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Alla scoperta dell’Etiopia con “Cicatrici sull’Omo Valley”

Scatti rubati, scatti richiesti, scatti di vita vissuta in contesti spazio-temporali molto diversi e lontani  per la nostra cultura occidentale. Questa è la mostra fotografica “Cicatrici sull’Omo Valley” di Matteo Bracali, allestita a Radicondoli, suggestivo paesino nelle colline metallifere della provincia senese, nell’ambito della sesta edizione della manifestazione “Destinazione Sud Festival”.

Matteo Bracali, classe 1985, fotografo professionista, da cinque anni ha un laboratorio ed un negozio di fotografia a Colle di Val d’Elsa e viaggia per motivi di lavoro e per passione alla ricerca di mondi ed etnie sconosciuti. In uno degli ultimi viaggi, il giovane fotografo è andato nel sud dell’Etiopia, nella Valle dell’Omo, cosiddetta dal fiume Omo, lungo circa 760 Km, che solca la catena montuosa etiopica. La parte meridionale dell’Omo River Valley è uno dei luoghi più affascinanti del mondo, eletto nel 1980 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. In nessun altro posto al mondo sono concentrate così numerose popolazioni (si parla di circa 85 tribù) diverse dal punto di vista genetico, linguistico e antropologico.

Le foto mettono in risalto la dura vita del mondo femminile, esaltando al tempo stesso le grandi doti che queste donne posseggono. La dimostrazione è la loro “eleganza” quotidiana e l’orgoglio nel mostrare le cicatrici. Hanno sempre acconciature create con arte, treccine spalmate di burro, fermate da cilindretti di osso e legno, riccioli tagliati a caschetto e attorcigliati intorno alla testa, in una babele di bellezze e stili. Ma il vero protagonista è il corpo utilizzato per distinguersi, in base al gruppo di appartenenza, all’età ed allo stato sociale. Tatuaggi, piercing multipli, anelli al naso ed il celebre piattello labiale, fino alle cicatrici che danno il titolo alla mostra. Cicatrici spesse, di colore rosso opaco e nero, che ricoprono la schiena delle donne appartenenti alla tribù Hamar, conseguenza di un antico rito di iniziazione dove le donne vengono colpite con delle canne. Più ferite riportano e più sono considerate coraggiose e quindi rispettate dalla tribù.

“L’esperienza nella Valle dell’Omo è stata molto forte sotto diversi aspetti  – ha dichiarato il  reporter – Purtroppo il turismo di massa, soprattutto fotografi alla ricerca dello scatto magico, spesso artefatto, hanno fatto perdere un po’ di naturalezza e di fascino a questi luoghi incontaminati. Molte tradizioni, usi e costumi resteranno vivi solo grazie alla memoria ed agli scatti di chi è riuscito ad andare oltre l’apparenza delle cose”.

 

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