“Il vecchio colore della Guerra fredda è tornato”. Parola di Nikolaj Patrushev, il segretario del Consiglio russo di sicurezza che ha aperto questa mattina l’annuale Conferenza internazionale sulla sicurezza in scena a Mosca (Mcis), preceduto dal video messaggio inaugurale di Vladimir Putin. Di fronte al gotha della Difesa nazionale e a numerosi rappresentanti di altri Paesi, tra cui 35 ministri, il Cremlino presenta al mondo la sua postura internazionale, condita (come di consueto) dai riferimenti alle nuove e avanzate armi in suo possesso. Non a caso, l’avvio della conferenza è stato preceduto ieri dal varo di Belgorod il sottomarino a propulsione nucleare che entro la fine dell’anno potrebbe essere in grado di lanciare il nuovissimo drone subacqueo Poseidon.
PENETRARE LO SCUDO ANTI-MISSILE USA
Non è una novità che le grandi conferenze russe sui temi della difesa e della sicurezza siano accompagnate dalle presentazioni dei nuovi “giocattoli” del presidente Putin. D’altra parte, in un evento in cui Mosca si dichiara tutt’altro che incline ad abbandonare il gioco delle superpotenze e la competizione con Washington, non può esimersi dal confermare la sua politica d’armamento come componente essenziale della politica estera. Lo ha spiegato lo stesso ministro della Difesa Sergei Shoigu, rispendendo tra le righe al mittente americano le responsabilità sulla fine del trattato nucleare Inf e chiarendo che gli avanzamenti missilistici russi sono in grado di superare qualsiasi sistema di difesa.
I SISTEMI AMERICANI
“La difesa missilistica – ha spiegato Shoigu – non sarà mai in grado di fornire il 100% di protezione delle strutture; i mezzi per il superamento della difesa missilistica possono essere sviluppati e messi in servizio in breve tempo e la Federazione Russa ha assolto questo compito”. In ogni caso, ha anche ammesso, “la natura destabilizzante della difesa missilistica è ovvia”. Un riferimento che non è apparso casuale dopo le rimostranze di Mosca sull’annuncio di Stati Uniti e Alleanza Atlantica circa il potenziamento del sistema americano Aegis Ashore dispiegato in Romania (e in prospettiva in Polonia). Tra l’altro, mentre l’Aegis sarà fuori servizio per l’aggiornamento, la copertura sarà assicurata “per diverse settimane” dal dispiegamento temporaneo di un sistema Thaad, che però è in grado di intercettare anche i missili endo-atmosferici (e non solo quelli eso). “Sarà focalizzato sulle minacce potenziali che arrivano dall’esterno dell’aerea euro-atlantica”, ha spiegando la Nato chiarendo i potenziali target.
IL NUOVO SOTTOMARINO
La nuova risposta del Cremlino è arrivata con il varo del sottomarino a propulsione nucleare Belgorod il primo in grado di trasportare i siluri strategici Poseidon anch’essi a propulsione nucleare. Nonostante i pochi dettagli, secondo quanto riportato a gran voce dai media russi già a dicembre (quando sono partiti i test), il Poseidon si configurerebbe come una sorta di drone capace di viaggiare in profondità e ad elevate velocità, trasportando testate nucleari o convenzionali. Il sottomarino Belgorod che li trasporterà (si dice fino a sei), dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno per dedicare poi il 2020 ai test navali fino alla consegna alla Marina russa, fanno sapere da Mosca. Da segnalare che il varo è avvenuto presso il cantiere Sevmash di Severodvinsk, nel nord della Russia occidentale, in quelle acque dell’Artico che sono ritenute dagli esperti “la nuova frontiera” per la competizione internazionale. Non a caso, nel suo intervento, il generale Valery Gerasimov, capo delle Forze armate russe, ha criticato l’aumento della pressione della Nato che Mosca starebbe riscontrando nell’area.
LA MISSILISTICA SECONDO MOSCA
Oltre al Belgorod e ai siluri Poseidon, la Difesa russa è da tempo a lavoro su altri sistemi missilistici, puntando tutto sugli assetti di offesa per assicurarsi il mantenimento dell’equilibrio strategico. “Per Mosca – ci ha spiegato Paolo Crippa, analista del desk Difesa e sicurezza del Centro studi internazionali – i missili rappresentano una tecnologia più cost effective rispetto ad esempio a un aereo che è più complesso da realizzare e che consente, a livello strategico, una minore power projection”. Difatti, Paesi che non hanno possibilità di spesa enormi proprio come la Russia (ricordiamo che Mosca ha “un Pil inferiore a quello italiano e che ha ridotto il bilancio della Difesa del 20% nell’ultimo anno”) preferiscono “investire sui missili, così da avere uno strumento strategico più efficace, anche a livello di costi”.
…E LA PLANATA IPERSONICA
Ne è un esempio l’Avangard, il missile a planata ipersonica testato lo scorso dicembre e presentato da Putin come “un grande regalo per l’anno nuovo per tutto il Paese”. Il vettore sarebbe in grado di superare l’atmosfera, di rientrarvi a velocità ipersonica e di compiere manovre imprevedibili trasportando testate nucleari, il tutto senza incidere su precisione e manovrabilità. “Il missile – spiega il Cremlino – è progettato per eludere radar e sistemi di difesa missilistica, potendo efficacemente superare tutti i sistemi esistenti e futuri”. Già nel 2019, notava il presidente Putin, “il sistema Avangard sarà messo in servizio; un reggimento sarà addestrato per il suo impiego in combattimento”.
LE ALTRE ARMI DI PUTIN
Seppur in fase di test, il vettore si è ormai aggiunto alla lista dei nuovi e sofisticati sistemi d’arma annunciati a marzo dello scorso anno dal presidente. E per chi li descriveva come semplici proclami propagandistici, mostrando scetticismo sul reale stato di avanzamento di questi programmi, a distanza di pochi giorni alle parole di Putin erano seguiti i fatti. E così, era giunto improvviso il test del “pugnale” (il Khinzal), missile da crociera aviolanciato e ipersonico, definito “invincibile”. A stretto giro era arrivato anche il nuovo test del missile balistico più che intercontinentale Satan 2, il cui nome descrive bene le potenzialità di un vettore a gittata pressoché illimitata e dotato di tecnologia Mirv (testate multiple e indipendenti, da 10 a 24).
LA RISPOSTA USA
Di fronte a tutto questo, dagli addetti ai lavori statunitensi sono arrivati negli ultimi mesi diversi avvertimenti sui ritardi che l’America avrebbe accumulato rispetto ai competitor, in particolare proprio sulla missilistica. Non è un caso che la tanto attesa Missile defense review (Mdr), presentata a fine gennaio da Donald Trump e dal segretario alla Difesa pro tempore Patrick Shanahan, individui nella competizione con Mosca e Pechino la principale sfida, spingendo per un generale rinnovamento delle capacità di offesa (puntando sull’ipersonica) e di difesa, compresa una nuova infrastruttura spaziale di sensori e intercettori. Da questo punto di vista ci sono pochi dubbi; ha ragione Nikolaj Patrushev: “Il vecchio colore della Guerra fredda è tornato”. O forse non è mai scomparso.