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Salute, lavoro e sicurezza. Quando la prevenzione è fondamentale

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La giornata Mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, che si svolge il 28 aprile di ogni anno, è stata istituita nel 2003 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo/Bit). La manifestazione, ha lo scopo di focalizzare l’attenzione internazionale sull’importanza della prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro e delle malattie professionali e sulla necessità di un impegno collettivo per la creazione e la promozione della cultura della sicurezza e della salute sul lavoro. La direttiva quadro ue sulla Sicurezza Salute Lavoro SSL (9/391) è la direttiva principale, adottata nel luglio del 1989 che rappresenta una svolta evolutiva nel panorama della sicurezza europea, introducendo concetti fondamentalmente riconosciuti quali per esempio l’obbligo di effettuare la Valutazione dei Rischi, l’attribuzione di significative responsabilità e doveri al Datori di Lavoro e l’obiettivo di definire criteri omogenei di prevenzione per tutte le categorie lavorative.

Il recepimento di questa direttiva in Italia ha dato luogo al D.Lgs 626/94 e successivamente all’attuale D.Lgs 81/08 più volte novellato. Utilizzando come base di partenza la direttiva quadro, sono state successivamente elaborate a livello Europeo delle “direttive particolari”, che considerano aspetti specifici in materia di sicurezza e salute sul lavoro,In Italia gli interventi sulla sicurezza sul lavoro si sono fortemente intrecciati con quelli per la lotta al lavoro nero e sommerso. Il termine sicurezza richiama il concetto di legalità, da intendere non solo come applicazione rigorosa di norme ma soprattutto come rispetto della persona, operandosi una sorta di “presunzione” da parte dell’ordinamento giuridico tra lavoro irregolare e scarsa sicurezza sul lavoro . In tale contesto il settore dell’edilizia, come noto ad elevato tasso infortunistico, ha funzionato da apripista quale ambito sperimentale per l’introduzione di misure poi da estendere ad altri settori.

Disporre di un mercato del lavoro trasparente e regolare è del resto interesse non solo dei lavoratori ma anche del mondo imprenditoriale (e delle associazioni datoriali) al fine di contrastare forme di concorrenza sleale. Di tutto ciò si è tenuto conto nel riordino normativo operato dal Testo Unico ma una particolare attenzione non è ancora stata compiutamente dedicata ai giovani lavoratori e lavoratici e ai bambini che sono maggiormente esposti ai pericoli presenti sui luoghi di lavoro e, rispetto agli adulti, sono meno in grado di valutare i rischi. Per questo, i bambini non devono lavorare se non hanno raggiunto l’età minima stabilita per legge. La fase di sviluppo psicofisico dei giovani di età compresa tra l’età minima e i 18 anni — come pure dei giovani lavoratori di età inferiore ai 25 anni — richiede particolare attenzione al tipo d’impiego o di lavoro che, per la sua natura o per le condizioni nelle quali viene esercitato, può compromettere la salute, la sicurezza o la moralità di questi giovani lavoratori. Questa fase di sviluppo e la limitata esperienza e competenze lavorative aumentano l’esposizione dei giovani lavoratori ai rischi professionali.

Queste condizioni sono spesso accompagnate da maggiore incertezza dei giovani nell’esprimere i loro dubbi o difficoltà riguardo ai pericoli sul lavoro. La salute e la sicurezza sul lavoro devono essere promosse per i lavoratori di tutte le età e, più urgentemente, per coloro che sono maggiormente esposti ai rischi professionali in ragione della loro giovane vita. L’eliminazione del lavoro minorile e il miglioramento della salute e della sicurezza dei giovani lavoratori permetteranno alle nuove generazioni di poter avere una vita professionale produttiva, una retribuzione equa e di contribuire alla giustizia sociale e alla crescita economica. Ciò consentirà di migliorare anche la salute e la sicurezza di tutti i lavoratori e di garantire il sostentamento dei genitori e dei familiari, contribuendo così a prevenire il lavoro minorile. I bambini che lavorano e che non hanno raggiunto l’età minima di ammissione al lavoro devono essere affrancati da qualsiasi forma di lavoro e reinseriti in percorsi d’istruzione e formazione di qualità. L’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile è una priorità assoluta. Ancora oggi le norme sono carenti perché ben poche iniziative,nonostante le regole, vengono sviluppate per sensibilizzare il pubblico sull’importanza della prevenzione dei rischi derivanti dalle sostanze pericolose,contribuendo a dissipare i malintesi comuni. Nella sezione “Open data” del sito Inail sono disponibili i dati analitici delle denunce di infortunio – nel complesso e con esito mortale – e di malattia professionale presentate all’Istituto entro il mese di febbraio. Nella stessa sezione sono pubblicate anche le tabelle del “modello di lettura” con i confronti “di mese” (febbraio 2019 vs febbraio 2018) e “di periodo” (gennaio-febbraio 2019 vs gennaio-febbraio 2018).

Dati sconfortanti per i quali ritengo necessario più che mai visto l’aumento sia degli incidenti sul lavoro che di importanti patologie professionali promuovere la valutazione del rischio fornendo informazioni sugli strumenti pratici e creando opportunità per condividere le buone pratiche, concentrandosi in particolare su alcuni i aspetti:eliminare o sostituire le sostanze pericolose sul luogo di lavoro; ottemperare alla gerarchia delle misure di prevenzione (ossia seguire la gerarchia descritta nella normativa in modo da selezionare sempre il tipo di misure più efficaci);aumentare la consapevolezza dei rischi connessi all’esposizione ad agenti cancerogeni sul lavoro sostenendo lo scambio di buone pratiche; l’Eu-OshaU è uno dei firmatari del patto che si impegna a seguire la tabella di marcia dell’ue sugli agenti cancerogeni e la prevenzione delle malattie professionali. È fondamentale rivolgersi a gruppi di lavoratori con necessità specifiche e livelli di rischio più elevato fornendo informazioni personalizzate ed esempi di buone prassi. Il rischio potrebbe essere più elevato perché questi lavoratori sono inesperti, disinformati o fisicamente più vulnerabili o perché cambiano spesso occupazione o lavorano in settori in cui la sensibilizzazione al problema è scarsa, oppure ancora, a causa di una maggiore o diversa sensibilità fisiologica (ad es. nel caso di giovani apprendisti o di differenze tra uomini e donne).E soprattutto accrescere la conoscenza del quadro legislativo che è già in atto per tutelare i lavoratori e porre l’accento sugli sviluppi politici.

E l’Italia deve attenersi con maggior rigore alle Direttive Ue che hanno da tempo fissato le priorità: Direttive rivolte alle prescrizioni relative ai luoghi di lavoro, attrezzature, dispositivi di protezione: si tratta di cinque direttive che coprono il ventennio 1989 – 2009 e che illustrano nel loro susseguirsi i requisiti minimi che devono possedere i luoghi di lavoro per essere conformi, incluse le modalità di valutazione del rischio da atmosfere esplosive. Esposizione ad Agenti Chimici: sette diverse direttive che coprono tutti gli aspetti relativi a questo ambito, con particolare attenzione alla normativa che definisce i valori limite di esposizione e tutti gli aggiornamenti nel tempo imposti dall’evoluzione della ricerca scientifica. Esposizione ad agenti fisici: una serie di direttive che nell’arco degli ultimi anni coprono gli aspetti relativi alla protezione dei rischi di tipo fisico (rumore, vibrazioni, campi elettromagnetici, radiazioni).Esposizione ad agenti biologici: è la direttiva 54/2000/EC che definisce le linee guida ed i contenuti minimi per i lavoratori esposti a questo tipo di rischio, in riferimento alla classificazione in quattro categorie di appartenenza degli agenti biologici pericolosi.Disposizioni in materia di volume di lavoro, rischi psicosociali e di natura ergonomica; si tratta di due direttive (90/269/EC e 90/270/EC) relative rispettivamente all’esposizione da rischio Videoterminali e Movimentazione manuale dei carichi, con attenzione agli aspetti riguardanti l’ergonomia, la distribuzione dei carichi di lavoro e lo Stress da Lavoro Correlato. Disposizioni specifiche per alcuni settori, in cui si possono identificare una decina di direttive relative a titolo non esaustivo alla tutela delle lavoratrici madri, al lavoro giovanile, alle industrie estrattive e minerarie. E in Italia siamo drammaticamente ancora indietro.

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