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I danni subiti dall’Italia per la non-posizione del governo sul Venezuela. Parla Casini

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Oggi sulle pagine di Repubblica, il presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, ha lanciato l’allarme: la posizione diplomatica assunta da Roma nella crisi venezuelano, anzi, la non-posizione (né con il regime di Nicolás Maduro né con il governo di transizione) sta provocando danni agli interessi italiani.

Il giovane leader dell’opposizione parla, ad esempio, degli incassi dell’Eni e della produzione petrolifera del Venezuela che è calata del 70% dall’inizio della crisi. Ma non solo. L’ambiguità del governo italiano sta facendo scontare un conto molto alto in termini economici ma anche morali.

Il senatore Pierferdinando Casini, presidente dell’Interparlamentare italiana, ha spiegato a Formiche.net gli effetti dello stallo in cui si trova l’Italia rispetto alla crisi del Venezuela: “Il danno subito dall’Italia è sotto gli occhi di tutti. Non tanto per l’Eni, ma per imprese del settore edile. Basta guardare Astaldi e Salini Impregilo, che hanno un conto miliardario con il Venezuela. In passato abbiamo presentato un piccolo provvedimento in Parlamento per aiutare queste aziende in attesa dei pagamenti”.

Ma la vera ragione per cui l’Italia deve prendere posizione sul Venezuela, secondo Casini, non riguarda le questioni “opportunistiche ed economiche” – che senza dubbio ci sono e devono essere valutate – ma una questione morale da affrontare con urgenza: “In Venezuela ci sono migliaia di italiani che hanno visto vanificare i loro risparmi, il loro lavoro, e ora sono in seria difficoltà. È una nostra responsabilità non abbandonarli”.

Purtroppo la posizione di Roma, così come quella di gran parte della comunità internazionale, è congelata. “Siamo tutti convinti che Maduro non può continuare – ha sottolineato Casini -. Non capiamo però, ancora, come possa avvenire un effettivo processo di transizione. È giusto chiedere nuove elezioni, ma non è sufficiente. Sarebbe un’ipocrisia pensare che il voto, in queste condizioni, possa risolvere la crisi”. Il senatore è convinto che un nuovo processo elettorale in Venezuela necessita di garanzie internazionali, accettate da tutte le parti. “In caso contrario – ha aggiunto – sono solo ‘chiacchiere’. È evidente che quell’apparente disposizione di Maduro al dialogo, gli serve solo a prendere tempo per consolidare il rapporto con i militari”.

Sulle nuove strade del dialogo, Casini considera che “senza garanzie sono semplicemente una presa in giro. Ci vogliono garanzie per un dialogo finalizzato agli atti, altrimenti è solo una perdita di tempo.

Casini ricorda con rammarico l’intervento del ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, con cui ha respinto qualsiasi tentativo di ingerenza nella crisi del Paese sudamericano: “Doveva invece biasimare gli interventi esterni già in atto in Venezuela da parte di Russia e Cuba, non interventi militari che non ci saranno”.

Infine, Casini considera “auspicabile” una possibile mediazione, con il coinvolgimento della Santa Sede, come anticipato da Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. “Conosciamo bene la posizione dell’episcopato venezuelano – ha aggiunto Casini -. Ed è molto perplesso dalla mediazione del Vaticano. In passato c’è stata ed è stata vanificata dal regime di Maduro. Lo stesso segretario di Stato, Pietro Parolin, ha dovuto chiarire che in quelle condizioni non era possibile continuare con il dialogo. Non c’era onestà da parte del governo di Maduro. Forse oggi, che è messo peggio di prima, si potrà presentare in qualche modo una possibilità concreta per il dialogo. Ma, per ora, è solo un auspicio”.

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