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Il Giappone è pronto per l’incoronazione di Naruhito e l’inizio dell’era del Reiwa

Di Ferruccio Michelin
giappone

Il primo maggio in Giappone inizierà l’era “Reiwa”, “ordine e armonia” perché il 30 aprile l’imperatore ottuagenario Akihito, l’uomo dell’“Heisei” (“compimento della pace”), abdicherà dopo trent’anni di reggenza in favore di suo figlio il 59enne principe Naruhito. È la tradizione a imporre che il gengo, il periodo imperiale, sia descritto da una parola di due caratteri, di facile interpretazione e secondo un decreto del 1979 anche facile da scrivere e leggere.

La nuova era giapponese ha un valore soprattutto simbolico per la kotodama, la “potenza del verbo”, ma anche formale, perché segna il calendario nipponico, nel Paese seguito parallelamente a quello gregoriano: il primo di maggio sarà l’anno R1, l’inizio del Reiwa, primo anno di Naruhito da imperatore; il 2019 è l’Heisei 31, trentunesimo anno dell’impero Heisei (è una prassi che risale alla Cina imperiale del 140 a.C. che serviva a marchiare il dominio dell’imperatore anche sullo scorrere del tempo). Monete, giornali, intestazioni di documenti pubblici di vario genere, sistemi operativi software riporteranno le due cifre mostrate per la prima volta ieri sera.

Il Paese era incollato alle televisioni che trasmettevano la cerimonia: “Speriamo che il nome della nuova era sia ampiamente accettato e che si radichi profondamente nelle vite del popolo giapponese” ha detto il segretario di gabinetto, Yoshihide Suga, mostrando in diretta tv i due caratteri che compongono il termine, spennellati su una tela bianca. Identificherà per sempre la 126esima era imperiale, dopo che una commissione di quattordici figure di alto profilo di società, scienza, cultura e politica giapponese, aveva portato avanti le discussioni sui due caratteri nella massima segretezza (e copertura mediatica di indiscrezioni, retroscena, previsioni).

Come ha spiegato il primo ministro nazionalista, Shinzo Abe, il nome “riflette l’unità del popolo del Giappone” e indica “la nascita di una civilizzazione in cui regna l’armonia tra gli esseri, una primavera che arriva dopo l’inverno e segna l’inizio di un periodo colmo di speranza”. Abe ha partecipato alla scelta, anche questa tenuta in segretezza estrema, perché il comitato dei quattordici saggi ha proposto al governo cinque diverse opzioni: Reiwa ha anche un significato politico, dunque, che il premier – agli sgoccioli – non ha celato. “Con la scelta di questo termine rinnovo il mio impegno a guidare il Giappone in una nuova era piena di speranze”, ha detto Abe.

Secondo Naruhito, un imperatore “deve condividere gioie e dolori del popolo, restando sempre vicino al loro modo di pensare”, ma il Giappone di cui si troverà a incarnare la tradizione più antica (dalla fine della Seconda Guerra Mondiale il Tenno ha un ruolo poco più che rappresentativo) è un Paese che per il compimento della pace deve affrontare competizioni strategiche enormi, per esempio quelle ingaggiate dalla presenza pesante della Cina nel Pacifico.

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