Quello del rapporto tra fede e politica è un dibattito che in queste ore sta prendendo piede in maniera corposa. Sono tante le prese di posizione nel mondo cattolico, dall’attuale direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro fino al segretario di Stato Pietro Parolin, passando per vescovi Angelo Bagnasco, Bruno Forte, Marcello Semeraro, Domenico Mogavero. “Il problema è che c’è stato un Concilio che ha spiegato che dalla fede non si può dedurre un partito o una politica. Questo perché la fede è un incontro con Dio che illumina le scelte storiche”, spiega a Formiche padre Bartolomeo Sorge, ex direttore di Civiltà Cattolica, dell’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe” a Palermo, di Popoli e direttore emerito di Aggiornamenti Sociali, che su Twitter si è espresso in maniera molto netta. “Come è vero che la Chiesa non può usare la politica per evangelizzare, per annunziare il Vangelo, è altrettanto vero che la politica non può strumentalizzare la fede per motivi politici. Questa è una acquisizione fondamentale del Concilio che ormai ha costruito la nuova coscienza dei cristiani di oggi”, ci spiega nel’esordio dell’intervista il gesuita, teologo, politologo ed esperto di dottrina sociale della Chiesa.
C’è chi ha visto l’invocazione del leader leghista in piazza a Milano alla Vergine Maria come elemento di debolezza, e chi invece come segno di coraggio. C’è una discrasia tra i simboli religiosi, da cui si “moralmente attratti”, come scrive Avvenire, e la concretezza della vita cristiana quotidiana, che si riflette nella condotta morale di ciascuno?
La fede è una vita, non è una adesione a una teoria o una filosofia. Quando uno disprezza i comandamenti di Dio nella pratica, e poi dice “Signore, Signore”, non è credibile. Già Gesù nel Vangelo lo diceva: non chi dice Signore Signore entrerà nel Regno, ma chi fa la volontà di Dio. Quando io sento invocare la benedizione della Madonna sui porti chiusi, sulla tassa messa per ogni naufrago che viene salvato, io inorridisco, perché è una contraddizione in termini, è un’offesa fatta alla Vergine, chiedere che benedica ciò che nella pratica della vita è un’offesa a Dio e ai diritti dell’uomo. E questo è inconcepibile, e la coscienza cristiana naturalmente si ribella.
L’abate di San Miniato al Monte, padre Bernardo Gianni, ne ha tratto una lettura più ampia sostenendo che “si tende a smaltare di presunta religiosità un vuoto di ideali, di profezia e di senso alto della politica”, il tutto “per occultare un vuoto reale”. È d’accordo?
Io penso che questo è tipico: quando uno si accorge che la politica è fragile, e manca una professionalità, un progetto, non gli rimane che affidarsi alle forze religiose intese quasi in modo superstizioso. Perché quando vedo che si bacia il rosario parlando della disunione dell’Europa, mi pare proprio, veramente, un segno che non si sa a quale santo raccomandarsi. Ed è un’offesa alla coscienza religiosa. La religione è una cosa seria. È un cambiamento di vita. È l’adesione ai valori fondamentali della rivelazione cristiana. All’amore, alla solidarietà, alla vicinanza del povero. Se uno queste cose le disprezza nella vita e poi invoca la benedizione del cielo, ne ho proprio l’impressione di un vuoto terribile.
Famiglia Cristiana ha descritto come un feticcio il rosario impugnato da Salvini, parlando di sovranismo feticista. Una definizione molto dura da parte di un giornale cattolico. Cosa si è voluto dire, a suo avviso?
Si dovrebbe chiedere all’autore, per me il fatto è che ogni strumentalizzazione cade nel feticismo. Cioè ci si fanno degli idoli, ci sono delle forme di superstizione, più che forme di fede. La fede non si può usare in questo modo, mentre la disprezzi con le tue scelte, ti raccomandi alla Madonna che le benedica… non so se ci si rende conto della contraddizione assurda e del vuoto spirituale che c’è dietro queste parole. Ora, non voglio offendere nessuno, perché anche Salvini è un’anima che dovrà apparire al tribunale di Dio e rendere conto delle sue azioni, anche lui è un fratello. Io gli direi di avere quella attenzione e quella onestà di non abbassare la luce della fede nelle tenebre di una politica senza anima.
Da parte sua, Salvini ha risposto dicendo che “i cattolici votano con la loro testa, preti e suore votano con la loro testa”, e “per quello che fa, non perché tira fuori un rosario”. Che è più o meno lo stesso ragionamento che fanno i sacerdoti, ma visto dalla sua parte. Che ne pensa?
Penso che aumenta la contraddizione, perché ammette che anche il suo riferimento alla Madonna e al rosario non vale, perché è una finta. Perché se lui è convinto che la gente vota per quello che fa, non occorre che scomodi il cielo per avere l’approvazione in terra, bastano le cose che dice. Purtroppo può anche essere vero che molte coscienze sono oscurate dalle passioni, dalla mancanza di ideali, ed è la crisi morale e culturale del nostro tempo. Perché un paese civile non potrà mai votare una legge come quella che ci viene rinfacciata dall’Onu come disumana e contrari ai valori umani. Che senso ha appellarsi a Dio, distruggendo l’uomo?
Da quella piazza sono arrivati anche cori contro Papa Francesco, da cui però il vicepremier ha chiaramente preso le distanze. Sappiamo che esiste una parte della Chiesa che quei cori li sente come se fossero musica. C’è chi scrive che, giorno dopo giorno, la spaccatura sembra sempre più insanabile. A chi si rivolge Salvini?
Io non so a chi si rivolga, ma non mi stupisce affatto il coro di protesta contro il Papa. Mi meraviglierei del contrario. Quando a Gesù dicono “vattene da questa terra, è meglio che non ti faccia più vedere”, e lo volevano buttare giù dalla rupe, lui curava i malati e difendeva i poveri. Se il Papa è il vero vicario di Cristo deve essere tranquillo del fatto che questa sarà la sua sorte. Non avrebbe senso essere portato in palmo di mano, quando il Divino Maestro è stato crocifisso. Quindi per me è del tutto normale che il successore di Pietro abbia a soffrire di queste accuse, e del resto non è la prima volta nella storia. È la storia di ogni santo, di chiunque voglia vivere il Vangelo integralmente, che non verrà mai capito dalle forze oscure. Si deve mettere in conto il mistero della croce e dell’umiliazione di Cristo.
Sono di queste ore le notizie dalla Francia riguardanti Vincent Lambert, il quarantunenne francese da dieci anni in stato vegetativo a cui i medici di Reims hanno sospeso l’idratazione e la nutrizione, di fronte a un conflitto tra la moglie favorevole e i genitori che invece si battono per tenerlo in vita. Il Papa ha affermato che “il nostro dovere è fare di tutto per custodire la vita”.
Le dirò che questi casi terribili che si stanno verificando sempre di più, anche in seguito alle nuove tecnologie, mi richiamano alla mente quello che disse Benedetto Croce, patriarca della cultura liberale. Lui che non era credente dice: una nazione, una società, non sta in piedi se manca la coscienza morale. Ma non può esserci una coscienza morale senza un sentimento religioso. Lui parlava di una religione civile, non tanto di una fede autentica che non poteva comprendere. Ma era ancora una volta l’uso strumentale della religione, che sopendo gli odi svuota le piazze e evita i guai allo Stato. Ma al di là della battuta, è vero che se manca Dio non c’è nessuna etica umana che regga e allora ci va di mezzo la vita umana, e la dignità dell’uomo. Noi siamo liberi, e ci possiamo distruggere. Ma non mancherà mai nessuno che, con la Grazia del Signore, rimanga fedele alla legge di Dio, all’amore di Dio, e che lo testimoni in un mondo come questo.
E in un tempo, come questo, molto difficile…
Noi cristiani ci lamentiamo sempre che il mondo va tutto a rovescio, che è un disastro, che fischiano il Papa e ammazzano la gente, lasciandola morire invece di curarla… ma questi momenti difficili sono i veri momenti più belli della Chiesa. Gesù ha detto: voi siete la luce del mondo. Una volta ho trovato una frase che mi ha molto impressionato: le stelle brillano di più, quanto è più oscura la notte. Vorrei dire che questi tempi difficili di contestazione sono i tempi del cristiano. Quando le stelle brillano di più è perché il buio si fa più fitto. Non mi spaventano né il buio, né le ombre, perché la fede in Gesù risorto è una luce che penetra tutte le oscurità della storia.