Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Giornalisti “birichini”. Ma Salvini e Di Maio se la cantano e se la suonano

giornalisti

Senza ombra di dubbio c’è del vero nelle parole del ministro Salvini quando se la prende con i giornalisti per la nostra (spesso eccessiva) passione per il retroscena (più o meno corrispondente alla realtà).

È infatti innegabile il trasporto della nostra categoria per un genere che nella politica italiana ha qualcosa di epico ed anche letterario: la crisi di governo.

E le cose stanno così perché quello è il concentrato di tutto ciò che piace a chi scrive (dal palazzo) e a chi legge (nel palazzo), soprattutto per vedere chi sale e chi scende, chi vince e chi perde (con annesse aspirazioni di tutti quelli che vogliono prendere il posto di qualcun altro).

Le crisi di governo hanno scandito i mutevoli equilibri correntizi all’interno della Democrazia Cristiana, hanno (momentaneamente) disciplinato la sempre difficile convivenza tra democristiani, socialisti e laici, hanno persino ghermito l’irrefrenabile Cavalier Berlusconi (chiedere a Bossi e Fini e Casini, tanto per fare qualche nome), per non parlare del lato sinistro dello schieramento politico nazionale: Prodi vince due volte le elezioni e, puntualmente, due crisi di governo lo mandano a casa.

Quindi esse sono una costante della politica nazionale (e la stampa fornisce una platea di cultori della materia), che però è figlia purissima del modo tutto italiano di intendere la lotta politica.

Insomma Salvini ha un po’ ragione e vogliamo dargliene atto.

M a se pensa di avere “in toto” ragione ecco allora che i conti non tornano più, come è facilmente dimostrabile.

Punto primo: il cambio di passo nei rapporti tra Lega e M5S non è invenzione dei giornalisti ma è frutto di una scelta deliberata ed evidente del gruppo dirigente guidato da Di Maio, che a marzo decide di ribaltare l’atteggiamento pubblico verso l’alleato di governo, iniziando a martellare ossessivamente in tono ostile su tutti i temi cari alla Lega (ed al suo leader). Immigrazione, convegno di Verona sulla famiglia, TAV, 25 aprile, autonomie regionali, crisi in Venezuela, e così via: tutto serve a prendere un costante e puntiglioso distinguo. Ciò porta a reazioni sempre più simili da parte dei dirigenti della Lega (come è ovvio), con il risultato di una giornata politica ormai scandita “minuto per minuto” dalle frizioni tra i due alleati di governo.

Punto secondo: lo stesso Salvini ha mostrato nelle ultime settimane una significativa evoluzione nella scelta dei bersagli per le sue uscite “forti”. Prendiamo il caso del sindaco di Roma, oggetto di ripetute battute polemiche da parte della leader leghista. Altro che Pd, è la Raggi il più frequente oggetto di attenzioni da parte del “Capitano”, con inevitabile reazione a catena sia a livello locale che nazionale.

Punto terzo: si guardi la gestione del caso Siri. Di Maio ne chiede la cacciata dal governo a pochi minuti dall’uscita della notizia, senza nessuna forma di condivisione con l’alleato di governo. Salvini va dritto per la sua strada difendendo il “suo” sottosegretario persino di fronte alla esplicita presa di posizione del primo ministro. Di Maio replica dicendo che comunque nel governo il M5S ha la maggioranza dei voti, quindi manderanno a casa Siri ad ogni costo. Conte lascia i panni del mediatore e sposa la tesi del movimento, aggiungendo sue personali convinzioni per sostenere la bontà della decisione. Insomma una situazione di forte tensione, peraltro sempre vissuta in diretta social.

Ora, sarà pur vero che tutto questo dipende dalla campagna elettorale (ma sta andando così da un anno, vista la sequenza di elezioni regionali), ma è anche altrettanto vero che descrivere tutto come un’invenzione della stampa fa sorridere.

Caro Salvini, se la sua domanda è “ma i giornalisti tifano per la crisi di governo?”, io mi sento di risponderle di si, perché l’argomento ci piace come pochi altri.

Ma da qui a dire che facciamo tutto noi ce ne corre.

Lei e Di Maio ve la cantate e ve la suonate (quasi) da soli.

E lo sapete benissimo.

×

Iscriviti alla newsletter