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Piano con le analisi reali del voto virtuale in Olanda, sono exit poll

Che la politica sia molto cambiata rispetto a un tempo, e che oggi essa si giochi (e si commenti come fa ora il sottoscritto) con elementi virtuali oltre che con quelli reali, lo dimostra il fatto che in queste ore si discute del risultato “a sorpresa” del voto per le europee in Olanda senza che questo semplicemente esista, trattandosi solo di molto parziali exit poll.

In sostanza, “astruserie metafisiche”, come le avrebbe definite Karl Marx: una sorta di discussione sul nulla, ma dove il nulla esiste e farà forse sentire qualche effetto pure su chi alle urne andrà a votare oggi (in Irlanda e Grecia) o domenica (in tutti gli altri Paesi esclusa la Gran Bretagna, ove come in Olanda si è votato ieri). La vera sorpresa sarebbe quella dei laburisti, che non solo non sarebbero crollati, come da previsioni, ma addirittura avrebbero raddoppiato i loro voti rispetto a cinque anni fa: il partito di Frans Timmermans, candidato a presidente della Commissione Europea, sarebbe diventato la prima forza politica olandese. A ruota li seguirebbero i liberali del premier Mark Rutte e i cristiano-democratici. Solo quarti i “populisti” del Forum per la democrazia di Thierry Baudet, che venivano dati come vincitori. Quanto ai “sovranisti” del Partito per la libertà di Gaert Wilders, alleati con Matteo Salvini, essi non supererebbero il quattro per cento dei voti.

Certo, se questi risultati fossero confermati, i socialisti, forse trainati dall’idea di avere un presidente a Bruxelles, si sarebbero presa una grossa rivincita, in netto contrasto (eccezion fatta per la Spagna) con le tendenze europee. Ma, detto questo, due elementi impongono a mio avviso quella cautela che la più parte dei giornali italiani stamattina non mostrava di avere. Prima di tutto, senza cadere nel “complottismo” e parlare di fake news, come pure forse non sarebbe inappropriato fare, fatto sta che ultimamente gli exit poll si sono mostrati completamente inattendibili (si pensi all’ultima tornata elettorale finlandese). Andrebbero maneggiati con molta più cautela. Tanto più che la forbice fra i quattro primi partiti, tutti dati fra il 10 e il 20%, non è larghissima.

Secondariamente, andrebbe evitato di dire che i “populisti” non hanno “sfondato”: conquistare l’11% dei consensi, come avrebbe fatto Baudet, non è forse una clamorosa vittoria per un partito che cinque anni fa nemmeno esisteva? Non si capisce perché poi si autorizzi, a urne non ancora aperte, la diffusione di questi dati. Ma qui mi fermo, essendomi imposto, anche per cultura personale, di non essere complottista.

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