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Manette per Guaidò? Cosa succederà dopo la revoca dell’immunità

Nuovo colpo del regime contro il presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó. Mentre gran parte dei venezuelani è ancora al buio e il Paese soffre per il mancato servizio di acqua corrente, Nicolás Maduro continua ad impegnarsi per rendere inagibile politicamente il presidente dell’Assemblea Nazionale e leader dell’opposizione.

L’ultima mossa arriva dall’Assemblea Costituente del Venezuela, un Parlamento parallelo creato da Maduro dopo avere perso la maggioranza nell’organo legislativo originale nel 2015. I parlamentari pro-Maduro – non eletti democraticamente, ma nominati dallo stesso – hanno revocato l’immunità di Guaidó, autorizzando le autorità (sempre nominate da Maduro) di procedere con l’indagine per usurpazione di funzioni.

Il capo dell’Assemblea costituente, Diosdado Cabello (che secondo il New York Times è indagato per narcotraffico negli Stati Uniti) ha annunciato la decisione di autorizzare la Corte suprema ad arrestare Guaidó.

Il leader dell’opposizione è consapevole del rischio. Sa di poter essere arrestato in qualsiasi momento dalla Corte Suprema del Venezuela. Dopo l’annuncio di Cabello, Guaidó ha parlato ai giornalisti per denunciare che può essere rapito da simpatizzanti del regime. La moglie, Fabiana Rosales, ricevuta la scorsa settimana da Donald e Melania Trump, ha dichiarato che teme per la vita di suo marito, “il vero presidente del Venezuela”.

Tuttavia, Guaidó non si fermerà. Ieri ha detto che continuerà a lavorare nonostante rischi e minacce. Il procedimento contro di lui andrà avanti, ma “in ogni caso, non torneremo indietro. Domani abbiamo una giornata di lavoro, continueremo ad agire e a parlare con il popolo venezuelano”.

Tra le accuse contro Guaidó ci sono anche i viaggi all’estero, nonostante il divieto di uscire dal Paese. Secondo la Corte dei conti del Venezuela, “ha fatto 91 viaggi fuori dal Venezuela con un costo che supera i 310 milioni di bolívares (circa 94mila dollari), senza giustificare la fonte di ingresso”. Per questo motivo è stata aperta un’altra inchiesta contro il deputato per finanziamento internazionale.

Per gli Stati Uniti, Paese che riconosce e sostiene Guaidó come presidente del governo transitorio del Venezuela, l’inagibilità politica è una misura “ridicola” da parte della dittatura di Maduro, secondo le dichiarazioni del portavoce del Dipartimento di Stato americano, Robert Palladino.

Il governo di Donald Trump ha deciso di portare avanti la pressione economica e diplomatica contro il regime di Maduro, per costringerlo a lasciare il potere e ripristinare il sistema democratico in Venezuela. Il vicepresidente americano, Mike Pence (nella foto con Guaidó e il presidente colombiano Ivan Duque), ha incontrato familiari di ex dirigenti del settore petrolifero venezuelano arrestati nel 2017. E ha spiegato che gli Usa continueranno con la pressione “non solo per la liberazione immediata dei sei dirigenti agli arresti – cinque dei quali hanno doppia cittadinanza venezuelana e statunitense -, ma anche di lasciare libero il popolo venezuelano”. Gli Usa prenderanno azioni anche “contro Cuba, che continua a fornire personale e aiuti alla dittatura venezuelana”.

Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, non sarà presente alla riunione dei ministri degli Esteri del G7 prevista per il 5 e il 6 aprile in Francia. Al suo posto ci sarà il vice-segretario di Stato, John Sullivan. In un comunicato ufficiale diffuso dal Dipartimento di Stato americano si legge che il rappresentante degli Stati Uniti discuterà con i suoi colleghi di diverse questioni, tra cui l’aggravarsi della crisi in Venezuela.



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