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Torre Maura, l’indignazione e l’autoassoluzione di massa

Oggi, dopo il terrificante episodio dell’altro ieri, a Torre Maura sono continuati i confronti a muso duro fra alcuni residenti e i giornalisti. Gli inviati nel quartiere in cui, cerchiamo di non dimenticarlo, è andata in scena una delle più brutte manifestazioni degli ultimi anni nel nostro Paese, sono stati accolti dalla rabbia dei residenti, offesi dall’immagine che sarebbe stata loro cucita addosso dalla stampa.

Una rabbia del tutto comprensibile, se non fosse che eguale indignazione non sia stata riservata all’indegna gazzarra razzista, messa in piedi da soggetti che sono arrivati a vantarsi di definirsi fascisti.

Se è limpido come il sole che nessuno di noi, tra chi scrive e chi legge, vorrebbe mai trovarsi a vivere nei pressi di un campo rom, dovrebbe essere altrettanto cristallino il rifiuto totale e perentorio di qualsiasi atteggiamento, anche solo lontanamente paragonabile all’indecenza dell’altro giorno. Che dei rispettabilissimi cittadini, oggi offesi con i giornalisti immancabilmente venduti ai poteri forti, non abbiano sentito il dovere civico e morale di distinguersi dalle urla ignobili e belluine di certi manifestanti, è indecente.

Indecente come calpestare il pane, gesto giustamente bollato come “sacrilego” da quel profondo conoscitore dell’evoluzione della società umana che è il professor Marino Niola. Neppure le più ripugnanti urla (si è arrivati a invocare il fuoco…), nei confronti e in presenza di bambini, hanno scosso queste sensibili coscienze.

Prontissime, però, a ribellarsi oggi al quarto potere. Evidentemente considerato il vero colpevole dello sfacelo morale a cui abbiamo assistito. Un’autoassoluzione di massa, che dice moltissimo di tempi pericolosamente superficiali e insensibili.


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