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Per l’Ocse la nostra economia è sotto zero. Ecco le raccomandazioni di Gurria per superare lo stallo

Una serie di raccomandazioni per l’Italia, destinata a non crescere (-0,2%) nel 2019 ma che potrebbe invertire la marcia (+0,5% nel 2020) qualora si puntasse con determinazione sull’aumento della produttività e del sostegno alle imprese. È il quadro che è emerso dalla presentazione del Rapporto Ocse Economic Survey of Italy 2019 illustrato dal Segretario Generale, Angel Gurria e dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Sono tre, in particolare, i capitoli su cui insiste l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: stimolare una crescita sostenuta e inclusiva, elaborare un programma pluriennale di riforme istituzionali, economiche e sociali e non abrogare le importanti misure adottate negli ultimi anni (il Jobs Act dal 2015 ha fatto aumentare l’occupazione di 3 punti percentuali).

Per Gurria è importante soprattutto “stabilire un piano di bilancio a medio termine nel quadro del Patto di Crescita dell’Unione Europea, mirato all’aumento costante dell’avanzo primario, continuando ad attuare riforme a sostegno della produttività, tra cui provvedimenti per rendere il sistema giudiziario più efficiente tramite il miglioramento delle procedure amministrative e un più ampio ricorso a sistemi alternativi di risoluzione delle controversie”. Ma non solo. L’Ocse si augura che vengano “applicate pienamente le riforme delle banche popolari e cooperative” e di “completare la riforma del regime di insolvenza” arrivando anche “ad abrogare le modifiche alle regole sul pensionamento anticipato introdotte nel 2019 e mantenere il nesso tra l’età pensionabile e la speranza di vita”. Una bocciatura, quindi della tanto sbandierata quota 100, voluta soprattutto dalla Lega di Matteo Salvini. “L’abbassamento dell’età pensionabile a 62 anni con almeno 38 anni di contributi rallenterà la crescita nel medio termine – si legge nel Rapporto – riducendo l’occupazione tra le persone anziane e, se non applicata in modo equo aumenterà la diseguaglianza intergenerazionale e farà aumentare il debito pubblico”. Ha detto molto chiaramente Gurria in conferenza stampa: “Una marcia indietro sul regime di pensionamento anticipato introdotto con ‘Quota 100″ consentirebbe di liberare risorse per 40 miliardi di euro da qui al 2025”.

Ma le critiche arrivano anche per il Reddito di cittadinanza che “rischia di incoraggiare l’occupazione informale e di creare trappole della povertà”. L’Italia ha spiegato in numero uno dell’Ocse “continua ad affrontare significativi problemi in campo economico e sociale e per risolverli è necessario adottare una serie di riforme pluriennali per favorire una crescita più solida e inclusiva e ripristinare la fiducia nella capacità di riforma” magari semplificando gli “aspetti più complessi del codice degli appalti pubblici, preservando però i poteri dell’autorità anticorruzione”. Sono i dati economici quelli che fotografano un’Italia ferma – “in stallo” ha detto il numero uno dell’Ocse – che si appresta tra qualche giorno a varare il Documento di Economia e Finanza. Per l’Ocse “il pil italiano dovrebbe registrare una contrazione dello 0,2% nel 2019 e un aumento dello 0,5% nel 2020 (sempre se si avvia un piano di risanamento). La politica di bilancio espansiva e una debole crescita faranno lievitare anche il disavanzo delle finanze pubbliche, che passerà dal 2,1% del pil nel 2018 al 2,5% nel 2019 e al 3% nel 2020”. Il segretario generale dell’Ocse ha parlato anche della salute del settore bancario che “è strettamente connessa alla finanza pubblica e ai suoi effetti sui rendimenti dei titoli di stato: rendimenti dei titoli di stato più bassi contribuirebbero a preservare la stabilità del settore bancario”, anche perché il nostro Paese ha un debito pubblico superiore al 130% del Pil e la sua riduzione dovrebbe essere “una priorità” per l’attuale governo gialloverde.

E il governo come ha risposto? Il ministro Giovanni Tria accanto a Gurria per la presentazione non è apparso affatto sorpreso per i numeri dell’Ocse, una doccia che non è poi stata così tanto fredda e ha lanciato una frecciata ai precedenti esecutivi: “È più facile fare le riforme quando tutto va bene e forse ne abbiamo approfittato poco in Italia, quando l’economia globale andava meglio”. “Condivido la necessità a tenere presente gli aspetti indicati dall’Ocse nel suo rapporto – ha detto ancora il ministro – e ricordo come ne abbiamo tenuto conto fino ad oggi, ad esempio, nella scelta del reddito di cittadinanza, siamo intervenuti sulla parte più fragile della forza lavoro italiana. Il reddito di cittadinanza è stato concepito con il duplice intento di consentire alla popolazione a rischio di emarginazione sociale di entrare nel mercato del lavoro e aumentarne la propensione al consumo”.
Un ministro che ha difeso anche Quota 100, definendo l’intervento sul sistema pensionistico “una misura sperimentale perché serve ad affrontare un problema di transizione” sul mercato del lavoro. “La riforma Fornero – ha aggiunto – “ha creato problemi di transizione con ricadute di equità sociale ma anche con una interruzione del turn over naturale della forza lavoro, rallentando anche il turn over delle competenze”. E ai gufi – come li chiamava Matteo Renzi e oggi anche Matteo Salvini – il ministro Tria ha ribadito che il governo sta lavorando al Decreto per la crescita che potrebbe arrivare già in settimana e che si stanno “adottando tutte le misure per contenere il rallentamento e tenerci in area crescita positiva anche nel 2019. Manterremo gli obiettivi di deficit” ha concluso.


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