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Roberto Scrivo. Parliamo di interessi di parte

Alcuni lobbisti sono stati da entrambi i lati della barricata. Hanno lavorato per le istituzioni e per le aziende. Sono stati dal lato di chi incontra i rappresentanti di un interesse, ma hanno anche svolto il ruolo di portatori di un interesse. È il caso di Roberto Scrivo, che oggi è a capo dei rapporti istituzionali di Sky mentre, in passato, è stato responsabile della segreteria tecnica di un ministro. Lo abbiamo intervistato per la rubrica di Telos A&S #LobbyNonOlet. “Quando ero nelle istituzioni mi capitava frequentemente di ricevere i lobbisti. Ho sempre avuto un approccio molto aperto nei confronti di chi voleva esporre una posizione di parte, nel senso che non ho mai avuto la pretesa di avere già le soluzioni in tasca per le scelte che eravamo chiamati a fare”. Guarda il video.

Nelle occasioni in cui a noi lobbisti capita di spiegare che cos’è la lobby e pronunciamo l’espressione “posizione di parte” notiamo nasi che si arricciano e occhi che si stringono. Come se il fatto che un interesse sia di parte lo renda meno legittimo e presentabile. In realtà è esattamente il contrario. Ti puoi fidare di un lobbista proprio quando chiarisce che l’interesse che rappresenta appartiene all’azienda X, o al settore Y e lo dichiara fin dal principio. Ma il bravo lobbista sa che il decisore pubblico non può e non deve produrre norme solo per X, ma deve andare incontro all’interesse della collettività. Scrivo illustra il concetto: “Quando ricevevo i lobbisti, la cosa che più mi colpiva era la trasparenza, cioè il fatto che le persone presentassero i loro messaggi come messaggi di una parte, e soprattutto quando mi facevano capire che quella poteva essere un’opportunità per costruire delle soluzioni nell’interesse generale”.

È questo il passaggio chiave del nostro mestiere. L’interesse particolare deve avere il respiro di un interesse generale. Roberto Scrivo chiarisce il punto parlando di “neutralità tecnologica”, applicata al settore della televisione nel quale Sky opera: “Dal punto di vista legislativo noi non abbiamo esercitato una pressione per favorire una tecnologia piuttosto che un’altra”. L’approccio di Sky è stato piuttosto incentrato sul destinatario, ossia il fruitore dell’offerta televisiva, cercando “soluzioni normative affinché le preferenze delle persone potessero prevalere”.

L’esperienza di Sky mi aiuta ad approfondire uno degli aspetti più interessanti del mestiere del lobbista, che è ben lontano dal marketing. Provo a spiegarmi. Nel marketing ci si concentra sui vantaggi di una singola azienda; nel lobbying, sulle esigenze di un intero settore, anche avvantaggiando i concorrenti. Per qualche committente è duro da accettare. Ma è così.

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