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Perché è fondamentale la visita di Di Maio negli Usa. L’analisi di Tofalo

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Il vicepremier Di Maio sta rafforzando le relazioni politiche e commerciali negli Usa portando oltreoceano l’immagine di un’Italia dal grande potenziale. Per decollare è necessario rimettere al centro dell’economia nazionale l’impresa e gli investimenti. Questi i principali temi al centro degli incontri in itinere con investitori americani e i principali attori di fondi di investimento. Sarà un’agenda fitta che prevede l’incontro con la comunità di affari italiana, un colloquio con il Secretary of Commerce, Wilbur Ross e una cena con i rappresentanti delle principali imprese italiane negli Stati Uniti. Giovedì, il vicepremier incontrerà il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Ambasciatore John R. Bolton e il nostro ambasciatore negli Usa, Armando Varricchio.

Il nostro governo si sta misurando con obiettivi ambiziosi da perseguire nei prossimi anni. Stiamo lavorando su diversi livelli, come una grande squadra, per accelerare la crescita economica del Paese ed evitare l’emorragia delle nostre migliori menti all’estero. Vogliamo portare nuovi investitori in Italia per valorizzare e proteggere le idee degli italiani.

Nei primi dieci mesi di mandato da Sottosegretario alla Difesa sono stato già due volte negli Stati Uniti. Quella di gennaio è stata una missione importante dove ho discusso, con i principali interlocutori del Pentagono, i dossier della Difesa e della Sicurezza focalizzando l’attenzione su progettualità tecnologiche condivise nei settori cyber e intelligence. Con la collega Ellen Lord, Sottosegretario alla Difesa Usa, abbiamo parlato di procurement, di industria e di cooperazione internazionale. La sicurezza rappresenta per noi, così come per i nostri alleati, la sfida del presente e del futuro e, in un clima di particolare amicizia e apertura, abbiamo palesato il comune interesse sulla protezione cibernetica delle infrastrutture militari attraverso la creazione di protocolli standardizzati e modelli di formazione del personale utili a sviluppare una maggiore consapevolezza degli operatori del settore sulla cultura della sicurezza informatica e la tutela del know how tecnologico.

A marzo sono tornato per la seconda volta a Washington a capo di una delegazione interministeriale per dare voce alle nostre aziende. Abituarsi a muoversi da Sistema Paese è importantissimo per costruire un network solido, dobbiamo stimolare le realtà del mondo produttivo che sono capaci di innovare a misurarsi con i player internazionali. Gli incontri con le nostre start-up della Silicon Valley sono stati illuminanti. Ogni azienda ha una storia differente da raccontare ma ciò che le accomuna tutte è il coraggio di mettersi in gioco e di affermarsi in un mercato sempre più competitivo valorizzando quelle capacità che sono tipiche della nostra cultura d’impresa. In questa ottica si sta muovendo il progetto “Italian Open Lab: seminari sull’innovazione tecnologica” nato esattamente per valorizzare le piccole e medie imprese, le start up, i centri di ricerca che mettono a sistema le competenze per sposare i bisogni delle Pubbliche amministrazioni. Sul tavolo vengono condivisi i punti di forza e le criticità dei percorsi che accompagnano un’idea dalla nascita alla commercializzazione.

Le parole non bastano, servono modelli di sviluppo più moderni. Un primo importante passo lo abbiamo fatto come governo, grazie al vicepremier Di Maio, con il fondo costituito per stimolare i venture capitalist italiani ed attrarre quelli stranieri. La nostra politica internazionale è molto chiara, la collocazione euro-atlantica non si discute ma si dialoga con tutti. Gli Stati Uniti sono un partner strategico per l’Italia ed avrò modo di ribadirlo con l’ambasciatore americano a Roma al 70° anniversario della Nato che rimane l’organizzazione di riferimento per assicurare un’adeguata cornice di sicurezza al nostro Paese. Siamo pronti a fare la nostra parte su tutti i tavoli che contano in nome e per conto dei cittadini italiani.

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