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Quel Ministro non perde ne’ il pelo ne’ il vizio

Quando, all’oggi, siamo al “Bambole non c’è una lira” si vuol dire che siamo alla frutta.
Forse manco a quella, costa!
Bene, allora tocca fare il gioco delle tre carte:
In Italia sarebbe meglio avere una ricomposizione del prelievo fiscale accentuandolo di più sulle imposte indirette, come l’Iva, per alleggerire le imposte dirette.
Lo riridice il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dopo averlo già detto e ridetto, precisando che queste sono sue opinioni da economista: “è una mia posizione scientifica, una opinione sulla composizione del prelievo fiscale, per cui è meglio avere più imposte indirette, come l’Iva, e meno dirette come l’Irpef”.
“Ma questo – ha poi precisato durante la trasmissione Agorà su Rai 3 – non ha niente a che vedere con l’ammontare delle tasse”.
Giust’appunto le tre carte, forse due: le tasse non possono essere diminuite, visto l’ammontare del debito che grava sulle spalle del Bel Paese; possono però essere scambiate, purchè a saldo invariato.
Bene diamo un’occhiata: se le riduci al lavoro, tagliando l’Irpef le aumenti alla spesa, aumentando l’Iva = stesse entrate. Fin qui, pressappoco, una partita di giro; non cambia l’entità del prelievo nè l’ammontare del potere d’acquisto.
Gira che ti rigira, si torna sempre allo stesso zeppo: + reddito in tasca a chi lavora + capacità di spesa + crescita!
Carissimo Prof Ministro non possono essere i marchingegni contabili il modo per riaggiustare una crescita che ristagna. Il basso prezzo del lavoro sta in quella sovraccapacità dell’impresa che lo taglia per tentare di recuperere margini di profitto e in un pessimo meccanismo di trasferimento della ricchezza – generata dalla spesa – che fa tenere in tasca, ai veri rei del sovrapprodurre, proprio quei margini. Sta tutta qua pure pure la tanto esecrata diseguaglianza.
Ministro, non s’ha da fare le nozze con i fichi secchi; per farle felici s’ha da cambiare registro: “La crescita si fa con la spesa, non con la produzione nè con il lavoro. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera, remunerando Tutti. Tutti, tutti!”
Ben oltre l’Irpef/Iva!

Mauro Artibani, l’economaio
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