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Il Def è tutto sbagliato, ora lo sappiamo

Di Def e dei suoi deliranti contenuti se ne parla poco ma ancor meno del fatto che il ministro Tria riconosca esplicitamente la responsabilità dell’esecutivo nella crisi economico-finanziaria italiana. È orribile la situazione in cui versiamo e più drammatica sarà sicuramente dal 26 maggio in poi, quando il passaggio politico del voto europeo si sarà compiuto e anche gli italiani più disinvolti dovranno rendersi conto che l’alternativa è una sola: o sperare di dare un nuovo inizio alla legislatura o metterci una pietra sopra.

La cosiddetta verità uscita finalmente come un coniglio spelacchiato dal cappello del ministro del Tesoro ha messo in luce le bugie, le falsità reiterate sulle reali condizioni di salute sia dell’economia sia della finanza pubblica. I numeri sono lì nero su bianco e non si possono cambiare: una crescita tendenziale del Pil quasi azzerata (+0,1%) che neanche sarà rinforzata dal minimo rimbalzo della produzione industriale registrato a febbraio, dal momento che si tratta di export e di merce di cui i magazzini sono ancora pieni dal fermo dell’occupazione in atto. In più questo reddito di cittadinanza sicuramente non sosterrà l’occupazione, dal momento che le furbizie stanno già venendo a galla: è il caso di chi per esempio si è dimesso da un posto di lavoro regolare e non può chiedere subito il reddito di cittadinanza, ma che tuttavia per averlo subito fa figurare un licenziamento invece che le dimissioni.

Quanto alla possibilità di perdere il sussidio per il rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, tutti sanno che è un rischio soltanto teorico perché avendo stabilito che il medesimo reddito è di 780 euro , c’è la prospettiva seria che qualche milione di lavori a tempo parziale sparisca o peggio si inabissi nell’economia sommersa, portando con sé altrettanti matrimoni trasformati in convivenze non dichiarate. Stesso discorso per la quota 100, che non significa più giovani al lavoro ma anzi impoverimento dei settori nevralgici come la sanità e l’istruzione.

Come se non bastasse il governo ha condizionato l’erogazione del sussidio alla disponibilità del beneficiario ad aderire “almeno alla terza offerta di lavoro congrua” che gli pervenga entro il primo anno. Nessuno, evidentemente, ha informato il governo che da ormai mezzo secolo le aziende non comunicano più agli uffici di collocamento posti di lavoro che possano essere offerti a Tizio o a Caio indifferentemente: nessuna azienda offre un’assunzione “al buio”, prima di aver vagliato attentamente le attitudini e motivazioni del candidato.

Tanto meno lo farebbe con la prospettiva di vedersi avviare una persona non qualificata, che per di più si presenterebbe solo perché costretta. Il meccanismo di “condizionalità”, previsto per limitare la natura assistenzialistica del sussidio, non può dunque funzionare. Quel che è peggio, però, è che nello stesso decreto è contenuta questa disposizione strabiliante: si esclude chi ha perso il posto, e sta godendo del trattamento di disoccupazione (Naspi), dal servizio di assistenza qualificata istituito nel 2015 e finanziato con l’assegno di ricollocazione e lo si riserva ai soli beneficiari del reddito, per i quali per lo più esso non può funzionare.

Non è tutto. Aggiungiamo che il decreto sblocca cantieri è bloccato e la decrescita è in atto: il Def è una dichiarazione di fallimento completa e reale. Ed è evidente, che il Def ci porta dritti dritti all’aumento dell’Iva, per il programmato ammontare di 23 miliardi nel 2020 e di 28 nel 2021 e la necessità di ottemperare all’obbligo delle clausole di salvaguardia europee facendo aumentare le aliquote Iva per un gettito complessivo di 23,1 e 28,7 miliardi. C’è poi in vista la promessa anch’essa demenziale che si vuole introdurre quella che impropriamente è stata chiamata flat tax, la quale prevedendo ben sei classi di aliquote tributarie altro non sarebbe che una riformina fiscale, dal costo di 17 miliardi di minori entrate (se avesse le caratteristiche prevista dalla proposta leghista) che sarebbero recuperate attraverso l’aumento del pil e quindi del gettito solo nel giro di qualche anno, sempre che gli effetti reali sulla base imponibile non si rivelino negativi.

Il che, nel combinato disposto del non aumento dell’Iva e dell’entrata in vigore della manovra fiscale, farebbe salire il deficit 2020 fino al 4,1 del pil. Altro che procedura di infrazione ,un buco nero che ci porta in una crisi economica enorme e le tasche degli italiani completamente svuotate da questi irresponsabili.

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