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Quanto si somigliano le crisi di Libia e Venezuela

Il Venezuela come la Libia? Così lontani ma (purtroppo) così simili. Almeno agli occhi degli altri, vista la crisi degli ultimi mesi. Ieri a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato che la strategia italiana per la Libia è sullo stesso binario di quella per il Paese sudamericano: “ […] Rispettosa delle comunità locali e affidata alla diplomazia, è la stessa che perseguiamo in Venezuela, dove il mio consigliere diplomatico è in missione con il nunzio apostolico per dialogare con le parti in conflitto e cercare di risolvere una crisi umanitaria, secondo una prospettiva che porti a elezioni presidenziali trasparenti e credibili quanto prima. Questa è la vocazione tradizionale dell’Italia e noi la stiamo pervicacemente perseguendo”.

Dal 23 gennaio, lo scontro politico ed istituzionale del Venezuela è degenerato. Già dal 2015, quando il partito di governo Psuv perse la maggioranza parlamentare, il regime di Maduro decise di inaugurare un altro parlamento senza passare per il consenso popolare.

A seguito delle irregolarità registrate nel processo elettorale del 20 maggio del 2018, il Parlamento venezuelano ha applicato l’articolo 233 della Costituzione Nazionale che prevede la nomina di un presidente ad interim, fino a nuove elezioni, in caso di usurpazione di potere. Ma Nicolás Maduro non ha voluto sottoporsi ad un nuovo voto ed è ancorato alla presidenza. Così, i venezuelani si trovano con due Parlamenti e due presidenti.

Secondo il ministro della Comunicazione e Informazione di Maduro, Jorge Rodríguez, la strategia dello Stato schizofrenico fa parte di un piano di geopolitica globale. In un’intervista del 23 marzo ha detto che l’opposizione venezuelana “propone di dividere il Venezuela in due Repubbliche, la Repubblica del Venezuela dell’Est e la Repubblica del Venezuela dell’Ovest. Loro pretendono restare con quella dell’Est”.

Uno scenario critico che vive da un bel po’ la Libia. Come ricorda l’analista internazionale, radicato a Washington, Moises Naim (nella foto). Naim è nato a Tripoli da genitori originari della Libia ed è cresciuto a Caracas. È arrivato quando aveva tre anni e si sente, a tutti gli effetti, venezuelano. Tuttavia, guarda con attenzione anche quanto succede nel Paese nordafricano e crede inevitabile confrontare la crisi di entrambi gli Stati.

Già direttore della rivista Foreign Policy e membro dell’International Economics Program del Carnegie Endowment for International Peace, Naim è autore del libro “La fine del potere” (primo nella lista dei libri da leggere secondo Mark Zuckerberg).

Per lui, uno degli scenari più plausibili per il futuro in Venezuela è “una situazione come quella che c’è in Libia, per esempio che ha due governi che controllano diverse aree geografiche del Paese e diverse istituzioni”. In un’intervista al sito spagnolo CMM Media, l’analista ha spiegato che in questo caso “Maduro resterebbe con il sostegno di Russia, Cina, Cuba, Iran, Turchia, Bolivia e Nicaragua, mentre Juan Guaidó (il presidente del governo transitorio, ndr) avrebbe l’appoggio degli Stati Uniti, dell’Unione europea e delle democrazie dell’America latina. Questo scenario potrebbe perpetuarsi”.

Certo, per Naim il vero presidente del Venezuela è uno, Juan Guaidó. Al quotidiano El Comercio ha chiarito che “Nicolás Maduro non è presidente, lui è un usurpatore del potere. Bisogna ricordare che l’anno scorso ha deciso che avrebbe fatto elezioni che non erano previste dalla Costituzione. In maniera arbitraria ha vinto, perché non ha permesso la partecipazione degli avversari, che ha costretto all’esilio o all’arresto. Ha usato tutti gli abusi e i trucchi per vincere”.

Per l’analista, il futuro del Venezuela, purtroppo, dipende dalle forze armate, dalla disposizione che avranno nel continuare a servire Maduro: “Penso che ci sarà un cambiamento di volti, non di regime. È possibile che tra 10-12 mesi Maduro non sia più presidente, o che ci sarà un leader con funzioni più limitate. Ci sarà un altro gruppo alla guida, il totalitarismo sarà lo stesso”.

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