Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Perché Lega e M5S riscoprono il ceto medio

ceto, ribaltone

A poco meno di un anno dall’insediamento del governo, al momento della presentazione del Def è comparso all’improvviso un protagonista che sembrava fin qui mancare nella retorica di Cinque Stelle e Lega: il ceto medio. Nel giustificare il primo timido accenno o promessa di flat tax, che per volere della Lega era stata introdotta nel “contratto di governo”, Matteo Salvini ha tenuto a ribadire che essa “sarà per il ceto medio”. Inaspettatamente, gli ha fatto eco Luigi Di Maio che ha addirittura sottolineato che “vigilerà” affinché ad avvantaggiarsene sia effettivamente la classe di mezzo. È una novità di non poco conto, visto che la retorica delle due forze di governo si era sviluppata finora tutta lungo l’asse popolo-élite, ove il primo era costituito da quei forgotten men (“uomini dimenticati”) che la globalizzazione ha costretto a vivere ai margini della società, e che spesso non hanno nemmeno un lavoro (di qui la battaglia pentastellata per il reddito di cittadinanza).

Ora all’improvviso compare un terzo attore, che forse è il vero penalizzato di questi anni di crisi: quel ceto medio impoverito e ipertassato, che continua a produrre ma si vede sempre più ridotto il proprio potere d’acquisto. Il ceto medio, in un’ottica liberale, costituisce anche l’ossatura vitale di un Paese, il termometro del suo stato di benessere. L’esplosione del boom economico in Italia negli anni Sessanta del secolo scorso può essere vista anche come il processo attraverso cui molti appartenenti alle classi popolari poterono compiere un’ascesa sociale verso la classe media e permettersi dei consumi e degli stili di vita prima per loro inimmaginabili. Il ceto medio è quello che produce e non chiede sussidi.

Esso, secondo i teorici del liberalismo, ha una visione non meramente economicistica (come ce l’hanno ricchi e poveri) della società, ed è perciò il più adatto a favorire gli interessi generali a scapito di quelli particolari. Come spiegare questa improvvisa conversione alle ragioni del ceto medio da parte della Lega e soprattutto del Movimento 5 Stelle? Credo che alla base di tutto ci sia l’esigenza di coprire tutto lo spettro degli interessi in campo, un po’, come cercava di fare la vecchia Dc, depotenziando anche per questa via le forze di opposizione espressione del vecchio sistema. In sostanza, guardare al centro moderato come fucina di interessi e voti può servire a strappare l’egemonia che su di esso hanno ancora Forza Italia e in parte il Pd. Bisogni e interessi di centro, ma in salsa “populista”: una sfida tutta nuova che però forse sarà la cifra dei prossimi mesi e di tutta la legislatura.

×

Iscriviti alla newsletter