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Boom di spese militari, si torna ai livelli della Guerra fredda. In testa Usa e Cina

La competizione globale è tra Stati Uniti e Cina. Altre potenze come Arabia Saudita, India e Russia conservano ambizioni di tutto rispetto, anche ben oltre le tradizionali sfere di proiezione, ma è tra Washington e Pechino che si gioca il match determinante. Lo certifica l’autorevole Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), che ha rilasciato il report annuale sulle spese militari mondiali. Nel 2018 si sono spesi globalmente 1.822 miliardi di dollari per la difesa, in aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente, con la conferma di un trend di crescita cui non si assisteva dai tempi della guerra fredda. Nel Vecchio continente, a farla da padrone è la Francia.

I TREND GLOBALI

Particolarmente significativa risulta l’analisi dei trend decennali. Dal 2009, i Paesi che hanno maggiormente incrementato la propria spesa per la difesa sono la Cina (+83%) e Turchia (+65%). Poi, ci sono le altre economie considerate “emergenti” fino a qualche anno fa, tra cui il Brasile, l’India, l’Arabia Saudita e la Corea del Sud, seguite da Francia, Germania e Giappone. L’incremento annuale regionale più significativo riguarda il continente americano (+4,4%), seguito da Oceania e Asia (entrambe a +3,3). Per il continente asiatico si tratta del trentesimo anno consecutivo di crescita, trainata da Cina e India, con l’assertività di Pechino che impatta pure su praticamente tutti i Paesi del sud-est asiatico e non solo, spingendo da anni i loro budget militari. Scende ancora la spesa africana, mentre torna a crescere quella europea (+1,4% rispetto al 2017, seppur con l’est del continente in calo). In Medio Oriente, pur con alcuni Paesi mancanti, la spesa diminuisce dell’1,9% in linea con un trend decennale piuttosto alterno su cui influisce soprattutto l’andamento del prezzo del petrolio.

STATI UNITI, CINA E ARABIA SAUDITA

Nessuna novità sul podio. A trainare i numeri ci sono ancora una volta gli Stati Uniti, indiscutibilmente in testa alla classifica Sipri con 649 miliardi di dollari, pari al 3,2% del proprio Pil e al 36% della spesa globale nella difesa. Un dato su cui pesa senza dubbio la spinta impressa da Donald Trump al budget nazionale, con un considerevole aumento rispetto al 2017, quando gli Usa spesero 610 miliardi (allora era il 3,5% del Pil). Al secondo posto un’altra conferma: la Cina, con 250 miliardi di dollari (qui si tratta di una stima), in aumento dai 228 miliardi dell’anno prima. In realtà, Sipri nota anche l’aumento annuale (del 5%) è stato il più contenuto dal 1995 per via del legame che il Dragone mantiene tra crescita economica e spesa militare. A occupare il terzo gradino del podio c’è poi l’Arabia Saudita, che incrementa la propria spesa per la difesa arrivando a sfiorare i 68 miliardi di dollari, pari all’8,8% del proprio Pil, eppure in leggero calo rispetto al 2017. Qui, a pesare è soprattutto il potenziamento del settore predisposto dall’erede al trono Mohammed Bin Salman con la sua Vision 2030, il cui obiettivo è sviluppare per intero il comparto nazionale.

LA DISCESA RUSSA

Dopo il terzetto di partenza, spicca la scivolata di Mosca, che passa dal quarto al sesto posto, superata da India e Francia. Per Nuova Delhi i miliardi spesi sono 66,5 (il 2,4% del Pil), con una crescita che conferma le aspirazioni da potenza più che regionale, ben oltre il tradizionale confronto con il Pakistan (ventesimo in classifica con 11,4 miliardi). Segue Parigi, con 63,8 miliardi dollari (il 2,3% del Pil), in aumento di ben 6 miliardi rispetto al 2017, quando il governo transalpino annunciò un nuovo piano di generale rinnovamento del proprio strumento militare. Continua poi la discesa dell’Orso russo, terzo nel 2016 e quarto nel 2017. I miliardi spesi da Mosca sono 61,4, circa il 4% del Pil e comunque in trend positivo (+27%) rispetto ai dati di dieci anni fa. Seguono il Regno Unito (50 miliardi di dollari, 1,8% del Pil) e la Germania (49,5 miliardi, 1,2% del Pil), che supera il Giappone, scivolato in nona posizione (46,6 miliardi, 2,3% del Pil).

LA POSIZIONE ITALIANA

Il nostro Paese guadagna due posizioni, passando dalla 13esima all’undicesima, complici soprattutto il calo della spesa di Brasile e Australia. D’altra parte, anche per l’Italia il report Sipri attesta una significativa riduzione dagli oltre 29 miliardi del 2017 ai 27,8 del 2018, pari all’1,3% del Pil. Nei dati dell’anno scorso, il rapporto sul prodotto interno lordo si attestava all’1,5%. Ora la scivolata non promette bene, soprattutto rispetto all’impegno Nato a spendere il 2% entro il 2024, tra l’altro con dei riferimenti ben diversi nei conti dell’Alleanza Atlantica (per cui l’Italia sta all’1,15%). Da registrare la riduzione della spesa italiana dai livelli di spesa del 2019, pari al 14%, un calo superato nei primi 15 Paesi della classifica solo da quello statunitense e britannico (entrambi a -17%).

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