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Perché la rincorsa alla donna candidata non è vero femminismo

otto marzo donna

Cinque circoscrizioni, cinque donne, cinque stelle. Sì, perché il “colpo grosso”, ad effetto, è previsto per domattina quando Luigi Di Maio presenterà le sue capoliste, tutte di genere femminile, per le elezioni europee. Lasciamo stare la coerenza, che, in politica ma forse anche nella vita, non esiste, e dimentichiamoci di Beppe Grillo che la volta scorsa sbraitava per una scelta simile fatta da Matteo Renzi parlando di “veline”, “marketing” e “presa per il c.”. Il posteriore, evidentemente, è sempre quello degli altri! Chiediamoci piuttosto che senso ha davvero questa rincorsa alla donna in quanto donna, direi a prescindere, che interessa un po’ tutti i partiti. E soprattutto perché le prescelte non si ribellino nel fare da passerella insieme al leader che le ostenta come un “sacro trofeo” e che è quasi sempre dell’altro sesso.

Che con tutto questo c’entri molto il marketing, o meglio la comunicazione politica, e non la semplice volontà di favorire il “sesso debole”, mi sembra evidente. Anche perché non sono affatto sicuro che di favoreggiamento, e non di una più più subdola ghettizzazione, si tratti. La “donna immagine” o “oggetto” è solo quella che ostenta le sue virtù e le sue grazie o anche chi è “oggettivata” in modi apparentemente non tali? Per carità, so bene che la politica si è sempre anche giocata sui valori simbolici o dell’immaginario. E so che oggi questa tendenza ha preso il sopravvento per due ordini di motivi niente affatto negativi: da un lato, il venir meno dei forti collanti ideologici che tenevano insieme un tempo i partiti; dall’altro, la possibilità di comunicare in modo diretto e senza intermediari con gli elettori tramite vecchi e nuovi media.

In questo senso però è facile dedurre che il modello di donna intelligente, affermata, di gradevole aspetto, dinamica, intraprendente, è solo un format vincente. Non c’è da stupirsene perché anche gli uomini che fanno politica sono targettizzati e “usati” più per quel che rappresentano che per quello che sono. Ma la domanda da porsi è un’altra: a chi è diretta questa immagine di candidato donna? Non è forse proprio e soprattutto al mercato elettorale maschile, cioè a quel target di elettori che vogliono sembrare (la realtà è poi un’altra cosa) aperti e progressisti, che vogliono strizzare l’occhio a questa costruzione in laboratorio della deputata vincente? Le donne vere sceglieranno a chi dare la preferenza in ragione dell’appartenenza di genere o soprattutto, come è spesso capitato in passato, per altri motivi? Ed è questa una loro debolezza o la loro forza? Sono convinto che il potere maschile si smantelli opponendo ad esso non un contropotere femminile ma rompendo completamente una logica contrappositiva fra uomo e donna così superficiale.

In sostanza, credo che sia giunto il momento di superare il pensiero binario che ha corso in questo campo. Chiederlo tuttavia ai Cinque Stelle, o alle classi politiche attuali, è azzardato. Chiedere però alle donne stesse di non stare al gioco, o di starvi per poi smantellarlo, questo sì mi pare un sentiero praticabile.

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