La normativa sul golden power funziona. I poteri speciali che il governo può esercitare per tutelare l’interesse nazionale in operazioni economiche e finanziarie svolte in settori strategici hanno dati i loro frutti. Lo certifica la “Relazione al Parlamento in materia di esercizio dei poteri speciali”, pubblicata ieri e presentata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti.
IL TREND IN CRESCITA
Nel periodo analizzato, da luglio 2016 a dicembre 2018, le notifiche pervenute all’esecutivo per le opportune valutazioni sono state 86, facendo registrare un aumento di quasi il 290% rispetto al periodo precedente. Per il comparto della difesa e sicurezza, le notifiche sono state 50, mentre 36 hanno riguardo imprese attive nel campo energetico, dei trasporti e delle telecomunicazioni. Rispetto al precedente periodo, per la prima categoria l’aumento è stato del 357%, mentre per la seconda del 225%. A evidenziare il trend di crescita anche il riferimento annuale. Nel 2017 le notifiche sono state 30, oltre il doppio rispetto a quelle dell’anno prima (14), e inferiori alle 46 registrate nel 2018.
LA RELAZIONE E I POTERI DELL’ESECUTIVO
“Dal confronto con la precedente Relazione del 30 giugno 2016 – si legge nel documento – emerge un trend in ascesa del numero di operazioni straordinarie su attivi strategici portate all’attenzione del governo”. Ciò dimostra “l’accresciuta consapevolezza nel mondo imprenditoriale italiano della rilevanza dei doveri imposti dalla normativa sui poteri speciali, consapevolezza alimentata dalla risonanza mediatica di alcune recenti vicende attinenti l’esercizio dei poteri speciali”. Il riferimento normativo è il decreto legge del 15 marzo 2012, che ha attribuito al governo la possibilità di esercitare poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni. Si tratta di poteri esclusivamente oppositivi, prescrittivi e interdittivi, che spaziano dall’imposizione di specifiche condizioni fino al veto completo.
IL GOLDEN POWER FUNZIONA?
“L’esperienza di questi quattro anni di applicazione della normativa – spiega la Relazione – ha dimostrato che, nel complesso, il sistema italiano in materia di poteri speciali risulta ben strutturato e adeguato rispetto agli interessi pubblici da tutelare”, soprattutto per settori che conservano “un elevatissimo patrimonio di conoscenze tecnologiche”. Così, il giudizio delle amministrazioni coinvolte nell’esercizio dei poteri speciali è presentato come “complessivamente positivo sul buon funzionamento della procedura”, la quale ha dimostrato “essere abbastanza efficace e proporzionata rispetto agli obiettivi perseguiti e agli interessi pubblici che vengono in rilievo nella gestione delle notifiche”. Un apprezzamento riscontrato anche a livello europeo, “grazie ai tempi certi della procedura, alla riservatezza delle informazioni fornite dalle imprese e alle modalità trasparenti e snelle di gestione”.
IL CASO ALTRAN
Nelle 80 pagine della Relazione, vengono passate in rassegna tutte le notifiche rivolte al governo e gli esiti delle diverse valutazioni. Tra i casi di opposizione all’acquisizione di una società c’è quello che ha riguardato l’operazione avanzata dalla francese Altran su Next Ingegneria dei Sistemi. Dopo aver acquisito “ulteriori elementi informativi e integrativi”, è arrivata la proposta di opposizione all’acquisto in ragione dell’attività svolta da Next, “in cui rientrano rapporti contrattuali di natura classificata e a carattere strategico per il sistema di difesa e sicurezza nazionale oggetto di protezione”, spiega la relazione. Il caso fece discutere a novembre 2017, anche perché allora fu legato ai rapporti tra Francia e Italia e al caso (ancora aperto) Fincantieri-Stx.
TRA PRESCIZIONI E MONITORAGGIO
Tra i casi in cui il governo ha invece determinato l’imposizione di specifiche prescrizioni soggette a monitoraggio (senza dunque bloccare l’operazione in toto) figura un altro caso che ha riguardato i rapporti tra Roma e Parigi, quello che tra l’altro fece conoscere al grande pubblico il golden power: l’operazione della francese Vivendi su Tim. Individuata “una minaccia di grave pregiudizio per gli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale”, dal governo arrivarono prescrizioni e condizioni “volte a garantire la continuità delle funzioni connesse alle attività di rilevanza strategica”. Prescrizioni specifiche e monitoraggio sono invece stati imposti per l’acquisizione di Avio (azienda specializzata in lanciatori spaziali) da parte di Space2, Leonardo e In Orbit, operazione che ha anticipato il lancio in Borsa a giugno del 2017 per la società guidata da Giulio Ranzo.
I CINESI SU PIAGGIO AEROSPACE
Esito simile anche per la valutazione che ha riguardato Piaggio Aero, società ligure poi finita in amministrazione straordinaria. Oltre al piano industriale, la notifica al governo ha riguardato il trasferimento alla società cinese PAC-Investments (con sede in Lussemburgo) delle attività relative al velivolo civile P.180, con un iter concluso con provvedimento prescrittivo che ha imposto “specifiche forme di salvaguardia e tutela”, nonché “una serie di misure di monitoraggio e controllo del rispetto delle prescrizioni e condizioni imposte, tramite la costituzione di un apposito Comitato interministeriale”.
L’OPERAZIONE SU VITROCISET
Diversi anche i casi in cui l’esecutivo ha scelto di non esercitare i poteri speciali. È successo ad esempio sull’acquisizione di Vitrociset da parte di Leonardo. Quest’ultima, esercitando il diritto di prelazione sulla base dell’1,46% del capitale posseduto, aveva impedito il perfezionamento dell’acquisizione da parte di Fincantieri e Mer Mec. “L’istruttoria – si legge nella Relazione – ha evidenziato che, dall’operazione notificata, non derivano elementi di grave pregiudizio per il sistema di difesa e sicurezza nazionale”, pur precisando che la cessione delle attività del settore aerospazio di Vitrociset a Telespazio “dovrà essere oggetto di nuova notifica”. Inoltre, ha stabilito l’esecutivo, “l’operazione in esame non deve arrecare alcun pregiudizio alla regolare continuità delle forniture alle amministrazioni dello stato, alla sicurezza delle informazioni e al mantenimento del patrimonio tecnologico”.