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DiploInCyber, temi e obiettivi della nuova iniziativa di ricerca

Di Virginia Nizza
Blockchain

Oggi, i conflitti informatici a livello internazionale sono diventati non solo una possibilità, ma anche una realtà tangibile. Poiché gli Stati cercano sempre più spesso di proteggere il cyber spazio, vi è la necessità di prevedere un regime di governance globale anche nell’arena digitale. Di conseguenza, i governi hanno avviato numerosi tentativi al fine di formulare policy basate su iniziative diplomatiche al fine di governare il ciberspazio attualmente ungoverned. Tali iniziative vengono portate avanti dagli Stati a vari livelli: bilaterale, regionale e internazionale. Tuttavia, lo sviluppo di questi ultimi è stato stagnante e inefficace, non solo perché gli Stati faticano ad accordarsi su quadri giuridici e istituzionali condivisi, ma anche a causa dell’incapacità (o mancanza di volontà) di rendere operative le iniziative già validate da endorsement politico ma che, alla prova dei fatti, rischiano di rimanere solo un esercizio diplomatico senza effetti reali.
Un esempio concreto è la pratica diffusa, nei documenti di natura diplomatica a livello internazionale (Onu, Osce, Asean, G7, eccetera), di riconoscere la valenza del diritto internazionale esistente anche al dominio cyber, senza però spiegare in quale modo è possibile applicare il diritto internazionale ad esempio derivato dalla Carta delle Nazioni Unite (un caso su tutti il diritto di self defence previsto dall’articolo 51).

Al fine di dare un senso anche metodologico alle iniziative che sono state presentate fino ad oggi, per poterle confrontare e identificare i loro risultati e le loro carenze, allo scopo di fornire una visione globale del panorama della cyber diplomazia contemporanea e di formulare raccomandazioni politiche fruttuose, il Center for Cyber Security and International Relations Studies (Ccsirs) osservatorio specializzato del Cssii dell’Università di Firenze ha prodotto un documento che comprende una panoramica ventennale delle iniziative di cyber-diplomazia delle organizzazioni multilaterali.

Il periodo selezionato inizia nel 1998, l’anno della prima risoluzione delle Nazioni Unite (Onu) su temi cyber proposta dalla Federazione Russa e finisce nel 2018, un anno che marca la riattivazione dell’attività Onu in questo campo, compreso il rilancio del gruppo ONU di esperti governativi (UN Gge), il quale rappresenta la principale sede multilaterale per i colloqui sulla sicurezza informatica.
Il risultato tangente della ricerca avviata dall’osservatorio di cyber-diplomacy è il database denominato DiploInCyber che raccoglie, cronologicamente tutte le iniziative e i documenti prodotti da 16 Organizzazioni che hanno avviato attività diplomatiche al fine di governare il dominio cyber, queste organizzazioni includono attori quali la Cooperazione Economica Asia-Pacifica (Apec), l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (Asean), l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), il G7, G20, l’Organizzazione degli Stati americani (OAS) e l’Unione Europea.

Il database si basa su una metodologia mista, qualitativa e quantitativa, al fine di raccogliere le informazioni ed elaborarne i dati estrapolando osservazioni empiriche. I dati emersi finora hanno permesso di identificare, tra le altre cose, anche modelli e temi nell’ambito delle iniziative della cyber diplomacy, giungendo a una serie di risultati iniziali molto dettagliati e avvalorando le ipotesi principali rispetto alla tesi di partenza, ovvero che le Organizzazioni regionali non sono sufficientemente interattive tra di loro al fine di formulare politiche potenzialmente applicabili su scala globale, mentre i membri delle Organizzazioni Internazionali sono in disaccordo e spesso non sono in grado di compiere progressi al ritmo e al livello delle organizzazioni regionali. Inoltre, dall’indagine qualitativa condotta finora (ma che è attualmente allo stato iniziale) sono emersi ostacoli di tipo organizzativo, reputazionale, di governance e culturale, che impediscono, almeno fino ad oggi, di poter giungere a un modello di governance univoco a livello internazionale applicabile al dominio cyber, ostacoli che riguardano anche gli stati definiti “like-minded” che ad esempio operano all’interno del G7.

La ricerca condotta dal Ccsirs dell’Università di Firenze mira ad estrapolare le osservazioni empiriche sugli ostacoli al fine di emanare delle raccomandazioni specifiche orientate a trovare un modo per armonizzare le iniziative internazionali e superare le carenze che hanno creato una situazione di stallo globale.

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