Nel 2016 è stato chiesto al popolo inglese di decidere, con un Referendum, se restare o uscire dall’Unione Europea. Come tutti ben sappiamo, la maggioranza dei votanti (il 51,89%, ossia 17,4 milione di persone) ha deciso per l’uscita dell’UK dall’UE. Sono passati oltre due anni e la situazione non si è risolta.
La Brexit resta un punto interrogativo: uscire sì o no? E se sì a quali condizioni? L’Unione Europea, ed i leader europei, sono stati molto chiari in questi ultimi mesi: i negoziati non saranno riaperti. La Gran Bretagna deve arrivare a un accordo per lasciare l’Unione. Indietro, insomma, non si torna.
La Premier inglese, Theresa May, ha collezionato un fallimento dietro l’altro. La Camera dei Comuni si è presa l’onere di discutere e votare, allora, un accordo. Peccato che, ormai da settimane, le infinite discussioni non abbiano portato a nessun accordo stabile. Così, ogni proposta è stata bocciata.
Dopo quasi 2 anni, la May scopre che un accordo va discusso con il leader dell’opposizione. Direi che c’è un ritardo imperdonabile e anzi, ormai del tutto inutile. Se non per gettare, forse, le responsabilità di un eventuale “No Deal” o una parte, addosso a Jeremy Corbyn. Insomma, la scena che stiamo vedendo da mesi è deprimente e umiliante per un paese così importante come la Gran Bretagna.
La Brexit è certamente l’esempio più eclatante del fallimento della Politica. Ma non è una cosa che riguarda solo la Gran Bretagna, ovviamente. Come finirà questa storia non si sa ancora bene. Le richieste di rimandare di qualche mese la deadline sembrano essere state rigettate. Così l’opzione di un no deal si fa sempre più concreta, e questo significherebbe un esito devastante, politicamente, ma non solo, per l’UK. La Brexit, ossia l’uscita dell’UK dall’UE in un modo o in un altro ci sarà, fa sapere la May e questo a dispetto delle imponenti manifestazioni per un secondo referendum o la raccolta firme per una petizione online.
Tutto questo però ci dice qualche cosa di più: che la Politica, quando è fatta senza cuore, senza responsabilità e senza consapevolezza può creare danni enormi. La Politica è una cosa seria, eppure, in UK come altrove, in Italia per esempio, assistiamo a un dilagare di un Politica di bassissimo profilo. Interessi particolari che continuano a prevalere sull’interesse generale. Incompetenza e resistenza testarda ad ogni forma di cambiamento. Classi dirigenti sempre più obsolete, non tanto in termini anagrafici, il che è comunque vero, ma per le idee che cercano di difendere.
La Politica sta fallendo e questo dovrebbe preoccuparci tutte e tutti. Crolla la fiducia, muore la speranza di poter immaginare un mondo diverso. Le strutture partitiche sono chiuse in se stesse. Incapaci, lo si vede molto bene in Italia, da destra a sinistra, di creare un vero cambiamento. E così, le frange più estreme ora raccolgono i frutti della disperazione e della disillusione.
Manca il coraggio di cambiare. Manca la capacità di proporre una visione di ampio respiro, di lungo termine che stimoli le menti e i cuori delle persone. Assistiamo come elettrici ed elettori, e come militanti, a un progressivo deterioramento del tessuto politico. La Politica fallise, la Politica muore. All’orizzonte non ci sono leader né conformazioni capaci di alimentare una speranza. Nessuno ha seminato. Si son tutti preoccupati di prendere, prendere e prendere ancora, nel tempo, fino a rendere il terreno arido e inutilizzabile.
Come ne usciremo, tra la Brexit, l’avanzare delle forze populiste di destra, euroscettice e nazionaliste, e lo stravolgimento degli equilibri economici, demografici e geopolitici, non lo so. Ma al momento, non sembra ci sia niete di buono all’orizzonte.