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L’unica soluzione al sovranismo è l’Europa First

Di Caterina Ronchieri
europa

Ha scelto Padova, la sua città, David Parenzo, per la prima presentazione del suo libro “I Falsari” edito da Marsilio. Vuole sbugiardare i politici che raccontano frottole sull’Unione Europea. Per salvare se stessi, e costruire nell’immaginario collettivo un nemico comune, un cattivo. Ricorda Parenzo come la genesi della lega sia partita da Umberto Bossi, che attaccava Roma, per poi rinascere come un’araba fenice dalle ceneri del 4 per cento attaccando Bruxelles. Anche se un po’ a casaccio.

A fianco di Parenzo a presentare il libro ci sono il candidato capolista Pd nel nord Est per le elezioni Europee, Carlo Calenda, il politologo Ilvo Diamanti e Giuseppe Zaccaria, già Rettore dell’Università di Padova. A moderare Sergio Frigo, editorialista del Mattino.

Zaccaria apre le danze chiedendosi la ragione delle continue domande di maggiore sovranità, che giungono un po’ da più parti. “Al di fuori dall’Unione Europea rimarrebbero solo staterelli, completamente incapaci di competere con le super potenze mondiali”. Dice con forza no a singole sovranità nazionali. “Soli saremmo preda di scorrerie a buon mercato”.

Diamanti snocciola dati, impietoso. Afferma che restare nell’Unione Europea è l’unica strada percorribile. Pur non essendo numericamente esuberante in termini di popolazione, l’Ue rappresenta il secondo soggetto mondiale in termini di mercato, possiede la seconda moneta più usata al mondo. Notava l’attuale paradosso che sussiste tra gli Stati, ormai senza potenza, e i non Stati, che pur privi di sovranità e di territorio (Google, Amazon Facebook…) decidono il destino culturale ed economico dei Paesi. Gli Stati non possiedono più la sovranità, oppure non sono in grado di esercitarla. La Germania nell’ 800 era un impero, la Francia una Nazione. Adesso comandano i mercati.

Parenzo affonda il coltello: “I nostri non sono dei leader, non guidano nessuno. Sono solo follower, che seguono le masse per accaparrarsi consenso. Non guidano, seguono. E questo è disastroso in politica. La localizzazione si è esasperata, è quasi caricaturale, il nome del paesino viene scritto su ogni felpa”.

Ancora Diamanti pone al centro il tema della narrazione, di come sia impostata. Di come l’ingresso nell’Euro abbia fatto calare drasticamente il gradimento dell’Europa tra i cittadini italiani. Dati: appena entrati gli Italiani erano tra i più europeisti. Nel primo rilievo, nel 1998, il 73 per cento degli Italiani aveva molta o abbastanza fiducia nell’Unione. Ora sono calati al 34. Definisce gli Italiani eurocinici. Su circa 7000 intervistati ogni anno, rileva come l’ Italia sia stabilmente tra i Paesi meno europeisti, testa a testa con la cugina Francia. La Germania ha avuto andamento opposto.

Parenzo, poi, confida come è nato il libro. Ammette di essere un pochino feticista, e di aver conservato tutti i giornali con le sparate della Lega fin dai tempi di Borghezio. Quindi ha seguito le evoluzione e compreso la narrazione. Raccontare fuffa. Bossi era nemico di Roma. Ora i ladroni sono a Bruxelles. È identico.

Più è lontano il potere e meglio si costruisce il racconto. Il nemico. A Padova il Cnr è fatto coi fondi europei. L’Europa è già presente nelle nostre vite. Un precario di Parigi e un precario di Milano hanno le stesse paure. Toninelli Salvini sono dei follower. Non guidano la loro comunità, la Titillano.

Carlo Calenda comincia invece con una battuta su Massimo Cacciari: “Purtroppo ha rifiutato la candidatura, dichiarando di non andare d’ accordo neanche con se stesso”. Chiarisce subito, poi, quali sono tre le cose che gli stanno a cuore: la questione culturale, il lavoro dei giovani e l’aumento degli stipendi. “Quando ero ministro per lo dello Sviluppo Economico e chiamavo il commissario Europeo Mogherini lei non mi rispondeva al telefono. Per gli interessi dell’Italia una catastrofe. L’Europa che abbiamo è l’Europa delle nazioni, continua Calenda. Manca la competenza in politica estera. Noi vogliamo un’Europa che funzioni, che concluda l’accordo di libero scambio con il Canada. L’Europa delle nazioni nasce negli anni ’90, quando l’Occidente era trionfante e non aveva necessità di scendere a compromessi. Il processo istituzionale europeo è stato troppo lento, multilaterale, istituzionale”. Come cambiare? Per Calenda, ci penserà la storia. “Verranno epoche di conflitti e pressione di grandi blocchi. La necessità di uno strumento più rapido emergerà e l’Europa sarà capace di adattarsi”.

Spesso durante il dibattito viene invocato l’analfabetismo funzionale, e Parenzo non può non ricordare: “Io alla radio, tutti i giorni, faccio la Zanzara. Metto in scena il mostro. La bestia che è dentro di noi”.

A mitigare l’assoluta assenza di figure femminili arriva Alessandra Moretti anche lei, come Calenda, candidata alle elezioni europee per il Partito Democratico. Le chiediamo come stia vivendo la campagna elettorale, in un clima così avvelenato. Risponde che non le interessano le polemiche e che vuole solo rendere effettivo il principio di uguaglianza tra uomo e donna. “I Trattati Europei, quelli che stabiliscono i valori fondanti dell’Unione, si basano sulla piena uguaglianza tra uomo e donna. Uguaglianza che non può prescindere dalla piena parità salariale tra uomo e donna, che deve diventare effettiva in tutti i Paesi dell’Unione. La Carta di Nizza – insiste Moretti- che è la Carta dei Principi fondamentali dell’Unione Europea, pone al centro la completa uguaglianza tra tutti i cittadini dell’Unione, uomo e donna in primis. Come parlamentare europea il mio impegno quotidiano sarà volto a rendere effettivo questo diritto. A parità di lavoro parità di salario”.

A margine chiediamo invece a Calenda di addentrarsi nella campagna elettorale e nella politica cittadina, tra i “cazzotti” che la Lega sta lanciando, contro il Pd di Padova, in Parlamento. Prima Alberto Stefani, deputato di primissimo pelo, ha attaccato il vice sindaco, Arturo Lorenzoni con un’interrogazione parlamentare. Le accuse forse paiono un po’ immaginifiche. Le troviamo tra le preoccupazioni del deputato 25enne Stefani ma non agli atti della magistratura inquirente. Poi Andrea Ostellari, che invece è presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, ha portato al Senato una rissa cittadina. Ostellari dichiara addirittura che i violenti di sinistra e i picchiatori avrebbero il supporto di politici locali. Il sindaco Giordani è dell Pd. La vicenda assume subito carattere nazionale, escono pezzi dal titolo “Padova: Tornano gli anni di piombo” (Dagospia, 26.4.2019). Come risponde il Partito Democratico? domandiamo a Calenda. “Invece di far rispettare la legge e arrestare i criminali la lega preferisce fare polemica. Salvini preferisce prendere i filmini per strumentalizzarli. La gestione della criminalità è competenza del suo ministero. Deve mettere in galera i criminali e deve smettere di accusare di connivenza una buona giunta del Partito Democratico che promuove in modo efficace lo sviluppo di questa città. Come quei cretini di Modena, è lo stesso giochino. Se picchiano vanno messi in galera. L’ordine pubblico non è di competenza del sindaco. Quei deficienti dei centri sociali a Modena hanno devastato la città urlando a Nassiria e Salvini ha fatto uscire un video invece di bloccarli. E’ una pantomima. Dite al Ministro degli Interni di fare il suo lavoro e mettere in galera i delinquenti”.

Chiude David Parenzo: “Europa First, unica possibile risposta a Trump”. Parola di Falsari.

Le foto della presentazione di (Andrea Piva – riproduzione riservata):

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