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La triste realtà è che Gomorra è la fiction di un contropotere di Napoli

Gomorra

La violenza sui più piccoli non è certo una novità assoluta, nel quadro della criminalità organizzata italiana. Eppure, a Napoli, dove i bambini sono ‘le creature’, un episodio del genere riesce a fare ancora più male. È (era) la città in cui l’intera vita ruotava intorno all’esaltazione della gioventù, dell’infanzia esplosiva, della voglia di vivere, nonostante tutto. La città, come detto, delle creature, poi guaglioni, poi giovanotti, rigorosamente declinati in dialetto, per affetto e senso di appartenenza.

Di quella città non c’è più nulla: una Napoli, che pure conosceva già bene il peso della criminalità, in cui però la gioia di vivere, la promessa dei primi anni, incuteva rispetto ed era coccolata. Quella Napoli vive soffocata da una violenza, che si è fatta sempre più prepotente e cieca. I bambini di Napoli non sono più da tempo intoccabili, cartina di tornasole, non solo di una criminalità efferata, ma di un tessuto sociale che non riconosce più se stesso. La Napoli dei giorni nostri, pur mostrando segni di vitalità ancora in grado di sorprendere il mondo e nonostante bellezze di ieri e oggi impareggiabili, è una città dai tratti anche belluini. Dove la violenza si è saldata con il rifiuto dello Stato e delle regole del vivere civile. Qui, non si tratta più di dibattere se Gomorra abbia fatto bene o male, bisogna avere il coraggio di prendere atto che Gomorra non è solo uno stato d’animo, ma la fiction di un contropotere. Confuso e frammentato quanto si voglia, ma drammaticamente reale. In questo mondo parallelo, i guaglioni di un tempo, indisciplinati, ma vitali, si sono trasformati nei protagonisti delle ‘stese’, se non in killer a buonissimo mercato.

Mondo parallelo, dicevamo: come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine, c’è una Napoli che storicamente ficca la testa sotto la sabbia, sceglie di voltarsi dall’altra parte, si limita a sperare che la metropolitana non scarichi al Vomero troppo di quella realtà parallela.

Mi chiedo per quanto ancora si potrà far finta, ci si potrà accontentare delle ordinate strade di Chiaia o di Posillipo, di ragazzi cresciuti, senza essere quasi mai andati a vedere l’altra Napoli.

È il sottosopra della città, abitato dai demoni dell’intera comunità, non solo di una parte. È una realtà con cui decidersi a fare i conti. Tutti. Anche perché non ci sarà nessuna coraggiosa banda di adolescenti a tirarci fuori dai guai, come in Stranger Things, tanto per restare alle serie tv, che a Napoli fanno molta meno impressione della realtà.

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