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Siamo in recessione e con il Def ripartirà l’altalena dello spread. Noi pronti per un nuovo governo. Parla Lucaselli (Fd’I)

“L’Ocse ha scoperto l’acqua calda, sono mesi che denunciamo il malessere economico dell’Italia ma il vero problema è che al governo fanno finta di nulla e adesso in previsione del Def racconteranno ancora che tutto va bene”. Ylenia Lucaselli, pugliese, 42 anni, imprenditrice, deputata di Fratelli d’Italia, membro della Commissione Bilancio lo dice chiaramente: “La più alta forma d’intelligenza è rendersi conto di aver sbagliato, ammettere l’errore e porvi rimedio. Ma questo non accadrà e temo che l’altalena dello spread possa ricominciare a partire perché avremo un Documento di Economia e Finanza che sarà ancora una volta una specie di libro dei sogni”.

E cosa bisogna fare?

Fermarsi e ammettere la realtà, che siamo in recessione e che ci vuole un vero e proprio shock per l’economia, altrimenti non ne usciamo. Anche lo scorso ottobre quando il governo andò in Europa per mercanteggiare sul deficit alla fine non propose nulla di strategico, eppure poteva vista la tragedia di Genova e il ponte Morandi insistere per un grande piano per le infrastrutture. Potevamo chiedere all’Unione europea una “golden rule” di scomputare la spesa per infrastrutture dal calcolo del deficit ai fini del Patto di Stabilità. Ma invece abbiamo insistito con il reddito di cittadinanza…

Perché è così critica con l’esecutivo?

Le parlo da imprenditrice prima ancora che da politica. Seguo un settore particolare che è quello del vino. Il nostro made in italy oggi forse è la risorsa maggiore che abbiamo ma che non riusciamo a valorizzare. Ebbene quando un’azienda pensa ad un piano di sviluppo ha in testa sempre un arco temporale di medio e lungo termine. L’Azienda Italia dovrebbe essere governata così e invece manca completamente la progettualità, ci si concentra sull’oggi invece di avere una visione su come davvero si debba cambiare questo Paese.

Il governo le risponde che hanno messo in campo il reddito di cittadinanza e Quota 100, misure che aiuteranno la crescita…

Ma non è così. La prima è solo una misura assistenziale, fatta con urgenza e solo in chiave elettorale e vede già i primi precari che saranno proprio i navigator che dovranno offrire lavoro – ma quale lavoro? – a chi richiede il sussidio. Anche per Quota 100 si dà per scontato un certo automatismo: fuori gli anziani, si dice, dentro i giovani. Ma non è così. Nel privato se va via un mio dirigente non è detto che lo sostituisco o che trovo facilmente una persona con un determinato curriculum. Nel pubblico, poi, ci sono i concorsi, le graduatorie e i tempi della burocrazia che noi conosciamo purtroppo benissimo. Dove sta questo turn over?

E quindi?

In Italia ci vorrebbe una cura alla Donald Trump. Abbattimento del cuneo fiscale, dei costi per le imprese e riduzione delle tasse per le famiglie. Non solo. Accanto alla politica fiscale ci vorrebbe un rilancio delle infrastrutture – il nostro è un paese vecchio in questo senso – e un piano per l’attrazione degli investimenti esteri che servirebbero a rilanciare anche il nostro tessuto produttivo.

D’accordo ma come realizzarlo? Servirebbe un altro governo…

Se questo esecutivo dovesse cessare noi saremo l’alleato ideale per la Lega per togliersi dalla morsa del M5S che nella politica economica, si è visto, non sanno cosa dire.

Ma la staccherà la spina secondo lei?

Posso solo dire che Fratelli d’Italia in questo caso sarebbe per Salvini un punto di riferimento, per formare un nuovo governo che abbia a cuore l’Italia produttiva e che faccia soprattutto le tante cose che sono state promesse in campagna elettorale e che non sono state mantenute.

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