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Anche in Europa, si torni a parlare della questione sociale

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Gli europeisti vincono in Europa, i sovranisti vincono in Francia e dai noi. Un risultato che, a differenza della Francia, ci farà contare assai meno in ambito continentale. In Francia, Le Pen, come visto, arriva in vetta; in Italia, la Lega di Salvini è il primo partito; Orbán ha fatto il pieno in Ungheria, andando oltre il 50%. Gli altri partiti dell’internazionale populista, tuttavia, arretrano, come in Olanda e in Danimarca. Con il raddoppio dei consensi rispetto alle politiche del 2018 è la Lega si è, quindi, imposta in Italia avendo raggiunto il 34,33% dei consensi espressi il 26 maggio. Il Partito democratico si è attestato 22,69%, mentre il Movimento Cinque Stelle è sceso 17,07%. Tra la tornata politica e la consultazione europea il movimento guidato da Luigi Di Maio ha perso più di 6 milioni di voti.

LA SITUAZIONE CONTINENTALE

Il voto continentale ha espresso complessivamente un trend diverso. Intanto, l’aumento dell’affluenza alle urne. E poi, l’affermazione dei Verdi che ha dimostrato una forte attenzione di chi si è recato alle urne per la questione ecologista. In termini di rappresentanza politica è bene indicare delle tendenze emergenti. I Popolari hanno perso voti in Germania: Cdu e Csu restano il primo partito con il 28% dei consensi, ma si tratta del peggiore risultato degli ultimi anni. I Socialisti sono arretrati, con l’eccezione di Spagna, Portogallo. I Liberali sono diventati la terza forza grazie all’apporto del partito del premier francese Macron “En Marche”. Proprio in Francia però pesa il sorpasso, di misura, degli euroscettici di destra di Marie Le Pen sulla formazione del presidente della Repubblica. In ogni caso la maggioranza algebrica nell’assemblea parlamentare di Strasburgo di Popolari, Socialisti e Liberali non deve determinare facili illusioni. I tre raggruppamenti politici per governare insieme devono anche esprimere una linea politica condivisa basata su valori e prospettive accettabili dai cittadini europei. Il rischio è che alla prossima consultazione europea quell’un terzo di consensi sovranisti, rispetto alla totalità dei voti espressi, possa raddoppiare il suo peso elettorale.

LA CENTRALITÀ DELLA QUESTIONE SOCIALE

Occorre recuperare la centralità della questione sociale e fare in modo che ritrovi il medesimo smalto occupato dalla questione ecologica, che di fatto ha preso la scena della ribalta europea nella consultazione di fine maggio. Lo abbiamo ribadito a Vienna, al Congresso della Confederazione europea dei sindacati che ha riconfermato Luca Visentini, segretario generale dell’organizzazione sindacale in questione: vogliamo un’Europa coesa, solidale, unita. Ciò significa mettere al centro i diritti civili, ma anche quelli sociali, la libertà di associazione, di organizzazione e di contrattazione collettiva, che sono pilastri della democrazia europea. A minare le fondamenta dell’Unione europea è proprio il venir meno dei valori che reggono la questione sociale a causa delle conseguenze della crisi, della disoccupazione, delle crescenti disuguaglianze, della povertà e dell’esclusione. Ecco perché ci vuole un’Europa basata su democrazia e giustizia sociale, lavoro di qualità, salari più alti, e una transizione sostenibile ad un’economia digitale e senza carbone. Insomma, un nuovo Contratto Sociale per l’Europa sorretto dalle Istituzioni europee e nazionali e le forze produttive. Per conseguire questo obiettivo sarà necessario adoperarsi lavorare per la determinazione di un protocollo di progresso sociale da inserire nei trattati e da attuare attraverso la legislazione dell’Unione.

IL CONCLAVE DI VENTOTENE

Nell’isola di Ventotene la Uiltec si è riunita in conclave alla vigilia della consultazione europea. Abbiamo riflettuto sulle tante cose da fare in ambito europeo per il tempo che verrà. Siamo d’accordo con il leader della Ces Visentini quando afferma che bisogna adottare un piano straordinario di investimenti pubblici e privati; far crescere i servizi di protezione sociale; riformare la governance economica dell’Unione. Questa è l’Unione che vogliamo: spazio di giustizia sociale e di occupazione di qualità, di crescita economica sostenibile e determinata nell’equità e progressività della tassazione. Si può giungere a questa meta attraverso una concertazione sociale che prediliga la questione sociale. Si tratta di un risultato ancora difficilmente concretizzabile.

NON CULLARSI SUGLI ALLORI

Per questo motivo non bisogna cullarsi sugli allori di un voto che ci ha consegnato un’Europa ancora in mano ai valori unitari dei Paesi fondatori. Se non si trovano risposte idonee alla questione sociale, il sovranismo che rimane dietro l’angolo potrebbe ritrovare, entro il prossimo lustro maggior consenso, e mostrare la faccia feroce del becero nazionalismo. E’ importante il segnale che le forze politiche daranno a livello istituzionale nell’individuare i vertici della Commissione Ue e quelli dell’Assemblea parlamentare. È fondamentale una scelta lungimirante che esprima una Politica con la P maiuscola.

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