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Che fine hanno fatto i gilet gialli. Cronache da una Parigi esausta

gilet gialli

Come ogni fine settimana da quattro mesi, lo scorso sabato i gilet gialli si sono dati appuntamento nel centro di Parigi e in altri luoghi emblematici della Francia. L’obiettivo, anche questa volta, è manifestare contro il presidente Emmanuel Macron e le sue politiche di governo. Mentre alcuni commercianti della lussuosa via Champs-Élysées hanno deciso di restare chiusi per evitare danni, dopo le azioni del 16 marzo, altri hanno sfruttato i segni delle proteste per “vendere” una nuova immagine della capitale francese.

Per esempio, il ristorante Fouquet’s ha alzato un muro di metallo per chiudere in maniera ermetica i saloni; il negozio Louis Vuitton ha installato reti di alluminio (i media francesi sostengono che il proprietario Bernard Arnault ha chiesto direttamente al presidente Macron di inviare più forze di sicurezza davanti alle sue vetrine) e il negozio di scarpe Repetto ha deciso di lasciare la data scritta dai gilet gialli: 1789. Ora i turisti si fermano lì per scattarsi le foto. Un tocco radical chic di pubblicità, dicono ai media.

Comunque, l’affluenza e l’impatto delle ultime manifestazioni stanno calando. Persino l’ex infermiera Ingrid Levavasseur, uno dei volti più conosciuti del movimento dei gilet gialli, ha annunciato che non andrà più in piazza. In più, ha spiegato che è stato impossibile unire in una sola lista tutti gli elenchi che cercavano di presentarsi alle elezioni europee. “Passiamo per degli sprovveduti – ha dichiarato ai microfoni di radio RTL – e così hanno distrutto il movimento”. A Repubblica, invece, ha detto che la sua delusione è cominciata quando la sua lista Ric (Rassemblement d’Initiative Citoyenne) ha incontrato il vicepremier Luigi Di Maio per creare un’alleanza: “È stato un errore dialogare con lui”.

Resta fedele ai gilet gialli François Boulo, un giovane avvocato che è diventato portavoce del movimento a Rouen, al nord della Francia. Il leader Éric Drouet vorrebbe che lui fosse il rappresentante nazionale, ma ancora non dà l’ultimo passo. Per Libération ha “l’aspetto di un saggio contabile”, mentre per Ouest France sembra il “primo della classe”. Boulo ha 87mila follower su Facebook ed è molto seguito su Twitter e Youtube.

In un’intervista con il quotidiano Abc Boulo sostiene che, nonostante gli entusiasmi si siano abbassati, il movimento ha futuro. E loro non mollano l’obiettivo principale: fare cadere Macron: “Le classe media e popolare della Francia si sono unite, sono alla base di questo movimento. Per questo il 75% della popolazione è con noi. Solo il blocco borghese, che rappresenta il 20-25%, è contro le proteste perché ha un’opinione favorevole a Macron”.

“Macron va per un cammino che porta oltre la politica neoliberale che si applica da anni – ha spiegato il portavoce -. Non mi piace utilizzare il termine ideologia neoliberale […] preferisco parlare della ‘dittatura degli ultraricchi’. Le regole sono fatte per loro”.

Secondo lui i gilet gialli sono ancora le persone che lavorano e vivono una situazione difficile perché non arrivano a fine mese, pagano molte tasse senza avere un ritorno. Inoltre, per Boulo c’è anche una componente di nazionalismo: “Il popolo francese si è svegliato. Si parla di patriottismo francese ma ci sono anche i valori universali del Paese. La gente chiede libertà, uguaglianza e fraternità. Da francesi siamo orgogliosi perché difendiamo valori universali che si possono applicare in tutto il mondo”.

Il riferimento è, appunto, al 1789. Molto radical e chic…

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