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La bomba sganciata da Xi Jinping: con l’Italia scambio di informazioni. Il governo smentisca

Sembrava un incontro ingessato, come tanti. Uno di quei vertici bilaterali dove si manifestano intenti generici e dichiarazioni buone per ogni occasione. Poi ad un certo punto il Presidente cinese – nel corso della conferenza congiunta al Quirinale con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella – ha fatto un annuncio choc che il governo italiano farebbe bene a chiarire già nel corso della giornata. “Vogliamo approfondire la fiducia politica e il coordinamento delle idee – ha detto Xi Jinping – attraverso scambi e informazioni”. Lo scambio di informazioni – in gergo diplomatico – è generalmente riferito alla scambio di informazioni di intelligence, tanto più se si chiama in causa “la fiducia”.

Prima di quella frase sembrava andare tutto secondo i protocolli previsti, poi Xi ha fatto esplicito riferimento ad un tema delicatissimo che potrebbe mettere in grande difficoltà la posizione geopolitica che l’Italia ha tenuto dal dopoguerra in poi: quei valori euro-atlantici ribaditi costantemente sia dal Capo dello Stato che dal presidente del Consiglio prima della visita di Xi Jinping per frenare gli allarmismi giunti a Roma da Washington. Preoccupazioni, a questo punto, che sembrano più che fondate.

La bomba sganciata dal leader cinese è giunta dopo aver posto l’accento sulla necessità di uno “sguardo strategico e lungimirante” nelle relazioni italo-cinesi che porti “al rafforzamento del partenariato” e ad “approfondire la fiducia politica tra i due paesi”. L’obiettivo – ha spiegato Xi – è “rafforzare le sinergie tra le rispettive strategie di sviluppo nei settori infrastrutturali, portuali e logistici, nonché dei trasporti marittimi”.

Dichiarazioni – quelle del Presidente cinese – che l’esecutivo italiano dovrebbe meglio circostanziare. Può un Paese aderente alla Nato e alla Ue avere scambi di informazioni con Stati non alleati? Di qui la diffidenza degli Usa che nei giorni scorsi avevano minacciato di non condividere più informazioni di intelligence con quei Paesi troppo sbilanciati verso l’Oriente. Evidente quanto il governo stia sottovalutando le reali intenzioni di Xi Jinping che vede nell’Italia il proprio sbocco verso il cuore dell’Europa. A più riprese i membri dell’esecutivo si sono affrettati a dire che questo rilancio nelle relazioni con la Cina riguardavano “solo affari”. Che non fosse esattamente così lo si era compreso da tempo, ora è arrivata un’ulteriore conferma. Pechino ha ben più ampi interessi di quelli economici per voler stringere accordi con l’Italia. È tempo che stavolta si faccia uno sforzo di chiarezza da parte del governo. Scaduto il tempo delle ambiguità. In ballo non c’è la Tav dove è possibile piegare una visione ai propri interessi elettoralistici, ma la collocazione dell’Italia nel mondo.



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