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Stati Uniti, gelo sul capo del Pentagono. Ecco l’indagine per i rapporti con Boeing

pentagono, Boeing

Forti turbolenze al Pentagono. Il segretario alla Difesa pro tempore Patrick Shanahan è oggetto di un’indagine interna che potrebbe rovinare i piani di Donald Trump, il quale lo vorrebbe confermare al vertice del dipartimento dopo il ritiro (con spinta presidenziale) del generale James Mattis. L’accusa è forte: aver favorito in alcune scelte gli interessi di Boeing, azienda in cui ha militato con diversi incarichi per oltre trent’anni.

L’INCHIESTA

A confermare l’avvio dell’inchiesta è stato l’inspector general del Pentagono, che ha deciso di accogliere la richiesta del gruppo di pressione Citizens for responsibility and ethics in Washington (Crew), secondo cui Shanahan avrebbe fatto “numerose dichiarazioni (in incontri ufficiali, ndr) per promuovere il suo precedente datore di lavoro, Boeing, e screditare i concorrenti”, a partire da Lockheed Martin, la grande rivale tra i contractor Usa. Come spiegato dalla portavoce dell’ispettore generale, Dwrena Allen, l’inchiesta valuterà eventuali violazioni delle regole etiche del Pentagono. D’altra parte, alcuni esperti avevano sollevato dubbi già nel 2017, quando l’allora segretario alla Difesa James Mattis aveva scelto Shanahan quale sui vice, che pure aveva siglato un documento con cui delegava ad altri funzionari ogni questione del Pentagono che coinvolgesse Boeing, così da evitare ipotesi di conflitto di interessi.

LA QUESTIONE DEGLI F-15X

Qualcosa è cambiato quando Shanahan ha assunto l’incarico “acting” al ritiro di Mattis. Da allora, alcuni media americani hanno riportato a più riprese presunte dichiarazioni di supporto a Boeing (o di critica agli F-35 di Lockheed Martin) in alcuni incontri ufficiali con funzionari e legislatori. Il protagonista aveva cercato puntualmente di stemperare, non sempre con grande successo. Poi, la scorsa settimana, si è alzato qualche sopracciglio in più. Nella richiesta di budget per il 2020, la Difesa americana ha chiesto fondi per l’acquisto di otto F-15X, versione aggiornata del caccia di Boeing i cui ultimi acquisti risalgono al 2001, riducendo parallelamente la previsione per i velivoli di quinta generazione, pur rassicurando sulla necessità di procedere con il Joint Strike Fighter.

LA DIFESA DI SHANAHAN E IL RAPPORTO CON TRUMP

Patrick Shanahan, ha spiegato il suo portavoce Joe Buccino, “ha accolto favorevolmente l’inchiesta e si è attenuto al suo accordo etico sul ruolo nel Pentagono che ha rimosso il suo rapporto con Boeing”. Eppure, l’impressione è che l’inchiesta metta in crisi i piani del presidente Trump, che avrebbe volute confermare Shanahan nel ruolo di segretario alla Difesa, attualmente rivestito pro tempore. D’altra parte, se il ritiro di Mattis era avvenuto per le distanze su alcuni dossier-chiave (dal ritiro dalla Siria alla Space Force, a cui il generale dei Marines era contrario), con Shanahan il presidente si è trovato decisamente meglio, quanto meno per la condivisione di un passato più manageriale e decisamente meno militare. Ciò faceva presagire la conferma nel ruolo dell’ex manager di Boeing, ora decisamente più complessa visto che i parlamentari democratici hanno già promesso battaglia.

UN NUOVO SEGRETARIO ALLA DIFESA?

“Nominare qualcuno nel bel mezzo di un’indagine dell’ispettore generale sarebbe inappropriato”, ha detto il senatore Jack Reed, membro di spicco della commissione Armed Services. Secondo il New York Times, potrebbero dunque aumentare le possibilità per altri candidati, sebbene la Casa Bianca paia non avere ancora le idee chiarissime sull’argomento. Tra i più papabili c’è Jim Talent, ex senatore repubblicano del Missouri, considerato tra i falchi del partito e dato tra i candidati già nella scelta che poi ricadde su Mattis. Infine, nella lista del presidente ci sarebbe anche Robert L. Wilkie, già sottosegretario alla Difesa per il personale e attuale segretario per il Dipartimento degli Affari dei veterani, le cui chance sarebbe minori proprio per l’apprezzato lavoro svolto in un’amministrazione tradizionalmente complessa.

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