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Pari opportunità, anche nella lobby

La lobby la fanno solo le grandi aziende? Certamente oggi in Italia possiamo dire che la situazione è esattamente questa. Le piccole imprese raramente ricorrono a noi lobbisti. Secondo i dati della Cgia del 2018 riportati da La Stampa, le imprese con meno di venti addetti sono più del 90 per cento del totale e danno lavoro a oltre il 50 per cento degli impiegati nel settore privato. Le piccole imprese, dunque, sono una forza economica di enorme importanza per il Paese, che conosce poco, se non pochissimo, cos’è il lobbying e come questa attività può risultare utile al suo sviluppo.

Insomma di attività di lobbying vera ce ne è troppo poca, non troppa.

Guardando però il problema da un altro punto di osservazione, dobbiamo chiederci se le piccole imprese hanno le stesse opportunità di accesso al decisore pubblico delle grandi. Per la nostra rubrica #LobbyNonOlet, noi di Telos A&S abbiamo discusso di questo argomento (e di molto altro) con Massimo Rubechi, professore aggregato di Diritto Costituzionale all’Università di Urbino. Guarda l’intervista.

Rubechi sottolinea che una maggiore chiarezza delle regole comporterebbe una rappresentanza più allargata: “Se la lobby si regolamenta, permettendo a tutti coloro che lo richiedono e che hanno certe caratteristiche di poter accedere ai decisori pubblici, sostanzialmente si aumenta il principio di uguaglianza, nel senso delle pari opportunità di partenza”. Una necessità che, secondo Rubechi, è diventata più urgente nella società contemporanea. “Oggi c’è un sistema più plurale, il pluralismo è molto più forte e dunque va regolamentato affinché ci siano regole uguali per tutti e affinché i decisori pubblici possano sapere con chi si relazionano e poi decidere autonomamente, sulla base delle informazioni ricevute, quali sono le decisioni migliori e più efficaci anche dal punto di vista dell’impatto sulla qualità di vita dei cittadini e delle imprese”.

Ovviamente sarebbe auspicabile che gli interessi delle piccole realtà si organizzassero per acquisire maggiore forza e capacità rappresentativa. Un lavoro che dovrebbe essere facilitato dalle organizzazioni di categoria. Ma ci dobbiamo chiedere fino a che punto riescano a farlo, soprattutto in mancanza di una reale consapevolezza delle potenzialità del lobbying da parte dei soggetti interessati. Insomma, si fa un gran parlare di lobby, ma, allo stesso tempo, assistiamo a una mancanza di conoscenza su cosa sia concretamente e su cosa possa fare per le imprese. Una carenza doppiamente grave, se consideriamo che le piccole imprese sostengono l’economia del Paese e che la lobby è uno degli elementi della democrazia.

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