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Perché la scuola italiana è devastata

Ultimamente le notizie sulla situazione a rischio degli alunni italiani in edifici scolastici disastrati, professori licenziati per aver lasciato libertà di pensiero e scrittura ad alcuni studenti, e bambini e bambine in scuolabus finiti fuori strada guidati da ubriaconi, ci danno l’idea concreta della situazione in cui è messa la scuola, uno dei presidi istituzionali più importanti di un paese civile “tramortito” da una serie di incidenti molto gravi che mettono in pericolo non solo la vita dei nostri giovani ma anche l’opinione che loro si fanno della democrazia e della sicurezza.

Il tema della sicurezza scolastica rappresenta ancora un’emergenza trascurata. Il numero di crolli e distacchi di intonaco è impressionante: 250 dal 2013, uno ogni 3 giorni nell’anno scolastico in corso e sono una dolorosa realtà le morti di bambini e ragazzi, la cui assenza è un vuoto profondo per le famiglie e le comunità. Il territorio italiano conta oltre 17.000 scuole (dati Ares, Anagrafe Regionale Edilizia scolastica, ottobre 2018) in aree a rischio sismico alto (zona 1) e medio-alto (zona 2) e 4 milioni e mezzo di studenti dai 6 ai 16 anni (dati elaborati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) per Save the Children; un Paese in cui oltre metà delle scuole – 22.000 su circa 40.000 – è stata costruita prima del 1970 e il certificato di agibilità/abitabilità manca per più della metà degli edifici (il 53% del totale).

Ad oggi, il 53,2% degli edifici possiede il certificato di collaudo statico , il 22,3% degli edifici senza questo certificato è costruito prima del 1970. Il 59,5% non ha quello di prevenzione incendi. Il 53,8% non ha quello di agibilità/abitabilità. Il 78,6% delle scuole ha il piano di emergenza. Il 57,5% degli edifici è dotato di accorgimenti per ridurre i consumi energetici. Le barriere architettoniche risultano rimosse nel 74,5% degli edifici. Nei recenti provvedimenti finanziari la questione NON è stata neanche presa in considerazione.

Non sono passati molti giorni dall’atto criminale consumato nel milanese da uno squilibrato che ha incendiato il bus di studenti che guidava , un autista scolastico ancora oggi sospettato di procurata strage e lesioni colpose sottoposto ad indagini anche terroristiche che comunque era già stato protagonista di vicende di ubriachezza ; nelle ultime ore nel padovano un altro soggetto alcol dipendente ed uso di sostanze stupefacenti che aveva precedenti ha fatto ribaltare un pulmino mandando all’ospedale 11 piccoli. E già ad aprile alcuni genitori si erano accorti che l’autista guidava spericolatamente e avevano avvisato l’autorità scolastica.

Sta di fatto che sui pulmini scolastici deve di norma esserci anche oltre il guidatore anche un accompagnatore che in questo caso mancava ma il fatto più grave è l’autorizzazione che è stata concessa ad esercitare la mansione di autisti che comunque devono possedere dei requisiti di idoneità soggetti a controlli e soprattutto l’idoneità psico fisica che in entrambi i casi milanesi e padovani è oltre ogni legittimo dubbio non si è certi possedessero.

La mia più concreta solidarietà va poi alla collega Maria Dell’Aria professoressa di italiano, bersaglio della polemica politica,accusata di aver lasciato liberi i propri studenti di Palermo di esprimere pareri assimilando il decreto sicurezza e leggi razziali del fascismo ,licenziata per omessa vigilanza e la struttura scolastica visitata dalla Digos. La collega fa giustamente entrare in classe quotidiani libri e informazioni di ogni tendenza culturale,sociale e politica e i giovani devono informarsi e farsi una loro idea del mondo e gli insegnanti hanno il dovere morale e professionale di offrire loro gli strumenti per farsi una opinione personale. E’ quello che succede anche nel corso di cui sono docente in materia di lavoro ed è mancanza di etica e responsabilità , sia nell’insegnamento e discussioni di norme ad esse collegate che hanno attraversato le riforme del diritto del lavoro , rappresentandole storicamente aggiornandole ai provvedimenti più recenti,non lasciare la libera espressione agli studenti giuslavoristi che si devono formare opinioni e interpretare correttamente e democraticamente la realtà in cui vivono e dovranno operare.


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