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Scuola/Nessuno escluso. Sei d’accordo?

famiglia, Anna Monia Alfieri
Siete d’accordo che i Genitori possano ricevere dalla Stato una quota giusta da spendere per scegliere
–come succede in tutta Europa (negli stati membri è garantita la libertà di scelta educativa con differenti modalità efficaci ) e secondo i Diritti dell’Uomo –
la buona scuola, pubblica statale o pubblica paritaria, che desiderano per i propri figli?

 

Oggi gli studenti sono discriminati, per ragioni economiche, nel loro diritto di apprendere. Chi lo nega mente, sapendo di mentire. Infatti sono i  genitori che hanno il diritto di “istruire ed educare i figli” (art. 30 della Costituzione),  il diritto inviolabile per cui “hanno il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli” (art 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, del 1948, di cui si è celebrato  il 70° anniversario); il dovere degli Stati Europei è di: “rispettare il diritto dei genitori di provvedere nel campo dell’insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche” (art 2 della Convenzione Europea sulla dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo).

Ciò premesso, la libertà di scelta educativa necessità di un pluralismo educativo composto da scuola pubbliche statali e scuole paritarie anch’esse pubbliche di diritto e di fatto, tant’è che licenziano migliaia di allievi con titolo equipollente ai compagni della scuola statale.

L’esistenza della sola scuola pubblica statale si chiama monopolio educativo e la Repubblica cede il passo al Regime. Ci fosse almeno la carta igienica nella scuola di regime…gli alunni l’hanno chiesta al Ministro. Strano che con una spesa di 10.000 euro annui pro capite, tale spesa non sia proponibile a bilancio…(anche Rep. l’ha capito)

Con la forza dello studio e della ricerca è stato ampiamente dimostrato che l’unica strada possibile per uscire da una situazione che può solo peggiorare è quella di riconoscere alla famiglia il suo diritto, ossia quello di educare liberamente i figli. Come? Attraverso il costo standard di sostenibilità: alla famiglia venga data una quota (che si colloca su 5.500 annui per studente) da spendere per l’istruzione dei figli. Sarà poi la famiglia stessa a decidere dove spendere tale quota, se in una scuola pubblica statale o in una scuola pubblica paritaria. Il ruolo dello Stato in tutto questo? Quello di garante e controllore, non di gestore e controllore… di se stesso. Solo in questo modo il sistema scolastico italiano riuscirà ad emergere da una situazione di costante allarme rosso. Solo in questo modo la scuola non sarà più considerata come il più importante tra gli ammortizzatori sociali. Le famiglie potranno scegliere, gli allievi avranno garantito un servizio decisamente migliore e non saranno in balia di frequenti cambiamenti di insegnanti; a questi ultimi sarà possibile scegliere dove esercitare la propria professione, se nella scuola pubblica statale o in quella pubblica paritaria, con uno stipendio uguale, come avviene nel resto dell’Europa.

L’ingiustizia produce sempre ingiustizia a catena se si considera la discriminazione professionale dei docenti. Anche l’illusione di sanare gli esuberi indiscriminati, prodotti dal ridurre la scuola ad ammortizzatore sociale, con una serie di concorsi ad hoc, è caduta con il concorsone dei maestri di infanzia e primaria. Alla prova possono partecipare coloro che hanno lavorato per 36 mesi negli ultimi otto anni solo nelle scuole statali; pertanto sono esclusi i docenti delle scuole paritarie, con la conseguenza di una grave discriminazione professionale a danno di 2000 lavoratori che, con gli stessi titoli dei colleghi statali, hanno prodotto gli stessi effetti: alunni regolarmente promossi e inseriti nel Servizio nazionale di istruzione. Questo concorsone, che avrebbe l’obiettivo di fermare il precariato, in realtà farà diventare precario chi non lo era mai stato prima.

In conclusione: non ci può essere libertà di scelta educativa se non viene garantita la libertà economica per il suo esercizio. Per questo, l’unico modo per rispettare fedelmente il dettato costituzionale del diritto all’istruzione e del diritto alla libertà di scelta educativa è quello di riconoscere una dote a ciascuno studente, pari ad un costo standard di sostenibilità ossia all’ammontare minimo di risorse da riconoscere a ciascuna scuola pubblica – statale e paritaria – sulla base di parametri certi. Chi si sente legittimato ad alimentare la confusione, altro non fa che discriminare: se ne assuma la propria la responsabilità. E se chi discrimina è lo Stato, è proprio finita.

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