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Sull’Iva nessun problema, il decreto crescita funzionerà. Parla Garavaglia

L’Europa chiede più crescita, l’Italia è pronta a dargliela. Non manca di certo l’ottimismo intorno al decreto pro-Pil appena licenziato dal governo (ieri, qui l’articolo con tutte le misure), che vuole anche essere una risposta italiana ai dubbi dell’Ue circa la nostra effettiva capacità di tornare a produrre ricchezza. D’altronde, con il terzo debito al mondo e un deficit costantemente sopra il 2%, fare della crescita è un imperativo per il Paese. Al governo sono corsi ai ripari, approntando nelle scorse settimane un pacchetto di misure con cui smentire le previsioni piovute dai più disparati organismi internazionali e che danno crescita zero per l’Italia quest’anno. Si va dalla revisione dell’Ires, alla possibilità di garantire l’emissione di mini bond fino alla protezione dei marchi storici. Un mix che secondo Massimo Garavaglia, viceministro dell’Economia in quota Lega, darà i suoi frutti. Come a dire sì, il decreto crescita funzionerà.

“Risulta fin troppo evidente che questo sia un provvedimento per la crescita ed è esattamente quello che ci aspettiamo, una spinta al Pil”, dice Garavaglia in questa breve intervista a Formiche.net. “Qualcuno ha parlato in questi mesi di manovra correttiva, ma io credo che la vera manovra correttiva sia quella per riuscire a fare un po’ più di Pil. Il decreto approvato riuscirà nella missione”. Garavaglia si sofferma su uno degli elementi chiave del provvedimento per la crescita, la revisione dell’Ires, l’imposta sui redditi societari. La misura punta a sostituire la flat tax al 15% con una tassazione che si applica solo agli utili accantonati. Nel primo anno l’aliquota sarà al 22,5%, per poi calare di un punto percentuale sia nel 2020 sia nel 2021 mentre a partire dal 2022 l’Ires scenderà al 20%. “Questa è un’operazione di grande semplificazione fiscale, che certamente incontrerà il plauso delle imprese, anzi forse lo ha già fatto. Sempre in chiave imprese c’è anche la norma sui marchi storici, che nasce dal caso Pernigotti”.

Talmente forte è la convinzione presso il governo circa la bontà del decreto crescita, che lo stesso viceministro di Via XX Settembre esclude ulteriori misure per la crescita. “Non credo che da qui all’estate sia necessario studiare nuovi interventi, c’è già molta carne al fuoco. E poi ci sarà da gestire anche la Brexit, non va dimenticato”. Oltre alla crescita c’è però anche la finanza pubblica. Garavaglia sa fin troppo bene che per disinnescare le clausole Iva servono 22 miliardi nel 2019, un’altra decina l’anno dopo. Ma questo non impedisce al numero due del Tesoro di dare delle rassicurazioni. “Siamo assolutamente certi che non aumenterà, non è aumentata lo scorso anno non capisco perché debba farlo quest’anno”. Ultimo appunto, lo spread. Salito oltre 260 punti base, dopo settimane di relativa calma. “Sono piccoli aggiustamenti, francamente non ci preoccupano”.

 

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