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De Magistris, è troppo comodo prendersela con Gomorra

Ci risiamo con le accuse a Gomorra. Ci risiamo con l’indice puntato, contro questa fiction di straordinario successo, a cui – come sempre in Italia – non viene perdonato innanzitutto il successo medesimo. Proprio da queste pagine, ci è capitato di sottolineare di recente, dopo l’indecoroso spettacolo del matrimonio in Gomorra style in pieno centro, il rischio di emulazione, in determinati strati sociali. Non ci sentiamo, però, di appoggiare le durissime parole riservate oggi a Gomorra dal sindaco della città, Luigi de Magistris, nel post a commento ai tragici eventi di venerdì. Se è corretto sottolineare quanto la fiction possa sinistramente apparire affascinante, agli occhi di ragazzi cresciuti nel deserto civico di alcuni quartieri, equiparare un’opera ispirata dalla realtà, ma pur sempre di fantasia, alle mancanze storiche dello Stato, sembra troppo. Con il rischio, oltretutto, di apparire troppo comodo.

Gomorra è innanzitutto, anche se molti sembrano averlo dimenticato, un’eccezionale opera di denuncia civile e sociale. Una tragedia greca dei giorni nostri, in cui ai contro-eroi non è concessa neppure la speranza dell’arrivo salvifico di un’entità superiore, siano esse le divinità classiche o il bene trionfante e la giustizia degli Stati moderni. In Gomorra, lo Stato semplicemente non c’è, le forze dell’ordine non si vedono mai, spesso non sono neppure evocate. Perché, ed è uno dei lasciti più intensi e al contempo terrificanti di quest’opera, in Gomorra non esiste la speranza. Ai protagonisti non è dato in sorte neppure di coltivarla.

Chi non si accontenti di restare alla superficie del lavoro tratto dal romanzo di Roberto Saviano, chi scelga di andare oltre i tic, il look, le maschere tragiche, non troverà che un abisso senza fine. Nulla che possa ispirare, se non chi abbia già scelto l’anti-Stato e la violenza.

Lasciamo Gomorra, dunque, agli scaffali della libreria e al piccolo schermo. Lì, fa egregiamente il suo lavoro, se accettiamo di non vergognarcene, di non ficcare la testa sotto la sabbia e guardare in faccia un pezzo di realtà.

Il mondo è fuori, i mostri reali spesso infinitamente più banali, eppure più spaventosi di quelli di Gomorra.


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