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Tra sovranisti ed europeisti, a queste elezioni si parla di Europa

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Tra meno di tre settimane si vota per il rinnovo del Parlamento Europeo. È in corso negli Stati membri dell’Unione europea una campagna elettorale in cui i temi di politica interna si intrecciano con quelli che riguardano più specificamente i temi europei. Ciò è avvenuto anche in passato. In questa tornata, in effetti, i temi “europei” hanno maggior rilievo che nelle precedenti. Si confrontano, infatti, varie tipologie di “europeisti” e varie tipologie di “sovranisti”. Ciascuna con una differente visione di quella che dovrebbe essere l’Ue del futuro. Nessuna delle dramatis personae – è bene sottolinearlo – rigetta in toto il progetto d’integrazione europea. Neanche la stessa Gran Bretagna che, nonostante la Brexit di oltre due anni fa, sta partecipando alla campagna per le elezioni del Parlamento Europeo e, forse, spera in un accordo che la mantenga ben agganciata al resto dell’Ue.

Non solo gli Stati membri sono consapevoli che il progetto d’integrazione europea ha impedito guerre per oltre 70 anni ma è cresciuta la consapevolezza che un’Europa frammentata sarebbe poco più di un’espressione geografica (al pari di ciò che era l’Italia, nel contesto e nel consesso europeo, prima del Risorgimento e dell’unità nazionale) e di un nano economico in un’economia globalizzata dove dominano giganti come gli Usa e la Cina.

TRE DIFFERENTI UE

Se vediamo l’Ue dal punto di vista statico ci sono già tre differenti Ue. Per prima cosa vi è un’unione monetaria incompleta in quanto: all’unione bancaria il terzo pilastro, l’unione dei mercati dei capitali non è neanche abbozzata, e nelle sedi internazionali quali il Fondo monetario non è rappresentata ed i suoi Stati membri parlano spesso con differenti voci. In secondo luogo vi è un’unione con libera circolazione delle persone (Schengen), con una composizione differente da quella formata dall’unione monetaria, e osservata solo parzialmente da quando l’immigrazione è diventata argomento centrale di dibattito e di polemica; e per ultimo un mercato unico ancora incompleto, specialmente nel comparto dei servizi. I programmi elettorali sino ad ora presentati non mi sembra riflettano questa situazione.

VERSO IMPERI MULTINAZIONALI?

La rispecchiano ancora meno in un’ottica dinamica. Ossia se ci chiediamo dove l’Ue sta andando quali che siano le proclamazioni ufficiali delle varie parti in campo. Da quando l’Ue si è “ampliata” verso l’Europa centrale ed orientale, non mi pare che si stia andando né verso un federalismo “spinelliano” né verso una forma di confederazione. Si sta probabilmente, ed anzi verosimilmente, attuando, in modo tutt’altro che lineare, una versione adattata al terzo millennio del modello, spiccatamente europeo, degli “imperi multinazionali” del Diciottesimo e Diciannovesimo secolo nel cui ambito le nazioni restavano intatte con le loro culture, lingue e tradizioni e le funzioni degli “imperi” erano essenzialmente di difesa ed azione internazionale comune.

Se questa interpretazione non è lontana dalla realtà, occorre vagliare i programmi sulla base di quanto propongono in materia di difesa ed azione internazionale comune e di quali funzioni verrebbero svolte in modo più efficiente e più efficace a livello dei singoli Stati dell’Unione.

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