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La festa del lavoro che non c’è, anzi c’è!

Maggio, per i credenti il mese mariano; per i creduloni del “lavoro per guadagnare”, pure.
Mirabili Hdemici, sento un rumor di fondo; una risposta si deve a quelli che…. nicchiano.
Bene, ammesso ma non concesso che ci si debba arrendere ad un passato dove si è stabilito che il denaro – per far la spesa – dovesse provenire dal reddito pagato per il lavoro svolto; considerato che la faccenda risulta incastrata tra l’automazione dei processi produttivi, 3D/5G/4.0…, le migrazioni inarrestabili dal sud al nord del mondo e il Clup che detta la legge: quanto lavoro c’è, quanto vale e, ancor più, quanta spesa ci si fa?
Beh, proviamo a sbirciare:
La Spesa Pubblica per gli investimenti, serve per migliorare la produttività di sistema del paese, vieppiù spesa a termine, come il lavoro che impiega e il reddito che paga. Se invece la si vuole sine die, facendo buche e ricoprendole, non resta niente di produttivo.
Far di meno in più? Nell’economia di mercato la riduzione dell’orario di lavoro, a parità di retribuzione, deve trovare sostegno nei recuperi di produttività d’impresa, altrimenti annaspa la capacità competitiva di quella stessa Impresa che già annaspa nella capacità produttiva inutilizzata.
A meno che i teorici della “work-sharing” non dicano la loro, ignari di come funzioni il nuovo universo produttivo. Non li reggo, la dicono: “per un determinato livello di produzione, ridurre il numero di ore per lavoratore, anche a salario invariato, permette di aumentare il numero di persone che lavorano”. Beh, seppur di soppiatto quel vecchio slogan, “lavorare meno, lavorare tutti”, continuerà a restare indifferente al quanto poi quei tutti avranno da spendere mentre, quegli stessi teorici, potranno continuare a dirlo alla luna.
Dunque?
Un momento! C’è il passato e il nuovo, così come lavoro e lavoro. Quello nella produzione paga il prezzo dell’utilità marginale decrescente, quello svolto nell’esercizio di consumazione dove l’utilità marginale cresce, oh oh se cresce, deve far prezzo. Pagato spende, spendendo smaltisce; smaltimento che crea lavoro.
Con la ricchezza generata lo remunera!

Mauro Artibani, l’economaio
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