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Navarro Valls, due Papi da comunicare ma non solo

È stato presentato venerdì scorso a Roma, nella Sala Stampa della Santa Sede in via della Conciliazione, il volume “El portavoz”, biografia di Joaquín Navarro Valls (1936-2017), l’indimenticabile portavoce di San Giovanni Paolo II e, fino al 2006, di Papa Benedetto XVI.

Navarro Valls El portavozCurato dal fratello Rafael, raccoglie venti testimonianze sul noto giornalista spagnolo, al quale con l’occasione è stata anche intitolata una targa nella stanza nella quale si trovano le postazioni dei giornalisti nella Sala stampa vaticana. A svelare la targa con la scritta “Sala Joaquín Navarro Valls – Direttore della Sala Stampa della Santa Sede (1984-2006)”, quale “significativo gesto per ricordare il lungo servizio da lui svolto” (in ricordo di Joaquín Navarro Valls, L’Osservatore Romano, 26 maggio 2019, p. 6), è stato l’attuale direttore “ad interim” Alessandro Gisotti, alla presenza di padre Federico Lombardi SJ, diretto successore di Navarro Valls, e di padre Ciro Benedettini, per undici anni suo collaboratore.

Navarro Valls è stato per oltre vent’anni l’indimenticabile “ponte” tra la Santa Sede ed i media di tutto il mondo, in particolare di Karol Wojtyla che ha accompagnato per 22 anni nei viaggi in giro per il mondo e nelle tappe fondamentali del suo pontificato, come pure nell’ultimo e drammatico periodo della malattia. Era un “numerario” dell’Opus Dei, ovvero un laico che aveva risposto alla vocazione del celibato come dono di Dio e per motivi apostolici, esercitando la professione di medico psichiatra prima e, poi, giornalista e portavoce di due pontefici.

Navarro-Valls era nato a Cartagena, in Castiglia, da Joaquin Navarro, avvocato di successo, e da Conchita Valls, madre di altri quattro figli. Studiò alla scuola “Deutsche Schule” nella sua città natale, per poi passare a Medicina alle università di Granada e di Barcellona. Volò in America con una borsa di studio dall’università americana di Harvard dove si laureò “summa cum laude” in Medicina e chirurgia nel 1961, continuando gli studi per un dottorato in Psichiatria. In questo stesso periodo insegnò come assistente alla Facoltà di medicina. Poi nel 1968 conseguì la laurea in Giornalismo alla facoltà di Scienze della comunicazione all’università di Navarra a Pamplona e, nel 1980, si laureò nel medesimo ateneo in Scienze della comunicazione.

Sempre sorridente, calmo, Navarro era poliglotta, appassionato di sport, elegante e, per molti versi “carismatico”. Da reporter è stato corrispondente per Nuestro Tiempo, poi inviato per il quotidiano di Madrid ABC, dapprima in Egitto, poi in Grecia, Israele, Algeria, Turchia, nei Paesi dell’Africa Equatoriale, in Giappone e nelle Filippine, fino alla Polonia comunista, per poi “stabilizzarsi” a Roma, dove la stima dei colleghi lo condusse all’incarico di presidente della Stampa estera in Italia. Da qui fu chiamato nel 1984 da Karol Wojtyła a dirigere la comunicazione della Santa Sede, un impegno senza eguali che, comunque, non gli ha impedito di servire altre importanti istituzioni come la Pontificia Università della Santa Croce, nella quale è stato visiting professor nella facoltà di Comunicazione dal 1996, e il Campus Bio-Medico di Roma, del cui Advisory Board dell’Università è stato presidente a partire dal 2007. La fiducia di Giovanni Paolo II nei confronti di Navarro è stata pressoché totale e ne è prova il fatto di averlo chiamato a far parte della delegazione della Santa Sede alle conferenze internazionali che hanno sferrato il maggiore attacco da parte delle Nazioni Unite contro vita e famiglia, ovvero Cairo (1994), Copenaghen (1995), Pechino (1995) e Istanbul (1996).

Alla fine della cerimonia di venerdì in Sala Stampa, Alessandro Gisotti ha rimarcato il privilegio “grande e unico” di “sedere sulla stessa sedia dove si è seduto Joaquin Navarro Valls”, scoprendo quindi tra gli applausi la targa a lui dedicata affinché generazioni future di vaticanisti possano conoscere e apprezzare quest’uomo che è stato molto più di un portavoce.


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