, prima recandosi in Basilicata a fare campagna elettorale in vista delle regionali, poi a Cernobbio. A prendersi oneri e onori sono rimasti il premier, Giuseppe Conte e l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, entrambi presenti a Villa Madama dove sorridenti hanno siglato i patti commerciali con Xi Jinping.

Alla fine gli accordi firmati sulla “Via della Seta” sono stati meno di quelli previsti inizialmente. Nei giorni e nelle settimane scorse forte era stata l’impuntatura proprio da parte del Carroccio per tenere fuori dalle intese Telecomunicazioni, 5G e tutto i capitoli riguardanti la Huawei e la Zte. Accordi sfumati sulla via del neo-atlantismo leghista, un’attenzione agli Usa arrivata forse anche tardivamente, quando ormai Di Maio aveva già fortemente premuto il piede sull’acceleratore con Pechino.

«Noi vogliamo essere assolutamente cauti quando c’è in ballo la sicurezza nazionale» ha ribadito a margine dell’evento a Cernobbio, Salvini. Questo riguarda «il trattamento dei dati sanitari, dei dati telefonici, la nostra privacy e l’energia che deve essere sotto controllo di organismi italiani». «Poi per il resto – ha aggiunto – se si portano i nostri produttori in Cina, piuttosto che in Russia o Brasile, benissimo».

Opinione condivisa e, forse ispirata, anche dal sottosegretario a Palazzo Chigi, Giancarlo Giorgetti che, parlando degli accordi con la Cina, ha detto: «Queste intese si misurano nel lungo termine», aggiungendo: «è chiaro che l’Italia ha un ritardo rispetto agli altri Paesi europei anche nelle relazioni commerciali con la Cina. Però mi rifaccio a quello che ha detto il presidente Mattarella: ci vuole reciprocità. La via della seta non è soltanto in una direzione», ha aggiunto il sottosegretario a Milano.

Di lotta e di governo. Resta da capire quali conseguenze porterà questa apertura a Pechino nei rapporti con l’Ue e soprattutto con gli Stati Uniti. A fare la sintesi ci ha pensato comunque il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha ben delimitato il campo entro cui l’Italia può avere relazioni con la Cina. Così il Presidente della Repubblica ha assorbito le troppe fibrillazioni tra i due blocchi che sostengono la maggioranza evitando imbarazzi sul fronte internazionale al nostro Paese.


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