Era a Taranto quando il vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato l’abolizione dell’immunità penale per i gestori dell’ex Ilva. Qualcosa che i cittadini, esasperati, aspettavano da tempo; e che – come ha detto lo stesso Di Maio – “permetterà di far pagare chi sbaglia”; mentre allo stesso tempo dovrà portare avanti e completare la riqualificazione ambientale del grande siderurgico tarantino.
Perché tempo per “sbagliare” proprio non ce n’è più; sarebbe un errore politico che il Movimento cinque stelle, (attenzione) e non il governo, pagherebbe a caro prezzo, in uno dei luoghi che nelle ultime elezioni si sono rivelati un fortino di voti per i pentastellati. Un fortino però che potrebbe aver perso consistenza, vista l’accoglienza (contornata da un’escalation di tensioni, sia nelle strade che al tavolo dell’incontro con le associazioni) della visita istituzionale della scorsa settimana.
La norma annunciata da Di Maio troverà spazio nel Decreto crescita; anche se il provvedimento – già approvato dal consiglio dei ministri (per due volte, la prima il 4 aprile con la formula ‘salvo intese’, la seconda una settimana fa anche in seguito al richiamo del capo dello Stato) – non è ancora stato pubblicato in Gazzetta ufficiale.
In realtà, in base al testo che dovrebbe diventare ufficiale di qui a breve (e sul quale non sono escluse modifiche ‘tecniche’ dell’ultima ora), non si tratta di una vera e propria eliminazione dell’immunità penale per chi si occupava della riconversione dell’allora Ilva, nel frattempo diventata Arcelor Mittal. L’immunità, che era stata inserita con una legge del 2015, viene infatti non cancellata ma “riscritta”.
Il primo punto è legato all’aspetto temporale (per molti l’unica vera novità): nel testo del decreto in circolazione lo stop dell’immunità parte da fine giugno mentre sembra più probabile la data di agosto contenuta nelle dichiarazioni di Di Maio; cosa che tra l’altro sembrerebbe più opportuna visto che altrimenti rimarrebbero una trentina di giorni per ‘coprire’ lo spazio degli interventi.
Secondo punto su cui ci si è concentrati riguarda la legislazione attualmente in vigore che mette sullo stesso piano le operazioni legate all’attuazione dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale – il Piano ambientale del marzo 2014 e relativo decreto della presidenza del consiglio dei ministri, modificato in seguito – con l’adozione efficace dei modelli di organizzazione e gestione delle altre norme. La riscrittura della norma prevede l’eliminazione del riferimento alle altre norme, lasciando la disposizione circoscritta all’Aia. In questo modo l’attuazione del Piano ambientale di riqualificazione dell’ex Ilva dovrebbe coincidere con tutto lo spettro degli interventi (come le migliori tecnologie disponibili sia ambientali che non, per la tutela della salute, per la sicurezza pubblica e dei luoghi di lavoro) previsti per la fabbrica del capoluogo jonico.
Viene poi specificato come tutto quel che viene fatto – in relazione con il Piano ambientale – affinché non dia luogo ad alcuna responsabilità deve rispettare i termini e le modalità previste dallo stesso Piano. Insomma guardando nello specifico ci sarebbe lo spazio per due interpretazioni della norma: da un lato, se il Piano dovesse “realmente” essere ritenuto inglobatore dell’intero progetto di riconversione dell’ex Ilva, pur restando la questione legata alla soglia temporale l’immunità potrebbe intendersi ancora “attiva” per gli interventi legati all’Aia (cosa che sarebbe la traduzione più semplice); dall’altro lato, le “altre norme” saranno soltanto escluse. Interpretazioni su cui sarà possibile discutere molto; e che sicuramente potrebbero avere un legame con la richiesta di supervisione da parte della procura di Taranto del programma di risanamento ambientale e dei relativi tempi di attuazione degli interventi.
Secondo alcuni osservatori e in particolare da fonti sindacali viene fatto presente che così “non cambia niente”; i commenti più tecnici rilevano che “già oggi in realtà è comunque tutto connesso all’Aia, mentre le “altre norme” su ambiente e salute proseguono per un corso proprio”. E, proprio la data in cui partirà questa percorso normativo, che viene ritenuta “l’unica vera novità”.
Tra le altre cose la questione della norma sull’immunità viene vagliata, per legittimità costituzionale, dalla Consulta grazie alla decisione del gip di Taranto, Benedetto Ruberto. La Corte costituzionale si è, tra l’altro, già espressa per due volte sull’ex Ilva: la prima sulla prosecuzione delle attività ‘in stabilimenti di interesse strategico nazionale’ anche se in presenza di sequestri da parte dell’autorità giudiziaria purché si tengano in particolare considerazione, cercando di trovare un equilibrio, le esigenze di tutela ambientale, della salute, della sicurezza dei lavoratori, e delle esigenze economiche; la seconda decisione della Consulta va in direzione opposta perché (dopo la morte di lavoratore) ritenne che alcune norme contemplate dal decreto del 2015 fossero sbilanciate verso l’attività economica senza tenere in considerazione la tutela ambientale e della salute, oltre che naturalmente la sicurezza degli operai.
Tra gli effetti che queste norme potrebbero infatti avere, potrebbe anche esserci l’impossibilità per la Consulta di esprimersi sul ricorso di legittimità costituzionale proprio a causa delle modifiche apportate alla legge.
Probabilmente, la metabolizzazione della “riscrittura” invece che l’abolizione dell’immunità, dovrà viaggiare in parallelo con le altre due misure annunciate; quella del Contratto di sviluppo che punterà soprattutto all’acquisizione di tecnologie innovative per l’ambiente, e quella che dovrebbe includere la salute all’interno della Valutazione ambientale, stabilendo così la Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (che ogni sei mesa sarà rimessa in discussione con l’arrivo di una relazione di aggiornamento sui dati epidemiologici). Di qui in avanti – con o senza immunità – dovranno occuparsi di questa grande e tormentata fabbrica almeno tre ministeri con una cadenza che, secondo le promesse, sarà di due mesi per disegnare di volta in volta il quadro della situazione e valutare l’andamento degli interventi del Piano.