La difesa continua a dividere Lega e Movimento 5 Stelle. Dopo gli scontri su crisi libica, chiusura dei porti e linee gerarchiche, il round di Pasquetta tra Matteo Salvini e il ministero guidato da Elisabetta Trenta si è tenuto sul ring della leva obbligatoria.
IL BOTTA E RISPOSTA
“Sono favorevole per la reintroduzione del servizio militare in Italia”, ha detto il vice premier e ministro dell’Interno durante un rapido comizio a Pinzolo, località trentina in cui sta trascorrendo alcuni giorni di vacanza. Pressoché immediata la risposta di palazzo Baracchini: “Pensiamo al futuro, non al passato”. Del resto, aggiunge il ministero della Difesa, “il ministro Trenta è già stato molto chiaro: il ritorno alla leva obbligatoria è un’idea romantica ma inapplicabile, visto che le dinamiche sono cambiate e oggi il Paese vanta dei professionisti tra le Forze armate”.
LA LINEA DEL MINISTRO
Una linea espressa a più riprese negli scorsi mesi direttamente dal ministro Trenta, come d’altra parte già Salvini aveva palesato spesso il proprio apprezzamento per l’idea di reintrodurre la leva obbligatoria. Un nuovo round che è già stato giocato più volte dunque, ma che dopo la settimana di duri scontri su Libia e competenze sui porti appare decisamente più frizzante. A gennaio, la titolare della Difesa aveva già spiegato che “abbiamo un esercito di professionisti che deve restare tale e non abbiamo neanche le caserme, le risorse, ma soprattutto non c’è la necessità”.
“UN’IDEA ROMANTICA”
Ancora prima, a ottobre, di fronte a oltre 450 studenti a Ostia, la Trenta era stata ancora più specifica. La scelta di eliminare il servizio militare è stata “fondata su molteplici considerazioni; una scelta nata sicuramente dalla constatazione che è cambiato il nemico, è cambiata la percezione dell’avversario che poteva invadere l’Italia e dunque la necessità di avere tantissimi giovani pronti”. Certo, ha detto la Trenta, “c’è un certo fascino nella leva, anche perché è stata un momento importante in cui i giovani si rendevano conto di cosa significasse dare un po’ del proprio tempo per il Paese”. Eppure, “questo lo si può fare anche con il volontariato o con il servizio civile”.
L’APPELLO DI D’UVA
Supporto alla linea del ministro Trenta è arrivato dal capogruppo del M5S a Montecitorio Francesco D’Uva. “Calma e sangue freddo – ha cinguettato via Twitter – non spariamola ogni giorno”. Sulla leva obbligatoria “non c’è nulla da discutere – ha aggiunto il deputato – non si torna indietro”. Poi, un appello a ritrovare l’unità della maggioranza: “andiamo avanti con il contratto realizzando tutti punti; e facciamolo in maniera costruttiva, senza deludere la fiducia degli italiani”.
LA CRISI DELLA SCORSA SETTIMANA
E se la Pasquetta è stata piuttosto fredda tra Salvini e Trenta, la Settimana Santa era già apparsa gelida. La direttiva del Viminale sull’eventuale chiusura dei porti in vista dell’imminente incremento del flusso migratorio dalla Libia aveva provocato “l’irritazione” dello Stato maggiore della Difesa, arrivato a parlare di “ingerenza e pressione impropria”. E mentre Salvini rilanciava l’allarme terrorismo tra i migranti, la Trenta spiegava di “non vaneggiare come altri”. Immediata arrivava la risposta del sottosegretario leghista Raffaele Volpi: “Qui non vaneggia proprio nessuno, ogni giorno facciamo uno sforzo di comprensione, la ministra rifletta sulle sue capacità di confronto sereno”.
IL PARERE DI ARPINO…
Nel frattempo, entrando nel merito dell’ultima questione, già nelle precedenti puntate il botta e risposta tra il leader leghista e il ministro Trenta sulla leva obbligatoria aveva messo a lavoro esperti e addetti ai lavori. Formiche aveva chiesto un parere al generale Mario Arpino, già capo di Stato maggiore della Difesa. “Il ripristino della leva tout court – ci aveva spiegato – non sarebbe la soluzione, ma solo una grave erosione di capacità operativa e di specializzazione tecnica”. Eppure, aggiungeva, “Salvini sa bene di non poter chiedere uno status quo ante, ed infatti non lo chiede.; cerca solo di dare spazio a voci che chiedono qualcosa di alternativo al nulla che oggi lo Stato chiede ai giovani, e che in molti casi nemmeno le famiglie, che, assieme alla scuola, avrebbero il compito primario dell’educazione, riescono più a compensare”.
…E DI BERTOLINI
Una linea più vicina alla proposta di Salvini era invece stata espressa dal generale Marco Bertolini, già comandante del comando operativo di vertice interforze (Coi) e della Brigata Folgore che la scorsa settimana ha annunciato di scendere in campo con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. “Una seppur limitata disponibilità di militari di leva, anche ridotta a sei mesi per un numero minimo di reggimenti di fanteria, potrebbe essere utilmente impiegata in ruoli per cui la preparazione dei professionisti delle nostre unità operative è eccessiva”. In questo modo, rimarcava il generale Bertolini, “si potrebbe contemperare l’esigenza di supportare le nostre Forze di Polizia o la Protezione Civile in patria con personale di medio livello addestrativo, ma comunque adeguato a quello che viene loro richiesto, lasciando a quelle più operative la possibilità di prepararsi per gli impegni più significativi”.