Devo dire che sono sempre stato molto critico su Roberto Saviano, come credo che lo sia una fetta ampia di italiani a cui non sta simpatico. Mentre un’altra fetta, altrettanto ampia, lo considera un proprio nume tutelare. Eppure la proposta di Nicola Zingaretti di candidarlo come capolista al Sud nel Pd per le europee non mi dispiace. Serve a dissipare, almeno in parte, un equivoco, è un elemento di chiarificazione.
Saviano infatti non è a mio avviso un grande scrittore, ma il prodotto di una strategia mediatica (ne sia stato all’origine consapevole o meno poco importa) che, basandosi sulla retorica dell’antimafia, ha servito a sopire a buon mercato le esigenze di rassicurazione e tranquillità che animano le coscienze dei molti. Impauriti dal mondo e orfani di quelle che Francois Lyotard chiamava le “grandi narrazioni”, cioè le ideologie che fino a ieri davano un senso alla realtà e una prospettiva al nostro agire collettivo, gli uomini del nostro tempo cercano interpreti riconoscibili dei buoni sentimenti e delle giuste cause.
Questi interpreti, in quanto individuati come esempi di “eroismo civico”, vengono sottratti o affrancati da ogni critica specifica al loro operato: chi osa farlo viene automaticamente denigrato e identificato come un essere immorale. Sui buoni sentimenti e le giuste cause agisce in conseguenza il grande mercato globale dell’editoria mainstream, rigorosamente di sinistra, pronto a sfruttare a fini commerciali la situazione. Molta parte degli intellettuali più conosciuti a livello globale sono, come appunto Saviano, prodotto di questo vero e proprio star system.
Il filosofo Alessandro Dal Lago, vicino alle posizioni della sinistra antagonista, e quindi non sospetto politicamente, individuò subito queste caratteristiche del fenomeno Saviano nel suo “Eroi di carta. Gomorra e altre epopee”, pubblicato dalle Edizioni de “Il Manifesto” nel 2010. Non meraviglia perciò che Zingaretti abbia pensato a lui, soprattutto oggi che la politica è sempre più legata al mondo dell’immagine e dell’intrattenimento.
Quanto a Saviano, qualora accettasse la candidatura, sarebbe visto dai più finalmente per quello che effettivamente a mio avviso è: un uomo di immagine che fa politica scrivendo, e non un grande scrittore che per puro caso è costretto a occuparsi di politica.